E' stato preesntato l'indagine semestrale sull'Industria Abruzzese - 2° semestre 2012. I dati, in allegato, mostrano un Abruzzo che "si caratterizza per un ulteriore saldo negativo di 143 tra iscrizioni e cessazioni di aziende manifatturiere nelle Camere di commercio delle quattro province. A ciò si associa un tasso di disoccupazione, contrattosi nel terzo trimestre dopo l’exploit negativo dei primi due, che si attesta al 10,1% contro una media nazionale dell’11,6%. Particolarmente negativi appaiono i dati semestrali relativi alla Cassa integrazione guadagni che aumenta con riferimento sia alla tipologia ordinaria che a quella straordinaria e registra una vera e propria esplosione per quella in deroga. In un simile pesante contesto economico la situazione viene ulteriormente peggiorata dal calo delle esportazioni in valore (-5,1% rispetto al II semestre del 2011), dato ancora una volta in controtendenza rispetto al valore nazionale ed a quello del Mezzogiorno, il che fa ulteriormente diminuire la quota dell’Abruzzo all’1,7% del totale nazionale. Sul piano dell’innovazione, si registra una contrazione delle richieste di brevetti presentate al sistema camerale regionale che si riducono a meno di cinque al mese come media del semestre".
Queste le conclusioni dell'indagine: "I dati contenuti in questa Indagine, sia con riferimento al consuntivo del II° semestre 2012 che alla previsione sui sei mesi successivi, descrivono ancora una volta una situazione di grande criticità e difficoltà che il tessuto imprenditoriale abruzzese sta attraversando ormai da vari semestri. Significativa appare, in tal senso, la riduzione del clima di fiducia delle imprese rilevato dall'ISTAT con riferimento a tutte le aziende operanti nel Mezzogiorno. Ancora più rilevante appare poi il fatto che le percezioni degli imprenditori siano state - a fine Dicembre scorso - addirittura peggiori rispetto a quelle delle famiglie. Tali evidenze caratterizzano una situazione di profonda crisi finanziaria, economica e sociale che non riguarda solo la nostra Regione ma, in generale, l'Italia e l'Area Euro".
"In tale contesto, l'Abruzzo presenta particolari segnali di cedimento che rischiano di mettere a repentaglio il futuro stesso dell'imprenditoria e della collettività.Dopo aver resistito con difficoltà quale regione maggiormente colpita dalla prima crisi finanziaria della fine del decennio scorso, l'Abruzzo oggi continua ad essere vittima sia della caduta della domanda dei beni di consumo, sia della carenza di liquidità che investe in particolar modo il sistema delle piccole e medie imprese. A differenza dei semestri precedenti, inoltre, neanche l'export è in grado di fornire una spinta propulsiva per l'economia regionale, che ha ulteriormente ridotto la propria quota sulle esportazioni nazionali.Dal punto di vista occupazionale, si evidenzia una crescita delle ore di Cassa Integrazione, con una vera e propria esplosione di quella in deroga (+ 71,50% rispetto al semestre precedente). Allo stesso tempo, il tasso di disoccupazione a livello regionale è aumentato di un ulteriore 0,5%, anche se è risultato inferiore alla media nazionale. Come già registrato nei semestri precedenti, prosegue il sostanziale blocco degli investimenti, sia con riferimento ai dati di consuntivo del II semestre 2012 che a quelli di preventivo relativi al I Semestre 2013. Tale dato appare particolarmente rilevante in quanto conferma l'allontanarsi di una possibile ripresa, oltre che di un clima di fiducia, come già evidenziato, ormai ai minimi termini.Allo stesso tempo, il grado di utilizzo degli impianti, quale parametro della produttività, si attesta su livelli di stabilità con tendenza al declino nel consuntivo dei secondi sei mesi del 2012 e di sostanziale invarianza in un'ottica previsionale.
Da segnalare, in particolare, l'ulteriore decremento del numero di aziende manifatturiere presenti a livello regionale; nel secondo semestre del 2012, infatti, il saldo netto è stato negativo per 143 unità, che si aggiungono alle -305 del I semestre. Si evidenzia quindi un saldo demografico annuale negativo per 448 unità, addirittura più grave di quello registrato nel 2011, quando le cancellazioni avevano superato le iscrizioni di 388 unità.Al riguardo si ribadisce ancora una volta che simili ripetuti saldi negativi (e per importi così significativi e crescenti), se rapportati alla limitata numerosità delle imprese manifatturiere a livello regionale, confermano quanto spesso paventato da Confindustria, circa la presenza di una vera e propria minaccia di deindustrializzazione che, in assenza di provvedimenti o accadimenti che 85invertano la situazione di crisi in essere, è destinata ancora a realizzarsi, con conseguenze disastrose per il tessuto economico, occupazionale e sociale regionale. Va ricordato, peraltro, che non sono da escludere possibili delocalizzazioni verso contesti produttivi più favorevoli, come sta avvenendo anche in altri contesti regionali ed europei. Il trend che emerge dall'Indagine, quindi, è particolarmente indicativo di una situazione in essere che è senza dubbio grave e che sicuramente non potrà migliorare nel breve. In un siffatto scenario economico e sociale, i recenti mesi di stagnazione dell'azione politica derivanti dalla fine dell'esperienza del Governo Monti, in carica solo per l'ordinaria amministrazione, hanno impedito l'assunzione di quegli urgenti provvedimenti a favore del ritorno alla crescita che Confindustria da tempo richiede a livello nazionale e locale. Nel rimandare ai documenti proposti da Confindustria nazionale, Confindustria Abruzzo non può non richiamare l'attenzione su alcune delle indicazioni di intervento già sollecitate a livello nazionale:
• realizzare effettivamente le tanto attese riforme istituzionali e la semplificazione amministrativa;
• puntare su un tasso di crescita di almeno il 2% annuo;
• porre alla base di questo processo di crescita la logica industriale centrata sul manifatturiero;
• incrementare l'innovazione;
• creare posti di lavoro più qualificati;
• sostenere i conti con l'estero, aumentando la competitività delle esportazioni italiane;
• moltiplicare il valore aggiunto nei settori non manifatturieri;
• abbassare rapidamente il peso del debito pubblico sul PIL, riducendo la spesa pubblica, recuperando l'evasione, ricorrendo ad un piano organico di dismissioni del patrimonio pubblico.
Come già più volte ricordato, in occasione delle Indagini semestrali precedenti, la situazione economica, finanziaria e sociale in atto non permette ulteriori ritardi e, pertanto, sono quanto mai necessari interventi strutturali volti a sostenere la ripresa del comparto produttivo che rischia, nel frattempo, letteralmente di sgretolarsi. Questioni quali quelle connesse allo sviluppo infrastrutturale (a cominciare dalle reti informatiche), all'innovazione e alla ricerca, piuttosto che all'internazionalizzazione, non possono più essere eluse, mentre, viceversa, si succedono provvedimenti, quale quello dell'ulteriore aumento dell'IVA, che colpisce duramente il comparto produttivo.
Anche l'Abruzzo negli ultimi anni si sta contraddistinguendo per un percorso di rigore, per certi versi virtuoso, volto a recuperare i deficit di bilancio connessi in particolare alla sanità. Ma anche in Abruzzo urgono misure aggiuntive a sostegno delle imprese e dell'occupazione. Confindustria Abruzzo, in tal senso, continua costantemente a stimolare le Istituzioni Regionali a intraprendere un percorso volto da una parte al risanamento e al contenimento dei costi, dall'altra a ridare competitività, o quanto meno tenuta strutturale, al sistema produttivo regionale.
Nonostante alcune misure, soprattutto sul versante dell'occupazione, siano state messe in campo, restano sul tappeto problemi che da troppo tempo attendono risposte. Pertanto, Confindustria Abruzzo richiede agli amministratori locali un particolare impegno con riferimento ad una serie di interventi a valenza nazionale:
1) rendere il più efficace e tempestivo possibile il pagamento dei crediti della Pubblica Amministrazione alle imprese, recentemente deliberato dal Parlamento;
2) stimolare il Governo nazionale a riconoscere le aree di crisi regionali (Valle Peligna, Val Vibrata, Val Sinello e Val Pescara) individuate dalla Giunta Regionale in aggiunta a quella del Cratere de L'Aquila;
3) porre in essere azioni di rafforzamento del sistema creditizio, anche attraverso un adeguato monitoraggio dell'effettiva efficacia, a livello locale, degli accordi nazionali e la valorizzazione del ruolo dei Consorzi Fidi;
4) Intervenire a livello nazionale per assicurare i finanziamenti ed il sostegno politico necessari per la ricostruzione della città di L'Aquila e del cratere, trasformando questa in un'opportunità di sviluppo per l'intera economia regionale. Allo stesso tempo, gli amministratori locali dovranno compiere ogni sforzo per rendere immediato l'utilizzo di ogni risorsa disponibile, facilitando i processi autorizzativi, senza però far mancare i dovuti controlli;
5) ispirare la politica energetica regionale agli indirizzi contenuti nella Strategia Energetica Nazionale favorendo quindi gli ingenti investimenti privati che da anni aspettano di essere realizzati sul territorio della regione Abruzzo;
6) favorire lo sviluppo del turismo, specialmente con riferimento alle aree interne, in un'ottica prettamente eco-sostenibile che promuova anche la valorizzazione delle tipicità agroalimentari e dei centri minori.
Su tutti questi provvedimenti Confindustria Abruzzo chiede il rispetto degli impegni assunti e una velocizzazione delle iniziative da intraprendere al fine di dare tutte le risposte possibili, anche di ordine etico, ad un tessuto economico e sociale ormai allo stremo.
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