E' stata dura, ma alla fine l'Italia si e' salvata in zona Cesarini. Almeno per ora. Tra ieri sera e questa mattina, anche grazie ai tanti 'no' all'austerity giunti dal nostro Paese (ma non solo) in occasione delle Europee, la frase piu' pericolosa per il governo di Matteo Renzi contenuta nella prima versione delle 'raccomandazioni' Ue e' sparita, cancellata con un tratto di penna. "La richiesta dell'Italia di deviare dal percorso richiesto per il raggiungimento dell'obiettivo di medio termine (cioe' il pareggio di bilancio, ndr) non puo' essere accettata a causa del rischio di non rispettare il benckhmark per la riduzione del debito, cosi' come indicato nelle previsioni della Commissione", recitava la frase depennata. "Abbiamo evitato una bocciatura che avrebbe scolpito nella pietra le previsioni della Commissione", hanno spiegato fonti molto vicine al negoziato condotto notte tempo per ammorbidire il testo di Bruxelles. Invitando a essere molto cauti nell'interpretare la decisione presa come un via libera al rinvio del pareggio di bilancio al 2015. "La verifica della situazione e' rimandata a ottobre", quando l'esecutivo europeo rivedra' le stime sull'andamento dei conti pubblici e dei principali indicatori marcoeconomici dei Paesi Ue. "Certo cosi' il governo italiano ha piu' margini di manovra per negoziare la tanto invocata flessibilita' in sede di Consiglio", hanno aggiunto le stesse fonti. Flessibilita' che invece non e' passata su un altro fronte diventato cavallo di battaglia del governo italiano: lo scorporo dal computo del deficit degli investimenti pubblici realizzati per cofinanziare i progetti che beneficiano dei fondi europei. L'emendamento presentato voleva almeno introdurre questa possibilita', ma non c'e' stato niente da fare. Il testo di Bruxelles non va oltre un generico sostegno alle iniziative, come i project bond, destinate a sostenere la crescita, lo sviluppo e l'occupazione. "Certo il messaggio giunto dalle elezioni europee non pare aver cambiato molto l'approccio della Commissione", hanno osservato in molti leggendo le 'raccomandazioni' adottate oggi. E non e' stato un caso se l'appuntamento con pagelle e richieste di aggiustamento dei conti pubblici rivolte ai singoli Paesi e' stato rinviato al dopo voto. Un appuntamento a cui il commissario per gli affari economici Olli Rehn, che si appresta a lasciare la Commissione perche' eletto al Parlamento Ue nelle fila dei liberaldemocratici dell'Alde, si e' presentato quasi come se nulla fosse accaduto. E tenendo a precisare, con il pensiero rivolto all'Italia, che "e' importante sottolineare che rinviare il raggiungimento degli obiettivi di medio termine non pone l'Italia in una buona posizione nei confronti delle regole che ha sottoscritto"
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