Diversi indicatori (tasso di occupazione, credito, export, andamento delle imprese), ma una sola conclusione: il 2012 e' stato, di gran lunga, il peggiore degli ultimi dieci anni per l'economia regionale. Secondo la Cna abruzzese, per conto della quale Aldo Ronci ha redatto una sintesi degli indicatori piu' importanti, nel 2012 l'Abruzzo dell'economia ha manifestato tutti i segni piu' evidenti di una grave recessione: una recessione che nella nostra regione ha assunto connotati piu' gravi di quanto avviene a livello nazionale.
Tra gli indicatori di crisi piu' evidenti - riassume la Cna regionale, nel corso di una conferenza stampa tenuta dal presidente e dal direttore regionale, Italo Lupo e Graziano Di Costanzo - vanno segnalati la dinamica delle imprese, l'andamento dell'export e l'erogazione del credito. In tutti e tre i campi, l'Abruzzo ha toccato nell'anno appena concluso il suo minimo storico: nei primi nove mesi, la variazione del numero di imprese "in generale" ha segnato quota +4 (ma con le imprese artigiane a -613); l'export, nello stesso periodo, e' decresciuto di 244 milioni di euro (-4,5% contro una media nazionale del +3,5%); il credito bancario, nel primo semestre dell'anno, ha registrato una caduta di ben 130 milioni di euro. Dati impressionanti, che concorrono a ridimensionare (secondo le previsioni di Unioncamere-Prometeia) il prodotto interno lordo abruzzese, sempre nel 2012, a -3,2%: ultimo nella graduatoria nazionale (media Italia -2,4%; media Mezzogiorno -2,6%).
I dati sull'occupazione, secondo la elaborazione della Cna, riflettono l'andamento generale dell'economia regionale: nel terzo trimestre del 2012, il tasso di occupazione e' sceso dal 57,2%, dello stesso periodo del 2011, al 56,9%; e, di conseguenza, i disoccupati sono cresciuti nello stesso periodo di oltre 10mila unita' (tasso di occupazione del 9,5% contro 7,8%). Crisi nella crisi, infine, l'andamento della popolazione: per la prima volta, in dieci anni, il numero degli abitanti della regione decresce tra gennaio e maggio.
Se l'Italia va male, l'Abruzzo va peggio osserva la Cna regionale scorrendo i dati riassuntivi sull'andamento dell'economia abruzzese nei primi nove mesi del 2012. Il timore della confederazione artigiana e' che, in realta', sia ormai esaurita la spinta generata da un modello di sviluppo che per anni e' stato fondato sulle multinazionali: una presenza che, pur rappresentando una ricchezza straordinaria, rischia ora, in caso di chiusure e delocalizzazioni, di lasciare ferite profonde nell'economia e nel tessuto sociale. Mostra il suo logoramento- dice la Cna - un modello di sviluppo centrato essenzialmente sulle multinazionali, ma incapace oggi di attrarre nuovi e importanti investimenti della grande impresa: e' da almeno 15 anni, infatti, che la Regione non riesce piu' a svolgere una efficace politica industriale, sia per quanto riguarda la grande impresa che quella piccola e l'artigianato. Una assenza di politiche industriali che, nei periodi di sviluppo, poteva trovare minore impatto grazie a una economia florida, investimenti, abbondante erogazione di credito alle imprese e alle famiglie; ma che al contrario, oggi - a parte alcune misure condivisibili come quelle legate a reti d'impresa, poli di innovazione e al cosiddetto "pacchetto Presto" - finisce per acuire i dati negativi dell'economia abruzzese. Tra le misure urgenti da porre all'attenzione del confronto con istituzioni, forze politiche e sociali, la Cna indica al primo posto il credito alle imprese, vera emergenza nelle emergenze: senza misure drastiche in questa direzione, l'inizio del 2013 potrebbe essere segnato dalla chiusura di migliaia di imprese per drammatica carenza di liquidita'.
Ragione, questa, che ha spinto la stessa Cna, insieme alle altre organizzazioni della piccola e media impresa (Confartigianato, Confesercenti, Casartigiani e Claai) a chiedere alla Regione di destinare subito almeno 24 milioni dei fondi Fas per il sostegno alle imprese attraverso i confidi. Ancora, la Cna indica nell'agenda delle priorita' la ricostruzione dell'Aquila, una politica di rilancio delle opere pubbliche (a cominciare da quelle che possono interessare aree vaste come quella metropolitana Chieti-Pescara) e l'adesione al progetto di costruzione della macro-regione Adriatico-Jonica, elemento ormai strategico per lo sviluppo futuro dell'Abruzzo, anche alla luce del via libera concesso a dicembre dagli organi dell'Unione europea per la sua costituzione. La Cna chiede poi alla Regione di rimettere al centro della sua agenda politica il rilancio delle aree interne, a partire dal valore aggiunto di "regione verde d'Europa", con politiche rivolte soprattutto ai giovani e allo sviluppo del turismo e delle attivita' produttive eco-compatibili. La confederazione artigiana, inoltre, chiede di procedere senza indugio lungo la strada della riforma della pubblica amministrazione, con tagli alla spesa improduttiva, snellimento delle procedure burocratiche, riduzione dei tempi di attuazione dei provvedimenti, in modo da renderli compatibili con le esigenze del sistema produttivo. Infine, la Cna chiede l'abbattimento ulteriore della pressione fiscale, la creazione di un'unica agenzia di sviluppo, la drastica riduzione delle societa' pubbliche (a cominciare dai trasporti), la prosecuzione delle politiche di riduzione della spesa e del debito sanitario mantenendo la qualita' dei servizi erogati ai cittadini.
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