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Pubblicato il 30/05/2013 16:04

Indagine Confindustria, la ricetta per far uscire l'Abruzzo dalla crisi

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Il report scatta una fotografia della situazione economica regionale settore per settore

E' stato preesntato l'indagine semestrale sull'Industria Abruzzese - 2° semestre 2012. I dati, in allegato, mostrano un Abruzzo che "si caratterizza per un ulteriore saldo negativo di 143 tra iscrizioni e cessazioni di aziende manifatturiere nelle Camere di commercio delle quattro province. A ciò si associa un tasso di disoccupazione, contrattosi nel terzo trimestre dopo l’exploit negativo dei primi due, che si attesta al 10,1% contro una media nazionale dell’11,6%. Particolarmente negativi appaiono i dati semestrali relativi alla Cassa integrazione guadagni che aumenta con riferimento sia alla tipologia ordinaria che a quella straordinaria e registra una vera e propria esplosione per quella in deroga. In un simile pesante contesto economico la situazione viene ulteriormente peggiorata dal calo delle esportazioni in valore (-5,1% rispetto al II semestre del 2011), dato ancora una volta in controtendenza rispetto al valore nazionale ed a quello del Mezzogiorno, il che fa ulteriormente diminuire la quota dell’Abruzzo all’1,7% del totale nazionale. Sul piano dell’innovazione, si registra una contrazione delle richieste di brevetti presentate al sistema camerale regionale che si riducono a meno di cinque al mese come media del semestre".

Queste le conclusioni dell'indagine: "I dati contenuti in questa Indagine, sia con riferimento al consuntivo del II° semestre 2012 che alla previsione sui sei mesi successivi, descrivono ancora una volta una situazione di grande criticità e difficoltà  che  il  tessuto  imprenditoriale  abruzzese  sta  attraversando  ormai  da  vari  semestri. Significativa appare, in tal senso, la riduzione del clima di fiducia delle imprese rilevato dall'ISTAT con riferimento a tutte le aziende operanti nel Mezzogiorno. Ancora più rilevante appare poi il fatto che  le  percezioni  degli  imprenditori  siano  state - a  fine  Dicembre  scorso - addirittura  peggiori rispetto  a  quelle  delle  famiglie.  Tali  evidenze  caratterizzano  una  situazione  di  profonda  crisi finanziaria, economica e sociale che non riguarda solo la nostra Regione ma, in generale, l'Italia e l'Area Euro".

"In tale contesto, l'Abruzzo presenta particolari segnali di cedimento che rischiano di mettere a repentaglio il futuro stesso dell'imprenditoria e della collettività.Dopo aver resistito con difficoltà quale regione maggiormente colpita dalla prima crisi finanziaria della  fine  del  decennio  scorso,  l'Abruzzo  oggi  continua  ad  essere  vittima  sia  della  caduta  della domanda  dei  beni  di  consumo,  sia  della  carenza  di  liquidità  che  investe  in  particolar  modo  il sistema  delle  piccole  e  medie  imprese.  A  differenza  dei  semestri  precedenti,  inoltre,  neanche l'export è in grado di fornire una spinta propulsiva per l'economia regionale, che ha ulteriormente ridotto la propria quota sulle esportazioni nazionali.Dal punto di vista occupazionale, si evidenzia una crescita delle ore di Cassa Integrazione, con una vera e propria esplosione di quella in deroga (+ 71,50% rispetto al semestre precedente). Allo stesso  tempo,  il  tasso  di  disoccupazione  a  livello  regionale  è  aumentato  di  un  ulteriore  0,5%, anche se è risultato inferiore alla media nazionale. Come già registrato nei semestri precedenti, prosegue il sostanziale blocco degli investimenti, sia con  riferimento  ai  dati  di  consuntivo  del  II  semestre  2012  che  a  quelli  di  preventivo  relativi  al  I Semestre 2013. Tale dato appare particolarmente rilevante in quanto conferma l'allontanarsi di una possibile ripresa, oltre che di un clima di fiducia, come già evidenziato, ormai ai minimi termini.Allo stesso tempo, il grado di utilizzo degli impianti, quale parametro della produttività, si attesta su livelli  di  stabilità  con  tendenza  al  declino nel  consuntivo  dei  secondi  sei  mesi  del  2012  e  di sostanziale invarianza in un'ottica previsionale. 

Da segnalare, in particolare, l'ulteriore decremento del numero di aziende manifatturiere presenti a livello  regionale;  nel  secondo  semestre  del  2012,  infatti,  il  saldo  netto  è  stato  negativo  per  143 unità,  che  si  aggiungono  alle -305  del  I  semestre.  Si  evidenzia  quindi  un  saldo  demografico annuale  negativo  per  448  unità,  addirittura  più  grave  di  quello  registrato  nel  2011,  quando  le cancellazioni avevano superato le iscrizioni di 388 unità.Al  riguardo  si  ribadisce  ancora  una  volta  che  simili  ripetuti  saldi  negativi  (e  per  importi  così significativi e crescenti), se rapportati alla limitata numerosità delle imprese manifatturiere a livello regionale, confermano quanto spesso paventato da Confindustria, circa la presenza di una vera e propria  minaccia  di  deindustrializzazione  che,  in  assenza  di  provvedimenti  o  accadimenti  che 85invertano  la  situazione  di  crisi  in  essere,  è  destinata  ancora  a  realizzarsi,  con  conseguenze disastrose per il tessuto economico, occupazionale e sociale regionale. Va ricordato, peraltro, che non sono da escludere possibili delocalizzazioni verso contesti produttivi più favorevoli, come sta avvenendo anche in altri contesti regionali ed europei. Il trend che emerge dall'Indagine, quindi, è particolarmente indicativo di una situazione in essere che è senza dubbio grave e che sicuramente non potrà migliorare nel breve. In  un  siffatto  scenario  economico  e  sociale,  i  recenti  mesi  di  stagnazione  dell'azione  politica derivanti  dalla  fine  dell'esperienza  del  Governo  Monti,  in  carica  solo  per  l'ordinaria amministrazione, hanno impedito l'assunzione di quegli urgenti provvedimenti a favore del ritorno alla  crescita  che  Confindustria  da  tempo  richiede  a  livello  nazionale  e  locale.  Nel  rimandare  ai documenti  proposti  da  Confindustria  nazionale,  Confindustria  Abruzzo  non  può  non  richiamare l'attenzione su alcune delle indicazioni di intervento già sollecitate a livello nazionale:

•  realizzare effettivamente le tanto attese riforme istituzionali e la semplificazione amministrativa;

•  puntare su un tasso di crescita di almeno il 2% annuo;

•  porre alla base di questo processo di crescita la logica industriale centrata sul manifatturiero;

•  incrementare l'innovazione;

•  creare posti di lavoro più qualificati;

•  sostenere i conti con l'estero, aumentando la competitività delle esportazioni italiane;

•  moltiplicare il valore aggiunto nei settori non manifatturieri;

•  abbassare  rapidamente  il  peso  del  debito  pubblico  sul  PIL,  riducendo  la  spesa  pubblica, recuperando l'evasione, ricorrendo ad un piano organico di dismissioni del patrimonio pubblico.

Come  già  più  volte  ricordato,  in  occasione  delle  Indagini  semestrali  precedenti,  la  situazione economica, finanziaria e sociale in atto non permette ulteriori ritardi e, pertanto, sono quanto mai necessari interventi strutturali volti a sostenere la ripresa del comparto produttivo che rischia, nel frattempo, letteralmente di sgretolarsi. Questioni quali quelle connesse allo sviluppo infrastrutturale (a cominciare dalle reti informatiche), all'innovazione  e  alla  ricerca,  piuttosto  che  all'internazionalizzazione,  non  possono  più  essere eluse, mentre, viceversa, si succedono provvedimenti, quale quello dell'ulteriore aumento dell'IVA, che colpisce duramente il comparto produttivo. 

Anche  l'Abruzzo  negli  ultimi  anni  si  sta  contraddistinguendo  per  un  percorso  di  rigore,  per  certi versi virtuoso, volto a recuperare i deficit di bilancio connessi in particolare alla sanità. Ma  anche  in  Abruzzo  urgono  misure  aggiuntive  a  sostegno  delle  imprese  e  dell'occupazione. Confindustria Abruzzo, in tal senso, continua costantemente a stimolare le Istituzioni Regionali a intraprendere un percorso volto da una parte al risanamento e al contenimento dei costi, dall'altra a ridare competitività, o quanto meno tenuta strutturale, al sistema produttivo regionale.

Nonostante alcune misure, soprattutto sul versante dell'occupazione, siano state messe in campo, restano  sul  tappeto  problemi  che da  troppo  tempo  attendono  risposte. Pertanto, Confindustria Abruzzo richiede agli amministratori locali un particolare impegno con riferimento ad una serie di interventi a valenza nazionale:

1)  rendere  il  più  efficace  e  tempestivo  possibile  il  pagamento  dei  crediti  della  Pubblica Amministrazione alle imprese, recentemente deliberato dal Parlamento; 

2)  stimolare  il  Governo  nazionale  a  riconoscere  le  aree  di  crisi  regionali  (Valle  Peligna,  Val Vibrata, Val Sinello e Val Pescara) individuate dalla Giunta Regionale in aggiunta a quella del Cratere de L'Aquila;

3)   porre  in  essere  azioni  di  rafforzamento  del  sistema  creditizio,  anche  attraverso  un adeguato  monitoraggio  dell'effettiva  efficacia,  a  livello  locale,  degli  accordi  nazionali  e  la valorizzazione del ruolo dei Consorzi Fidi;

4)  Intervenire a livello nazionale per assicurare i finanziamenti ed il sostegno politico necessari per  la  ricostruzione  della  città  di  L'Aquila  e  del  cratere,  trasformando  questa  in un'opportunità  di  sviluppo  per  l'intera  economia  regionale.  Allo  stesso  tempo,  gli amministratori locali dovranno compiere ogni sforzo per rendere immediato l'utilizzo di ogni risorsa  disponibile,  facilitando  i  processi  autorizzativi,  senza  però  far  mancare  i  dovuti controlli;

5)  ispirare  la  politica  energetica  regionale  agli  indirizzi  contenuti  nella  Strategia  Energetica Nazionale favorendo quindi gli ingenti investimenti privati che da anni aspettano di essere realizzati sul territorio della regione Abruzzo;

6)  favorire lo sviluppo del turismo, specialmente con riferimento alle aree interne, in un'ottica prettamente  eco-sostenibile  che  promuova  anche  la  valorizzazione  delle  tipicità  agroalimentari e dei centri minori.

Su tutti questi provvedimenti Confindustria Abruzzo chiede il rispetto degli impegni assunti e una velocizzazione delle iniziative da intraprendere al fine di dare tutte le risposte possibili, anche di ordine etico, ad un tessuto economico e sociale ormai allo stremo. 

Scarica qui il file completo

La sintesi del rapporto

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