Nella ricerca sulla fusione nucleare l'Italia e' tra i primi paesi al mondo per eccellenza dei risultati e capacita' di realizzazione, con rilevanti benefici in termini di innovazione, sviluppo e di ricadute economiche. Negli ultimi tre anni, emerge in occasione del seminario "ITER, la via verso la competitivita' globale attraverso la fusione Europea", le imprese italiane hanno vinto contratti per oltre 900 milioni di euro, quasi il 60% del valore delle commesse europee per la produzione della componentistica ad alta tecnologia relativa al progetto internazionale di ricerca sulla fusione. Sono oltre 500 le industrie italiane che guardano con interesse a questa impresa. L'Ansaldo Nucleare e l'ASG superconductors (Genova), la SIMIC (Cuneo) e la Walter Tosto (Chieti), la Mangiarotti (Sedegliano) sono alcune fra imprese di grandi dimensioni che si sono aggiudicate gare per centinaia di milioni di euro per la costruzione della camera da vuoto, il cuore del progetto ITER, e di altri importanti componenti, come le bobine superconduttrici ed i divertori. Ma anche altre imprese di dimensioni piu' piccole sono riuscite ad aggiudicarsi gare per alcune per decine di milioni di euro, come la Tratos (di Arezzo), la OCEM (di Bologna), la Criotec (di Chivasso), la Delta-Ti Impianti (di Rivoli), la Zanon (di Schio), la CECOM (di Roma) e l'Angelantoni Test Technologies (di Perugia).
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