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Pubblicato il 20/01/2014 07:07

Inchiesta "Vate", la lettera della moglie di De Fanis

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'Sapere, che Gigi, e' indagato per aver tentato di uccidermi mi da ancor di piu' la conferma di come si possa distruggere un uomo''

 ''Sapere, che Gigi, e' indagato per aver tentato di uccidermi e' una cosa che, in altri tempi, mi avrebbe fatto ridere ma che oggi, con tutto quello che e' stato scritto di mio marito, mi da ancor di piu' la conferma di come si possa distruggere un uomo''. E' un passaggio della lettera aperta di Rosanna Ranieri, moglie dell'ex assessore alla Cultura della Regione Abruzzo, Luigi De Fanis, ai domiciliari dal novembre scorso per concussione nell'inchiesta "Il Vate" della Procura di Pescara sull'erogazione di contributi regionali per l'organizzazione di eventi culturali e ora al centro, a Lanciano, di un'inchiesta per tentato omicidio della moglie, stralcio della principale.

''Mi hanno spiegato - si legge ancora nella lettera - che, probabilmente, questa indagine che mi vede come parte offesa sia un'atto dovuto da parte della Procura e che e' evidente come anche per la magistratura io non corro alcun rischio, visto che convivo con mio marito sotto lo stesso tetto; spero allora che il PM faccia presto a chiudere questa indagine e ad archiviarla, in modo da restituire a me e Gigi un po' di serenità''.

Le indagini, a Lanciano, sono coordinate dal pm Rosaria Vecchi e affidate al Corpo Forestale di Pescara . Secondo quanto e' emerso, sarebbe stata la segretaria di De Fanis, Lucia Zingariello, che con l'assessore aveva una relazione, a raccontare al pm di Pescara Giuseppe Bellelli che De Fanis aveva l'intenzione di avvelenare la moglie. ''.... non credo comunque a tutto quello che gli viene contestato - scrive ancora Rosanna Ranieri - e spesso mi chiedo se anche io come donna e come moglie, possa avere qualche responsabilita'. Oggi ci troviamo a vivere quest'altra tremenda esperienza ancora una volta uniti ed anche questa volta con l' energia e la forza di sempre''

 

La lettera

Ho conosciuto mio marito Gigi ai tempi del liceo, quando avevamo 17 anni da allora non ci siamo più lasciati. Una vita trascorsa insieme superando le difficoltà che di volta in volta ci si fronteggiavano, dapprima con l’energia e l'incoscienza dei giovani, poi con la maturità di una coppia adulta e collaudata. Una vita che ci ha dato tanto ma che ci ha messo anche duramente alla prova, facendoci provare prima di oggi il dolore per una disgrazia tremenda e innaturale. Dopo di allora ovviamente i valori, i sentimenti, i rapporti con gli altri hanno subito dei cambiamenti: Gigi ha cercato ancor più distrazione nell’attività politica e amministrativa, si è dedicato al sociale e bene pubblico con disinteresse con slancio e generosità, gli stessi che aveva quando l’ho conosciuto: 37 anni fa. Non so cosa sia successo dopo, non credo comunque a tutto quello che gli viene contestato e spesso mi chiedo se anch’io come donna e come moglie, possa avere qualche responsabilità; mi chiedo se c’è stato un qualche segnale di disagio che non ho saputo cogliere. E’ un pensiero, questo, che spesso mi tiene sveglia. Oggi ci troviamo a vivere quest'altra tremenda esperienza ancora una volta uniti e anche questa volta con l' energia e la forza di sempre; energia e forza che ci provengono da quel sentimento immutato di coppia. Sapere, quindi, che Gigi è indagato per aver tentato di uccidermi è una cosa che, in altri tempi, mi avrebbe fatto ridere ma che oggi, con tutto quello che è stato scritto di mio marito, mi dà ancor di più la conferma di come si possa distruggere un uomo. Mi hanno spiegato che, probabilmente, questa indagine che mi vede come parte offesa sia un atto dovuto da parte della Procura e che è evidente come anche per la magistratura io non corro alcun rischio visto che convivo con mio marito sotto lo stesso tetto; spero allora che il pm faccia presto a chiudere questa indagine e ad archiviarla, in modo da restituire a me e Gigi un po’ di serenità. Rosanna Ranieri

© Riproduzione riservata

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