Assolto perche' il fatto non sussiste. Si e' pronunciata cosi', ieri mattina, la Corte d'Appello dell' Aquila (giudici Catelli, Flamini, Cirillo) nei confronti di Fabrizio Bernardini, segretario generale dell'Ato, nell'ambito dell'inchiesta sul cosiddetto 'Partito dell'Acqua'. L'inchiesta e' partita nel 2010 sulla base di esposti di un ex dipendente e dell'Associazione Codici, a suo tempo presieduta da Domenico Pettinari, ed e' stata condotta dalla Digos della questura di Pescara e coordinata dal pm Valentina D'Agostino. Le contestazioni mosse ai vertici politici e amministrativi dell' Ato, in primo luogo all'ex presidente Giorgio D'Ambrosio, ruotavano intorno a una lunga serie di illeciti che vanno dall'abuso, al peculato, dalla truffa al falso. Dopo la sentenza di primo grado, il ministero degli Interni, da cui Bernardini dipende quale dirigente statale, ha ritenuto che non vi fossero gli estremi per una sospensione dal servizio. E nessun provvedimento e' stato adottato nei suoi confronti dall' allora presidente della Provincia, Guerino Testa, considerato che Bernardini e' anche segretario generale della Provincia, e dal Commissario dell' Ato, Pierluigi Caputi, i quali gli hanno sempre manifestato piena fiducia nonostante i continui attacchi di Codici. La vicenda e' stata anche posta all'attenzione del presidente della Giunta regionale Luciano D' Alfonso, piu' volte invitato dell'attuale consigliere regionale Domenico Pettinari (M5S) a intervenire affinche' Bernardini fosse rimosso dai suoi incarichi essendo stato condannato in primo grado
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