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Pubblicato il 30/09/2013 07:07

Berlusconi: nessuno ci dividerà

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Nessuno dividera' il Pdl. Silvio Berlusconi è convinto di questo e lo ribadisce in un intervento televisivo, l'ultimo di una lunga giornata fatta di messaggi e collegamenti telefonici come se fosse gia' in campagna elettorale. Parole, quelle dell'ex capo del governo, che cercano di ridimensionare l'evidente caos che anima il Pdl e la guerra tra falchi e colombe, ormai venuta alla scoperto. Una miscela che sta portando il partito ad un passo dalla spaccatura sulle sorti del governo. La decisione di accelerare la crisi annunciando la fine del sostegno all'esecutivo e le dimissioni della delegazione ministeriale ha fatto esplodere un pesante malumore tra i dirigenti. Prese di distanza e accuse reciproche come non si era mai visto e sullo fondo il rischio, paventato allo stesso Cavaliere, di scissioni nel momento in cui il partito sara' chiamato alla conta in Parlamento sul voto di fiducia. Il redde rationem e' fissato per domani pomeriggio quando alla Camera si terra' la riunione congiunta dei gruppi di Camera e Senato alla presenza di Berlusconi per decidere cosa fare. Che il rischio di una spaccatura sia nell'aria e' la paura di molti. Ecco perche' il Cavaliere ha intenzione di arrivare all'incontro con una strategia ben definita provando a far rientrare la frattura in un vertice ristretto a via del Plebiscito. Domani a palazzo Grazioli incontrera' i capigruppo, i coordinatori ma soprattutto Angelino Alfano. E' con il segretario del Pdl che le distanze in questo momento sono piu' evidenti. Il vice premier non ha gradito di essere rimasto tagliato fuori dalla decisione del Cavaliere di diramare la nota per ufficializzare la crisi. E cosi' dopo 24 ore di pressing dell'ala governativa e di molti dirigenti del Pdl, che individuano in Denis Verdini e Daniela' Santanche' i ‘cattivi consiglieri' responsabili del precipitare degli eventi, il segretario del partito decide di mettere nero su bianco la sua contrarieta' alla gestione della situazione: "La mia lealta' a Berlusconi e' a prova di bomba - precisa - e lealta' mi impone di dire che non possono prevalere estremismi lontani dalla nostra storia". Se dovessero prevalere, fa sapere Alfano, "io saro' diversamente berlusconiano". Parole, quelle dell'ormai ex ministro dell'Interno, che racchiudono il malumore di altre colombe di primo piano come Maurizio Lupi e Beatrice Lorenzin lontani dall'idea di Forza Italia che hanno in mente i falchi del partito. Al di la' delle tensioni dei governativi, il Cavaliere deve fare i conti anche con il dissenso che ormai traspare nei gruppi parlamentari. Ed in particolare tra le fila dei senatori, tenute sotto stretta osservazione per l'alto rischio smottamento nel momento in cui Letta sara' chiamato a chiedere la fiducia. Sorprese non si escludono nella pattuglia siciliana anche se Gianfranco Micciche' ha smentito l'idea di sostenere "il governo delle tasse". Osservato speciale e' anche Maurizio Sacconi, contrario a "derive estremiste" del partito. Poi c'e' Gaetano Quagliariello, ormai considerato fuori dal partito: secondo fonti Pdl, starebbe da tempo lavorando per arruolare senatori per sostenere Letta. Numeri e scissioni certi non ce ne sono perche' tutto dipendera' domani da quello che dira' Silvio Berlusconi nei due incontri, a Palazzo Grazioli e alla Camera. L'obiettivo dell'ex capo del governo sara' quello dunque di trovare un compromesso riconoscendo ad Alfano un ruolo di primo piano. E magari ridimensionando i cosiddetti falchi in modo da tenere il Pdl unito nel momento della ‘conta' in parlamento

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