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Pubblicato il 28/03/2015 18:06

Processo Grandi Rischi, chiesta la restituzione dei soldi ai familiari delle vittime

processo grandi rischi

La lettera con la quale il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, chiede con sollecitudine la restituzione del risarcimento danni, tra 100 e 200 mila euro, incassato dopo la sentenza di primo grado del processo alla Commissione Grandi Rischi potrebbe essere stata inviata ai familiari di 16 vittime del terremoto del 6 aprile 2009: il condizionale e' d'obbligo perche' non si conosce il numero delle parti civili che hanno incassato la cosiddetta provvisionale, e' comunque certo che non sono state tutte. E' di 29 la lista di vittime per le quali il Tribunale dell'Aquila ha condannato a sei anni di carcere i sette componenti della Commissione Grandi Rischi per aver falsamente rassicurato gli aquilani ed aver sottovalutato il rischio sismico al termine della riunione della Cgr all'Aquila il 31 marzo del 2009. I giudici di appello nell'assolvere sei dei sette componenti e nel condannare il solo allora vice capo della protezione, Bernardo De Bernardinis, a due anni di reclusione per omicidio colposo e lesioni colpose, hanno addebitato alla sua azione il decesso di 13 persone, escludendo quindi 16 vittime. L'ammontare del risarcimento disposto dal giudice, Marco Billi, per le 29 vittime era di 7,8 milioni di euro, come ha spiegato Gabrielli la somma che lo Stato deve recuperare si aggira intorno ai 2 milioni; quindi non tutti i famigliari hanno incassato le somme. Tra i 29 c'e' anche chi ha rinunciato alla costituzione come parte civile nel processo penale, ricorrendo al rito civile per vedersi riconoscere un risarcimento maggiore; istanza che potranno fare solo dopo la sentenza di Cassazione. Ecco perche' comprensibilmente la lettera di Gabrielli non e' arrivata a tutte le parti civili

La Protezione Civile ha chiesto ai famigliari delle vittime del sisma del 2009 all'Aquila la restituzione dei soldi delle provvisionali da 7,8 milioni di euro decise dal giudice dopo la condanna in primo grado dei sette componenti della Commissione Grandi Rischi, poi quasi tutti assolti in appello fatta eccezione per l'allora vicecapo della Protezione Civile, Bernardo De Bernardinis. A riportarlo e' il quotidiano 'Il Messaggero'. A distanza di poco piu' di una settimana dal sesto anniversario della tragedia il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, ha inviato un atto di messa in mora e intimazione di pagamento ad alcuni dei famigliari che si erano costituiti parte civile nel processo contro la Commissione Grandi Rischi. "Si invita e si diffida - si legge nell'atto - alla restituzione delle somme percepite e a corrispondere senza indugio, e comunque entro 30 giorni dal ricevimento della presente" con l'aggiunta delle spese di giustizia e degli interessi legali maturati dal momento della sentenza di primo grado fino al 28 febbraio scorso. Sull'operato della Commissione Grandi Rischi pende il ricorso in Cassazione presentato dal procuratore generale dell' Aquila, Romolo Como, lo scorso 13 marzo, contro la sentenza di assoluzione dei suoi componenti dalle imputazioni di omicidio colposo e lesioni colpose, per aver rassicurato gli aquilani e sottovalutato il rischio di gravi terremoti

"Dovremmo essere tutti piu' onesti nel prendere visione delle cose: mettendo in disparte ogni considerazione sul dolore e le sofferenze delle famiglie delle vittime, che attiene all'uomo Franco Gabrielli, come funzionario ho dalla mia una tempestivita' mai vista nell'applicazione della sentenza di primo grado senza aspettare la Cassazione: mi sembra ingiusto, percio', che oggi si dica che dopo la sentenza di secondo grado avremmo dovuto attendere la Cassazione". Cosi' il capo dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli, sulla vicenda della lettera in cui chiede la restituzione dei risarcimenti provvisionali disposti ai famigliari delle vittime del sisma del 6 aprile 2009 dopo la sentenza di primo grado del processo alla Commissione Grandi Rischi. "Non abbiamo chiesto indietro 7,8 milioni (il totale delle somme disposte dal giudice Marco Billi, ndr), abbiamo richiesto indietro, e sono circa 2 milioni, le somme solo per le persone per le quali non sono state riconosciute in secondo grado le responsabilita' dei condannati", prosegue Gabrielli in riferimento alla posizione dell'ex vice capo dipartimento Bernardo De Bernardinis, l'unico non assolto, con condanna ridotta da sei a due anni di reclusione, nel processo di appello che il 10 novembre 2014 ha visto le assoluzioni degli altri sei condannati. "Terza questione, sono un funzionario dello Stato e devo rispettare le regole - prosegue ancora il capo dipartimento - come solerte sono stato nel primo grado, solerte devo esserlo nel secondo. Potevo essere accusato di poca sensibilita' se fossi stato intempestivo nel primo grado e non nel secondo, ma con tutta la strumentalizzazione possibile, non e' stato cosi'".

"Lo Stato non sta 'battendo cassa', ma semplicemente applicando la sentenza stessa rispettando i tempi indicati. Esattamente come si fece dopo il verdetto di primo grado". A precisarlo in una nota il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile in merito alla richiesta di restituzione della provvisionale ad alcuni dei famigliari delle vittime del sisma dell'Aquila dopo la sentenza della Corte d'Appello dell'Aquila che ha assolto sei componenti su sette della Commissione Grandi Rischi. "Infatti, nell'ottobre 2012, dopo la condanna dei sette imputati - si prosegue nella nota - il Tribunale de L'Aquila dispose il pagamento di una provvisionale complessiva di 7,8 milioni di euro ai 55 eredi delle 29 vittime riconosciute dalla sentenza e il Dipartimento della Protezione Civile diede immediato seguito a quanto indicato. Quindi, cosi' come fatto allora, anche oggi il Dipartimento, richiedendo la restituzione delle provvisionali (per circa 2,5 milioni di euro complessivi) agli eredi delle 14 vittime per le quali e' stata riformata la sentenza di primo grado (vittime per le quali la morte non e' stata attribuita al comportamento colposo dell'unico condannato), sta semplicemente dando seguito alla decisione dei giudici". "Quello che il Dipartimento della Protezione Civile si ritrova a fare oggi, dunque, pur comprendendo e rispettando il dolore dei familiari - si sottolinea nella nota - non e' altro che l'applicazione di una sentenza che dispone la restituzione del denaro che a suo tempo venne versata alle parti civili con solerzia e immediatezza senza peraltro attendere la decisione della Cassazione"

"La richiesta delle somme e' una forzatura: infatti vige ancora la sentenza di primo grado, tutto il resto e' sub judice avendo il procuratore generale e le parti civili appellato la sentenza di secondo grado in Cassazione". Cosi' l'avvocato Antonio Valentini, legale di alcune parti civili, sulle lettere di richiesta delle somme risarcitorie incassate dopo la sentenza di primo grado nel processo alla commissione grandi rischi, inviate dal capo della protezione civile, Franco Gabrielli, ad alcuni famigliari delle vittime. Valentini e' stato colui che ha presentato l'esposto che ha dato il via al processo all'organismo di esperti che in primo grado ha portato alla condanna a sei anni di carcere i sette componenti dell'organo consultivo della presidenza del consiglio dei ministri per aver falsamente rassicurato gli aquilani ed aver sottovalutato il rischio sismico al termine della riunione della Cgr all'Aquila il 31 marzo del 2009 a cinque giorni dalla drammatica scossa. In appello i giudici hanno assolto sei dei sette componenti condannando il solo allora vice capo della protezione, Bernardo De Bernardinis, a due anni di reclusione per omicidio colposo e lesioni colpose, addebitando alla sua azione il decesso di 13 persone. "Mi sembra che Gabrielli agisca con un certo piglio e una certa determinazione degne di miglior causa - ha spiegato l'avvocato Valentini -. Forse sarebbe stato meglio che la protezione civile avesse avuto questo atteggiamento prima della scossa delle 3 e 32 del 6 aprile 2009 - ha concluso il legale che ha invitato Gabrielli a dare mandato di saldare le spese legali dell'appello".

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