Tutti assolti dal reato di avvelenamento perche' il fatto non sussiste. Reato di disastro ambientale derubricato in disastro colposo e quindi non dovrsi procedere per intervenuta prescrizione. E' la sentenza emessa, oggi pomeriggio, dalla Corte d'Assise di Chieti, presieduta dal giudice Camillo Romandini (giudice a latere Paolo Di Geronimo), riguardante la mega discarica di Bussi. I 19 imputati, sono quasi tutti ex amministratori e vertici della Montedison. I pm del tribunale di Pescara Giuseppe Bellelli e Anna Rita Mantini avevano chiesto 18 condanne e un'assoluzione e pene da 4 a 12 anni e otto mesi. La scoperta della discarica piu' grande d'Europa, cioe' 25 ettari di rifiuti tossici, risale al 2007 dopo piu' di un anno di indagini del Corpo forestale dello Stato, coordinate dall'allora pm Aldo Aceto, avviate a seguito del ritrovamento nel fiume Pescara di considerevoli quantita' di clorometanoderivati.
Ambientalisti, comuni, Regione e 27 parti civili sotto choc. Settecentomila persone della Val Pescara, come ha certificato l'Istituto Superiore di Sanita' e di fatto la stessa sentenza, hanno bevuto o irrigato per decenni acqua inquinata da ogni sorta di prodotto inquinante residuo della megadiscarica dei veleni chimici della Montedison di Bussi sul Tirino, ma la sentenza della Corte d'Assise di Chieti ha stabilito che - pur se il disastro ambientale e' certo, anche se colposo - tutti gli imputati sono stati dichiarati prescritti da questo reato e assolti dall'aver avvelenato le falde acquifere.
"Prendo atto che evidentemente la prima cosa che posso constatare e' che le acque sotterranee, le falde acquifere che costituiscono una risorsa fondamentale per l'uomo, non sono oggetto di tutela ma leggeremo le motivazioni della sentenza". E' quanto ha dichiarato, all'esito della sentenza, l'avvocato Cristina Gerardis, dell'avvocatura dello Stato e parte civile nel processo. "Certamente non si puo' parlare di delusione perche' un avvocato e' abituato ad avere esiti favorevoli o sfavorevoli in un processo. Pero' perplessita' e un grande punto interrogativo ci sono perche' studiando bene le carte del processo abbiamo potuto constatare la gravita' della situazione ambientale di quest'area. Ritengo che la sede civile, quella che l'avvocatura dello Stato attivera' sicuramente, sia una sede idonea a restituire al territorio, qualora l'esito della causa potra' essere favorevole, un giusto ristoro in termini di riparazione ambientale che e' quello che alla fine si vuole. Quello che si vuole e' solo il ripristino ambientale".
"I giudici hanno ravvisato delle responsabilita' per colpa e la difesa ritiene siano stati colti dalla Corte tanti spunti dai temi proposti. Esprimiamo quindi grande soddisfazione". Lo ha dichiarato uno dei legali della difesa, l'avvocato Baccaredda. "Naturalmente - ha aggkiunto - leggeremo la motivazione della sentenza. C'erano tante aspettative da parte dell'opinione pubblica. La difesa sperava in maniera forte come erano state forti le nostre discussioni. E' stata esclusa qualsiasi fattispecie con dolo". Per l'avvocato Baccaredda "E' una sentenza che ha tenuto conto che una fattispecie colposa ci poteva essere ed e' del tutto diverso rispetto a quello che era stato costruito nel capo di imputazione del dottor Aceto"
"Il dispositivo e' assolutamente netto nell'escludere un profilo di volonta' sia per quanto riguarda l'avvelenamento sia per quanto riguarda il disastro. Non c'e' volonta' nell'azione degli imputati. Il dispositivo, pero', apre un altro scenario per quanto riguarda il disastro: il disastro c'e', non e' un caso che ci sia ma c'e' una responsabilita' umana nella causazione tant'e' che viene riqualificato in colposo, cioe' afferisce ad un dato gestorio inadeguato delle strutture che naturalmente riguardavano la zona. Per questo capo di imputazione e' intervenuta la prescrizione e questo deve indurci a rifletere". Cosi' l'avvocato Tommaso Navarra, legale del Wwf, parte civile nel processo Bussi, commento la sentenza emessa oggi dalla Corte d'Assise di Chieti, le cui motivazioni saranno rese note tra 40 giorni. "Non si e' affermata la responsabilita' perche' - ha proseguito - come avviene purtroppo in Italia, anche di frequente, caso eternit insegna, il tempo per accertare e' un tempo incompatibile per affermare la responsabilita'. Questo ci deve far riflettere, ma deve far riflettere anche il territorio e gli abruzzesi: dobbiamo essere piu' vigili sul nostro territorio perche' soltanto una presenza costante puo' portare un accertamento immediato dei fenomeni gravi di inquinamento per non rimanere con il cerino acceso della bonifica. Questa struttura di sentenza apre un problema: chi inquina paga, se nessuno e' responsabile chi paga comunque il disastro? La comunita' abruzzese? Noi - ha infine commentato l'avvocato - dobbiamo essere piu' presenti, piu' incisivi nella fase iniziale di accertamento dei fatti".
"Ho appreso la notizia della sentenza riguardante il processo per il disastro ambientale di Bussi. Il fatto che sia stato riconosciuto il disastro colposo legittima l'iniziativa per la Regione di attivare una causa civile per il risarcimento dei danni da parte di chi ha ridotto le acque e le terre dell'Abruzzo in queste condizioni". Questo il commento del governatore Luciano D'Alfonso.
"Il dispositivo e' assolutamente netto nell'escludere un profilo di volonta' sia per quanto riguarda l'avvelenamento sia per quanto riguarda il disastro. Non c'e' volonta' nell'azione degli imputati. Il dispositivo, pero', apre un altro scenario per quanto riguarda il disastro: il disastro c'e', non e' un caso che ci sia ma c'e' una responsabilita' umana nella causazione tant'e' che viene riqualificato in colposo, cioe' afferisce ad un dato gestorio inadeguato delle strutture che naturalmente riguardavano la zona. Per questo capo di imputazione e' intervenuta la prescrizione e questo deve indurci a rifletere". Cosi' l'avvocato Tommaso Navarra, legale del Wwf, parte civile nel processo Bussi, commento la sentenza emessa oggi dalla Corte d'Assise di Chieti, le cui motivazioni saranno rese note tra 40 giorni. "Non si e' affermata la responsabilita' perche' - ha proseguito - come avviene purtroppo in Italia, anche di frequente, caso eternit insegna, il tempo per accertare e' un tempo incompatibile per affermare la responsabilita'. Questo ci deve far riflettere, ma deve far riflettere anche il territorio e gli abruzzesi: dobbiamo essere piu' vigili sul nostro territorio perche' soltanto una presenza costante puo' portare un accertamento immediato dei fenomeni gravi di inquinamento per non rimanere con il cerino acceso della bonifica. Questa struttura di sentenza apre un problema: chi inquina paga, se nessuno e' responsabile chi paga comunque il disastro? La comunita' abruzzese? Noi - ha infine commentato l'avvocato - dobbiamo essere piu' presenti, piu' incisivi nella fase iniziale di accertamento dei fatti"
"Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scordiamoci il passato. In Val Pescara c'e' un disastro ambientale ma vi e' impunita'. Ormai e' un paese dove la giustizia in materia ambientale non puo' arrivare". Cosi' il Forum abruzzese dei movimenti per l'acqua commenta la sentenza.
"Nessuna delusione. Le sentenze si accettano per quelle che sono. In tribunale non ci sono partite da vincere, ci sono questioni giuridiche da proporre all'attenzione del giudice". E' quanto ha dichiarato uno dei legali di parte civile, l'avvocato Nino Sciambra. "La prima considerazione - ha commentato - e' che la Corte ha riconosciuto il fatto che un disastro e' avvenuto ma nella formulazione colposa e questo ha fatto scattare la prescrizione. Questo potrebbe lasciare spazio alla proposizione di un'azione civile da parte del ministero dell'Ambiente. Per quanto riguarda l'assoluzione per avvelenamento - ha concluso - sarei piu' cauto e aspetterei le motivazioni perche' vorremmo capire qual e' stato il percorso che ha seguito la Corte che evidentemente non ha riconosciuto l'esistenza di una strategia di impresa"
"Uno schiaffo agli abruzzesi". Cosi' il Wwf commenta la sentenza assolutoria sulla mega discarica di Bussi. "La sentenza emanata oggi, come e' gia' avvenuto con l'esito del processo Eternit di poche settimane fa - afferma l'associazione ambientalista - e' la dimostrazione che la via giudiziaria per la difesa dell'ambiente e' fallimentare". Il Wwf segue il processo come persona offesa prima e parte civile dall'anno 2009. "E' assolutamente necessaria una seria riforma della giustizia penale e l'approvazione dei delitti ambientali. Ancora una volta gli inquinatori sono stati assolti per prescrizione ed e' stato violato il principio comunitario fondamentale di 'chi inquina paga'. Questa sentenza e' un vero e proprio schiaffo agli abruzzesi: quei territori sono stati pesantemente inquinati ed e' stata messa in pericolo la salute delle popolazioni". Per il Wwf "il fatto che l'inquinamento sia stato accertato, a prescindere da qualsiasi condanna da parte dei giudici, chi lo ha provocato deve essere costretto a bonificare quei territori".
"Una vera vergogna". E' questo il commento di Legambiente sulla sentenza per le discariche dei veleni della Montedison scoperte a Bussi nel 2007, che vede tutti assolti i 19 imputati. "Dopo la sentenza dell'eternit ancora una sentenza che non trova i colpevoli. Accusati a vario titolo di disastro e di avvelenamento delle acque, sono stati tutti assolti per questo capo d'accusa, perche' - commenta Legambiente - ancora non c'e' il reato di disastro e di inquinamento ambientale e la prescrizione scatta come una mannaia, come se gli effetti nefasti dei reati ambientali potessero essere calcolati solo nel momento in cui l'atto illegale e' stato compiuto e non in base agli effetti che continuano a provocare nel tempo sulla salute e sull'ambiente". "Ancora una volta un disastro ambientale finisce con un nulla di fatto - commentano Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente e Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo - ma la nostra associazione, tra le parti civili al processo, continuera' la sua battaglia su Bussi. Cosi' come continueremo ad impegnarci affinche' venga fatta giustizia su molti altri disastri ambientali consumati in Italia. E per evitare che nuove Bussi e nuove Eternit si compiano sul territorio e nelle aule dei tribunali pretendiamo dal Senato una rapida approvazione del disegno di legge sui delitti ambientali nel codice penale, fermo da febbraio scorso nelle commissioni Ambiente e Giustizia del Senato". Per questo Legambiente ha promosso insieme a Libera e altre 25 associazioni di cittadini e di categoria, un appello al presidente del Senato Grasso che si puo' sottoscrivere su www.change.org/legambiente-ecoreati
"E' solo una sentenza di primo grado e, come tale, non definitiva, quella che ha assolto gli imputati nel processo penale innanzi alla Corte di Assise di Chieti per il disastro ambientale provocato dalla mega discarica dello stabilimento Montedison di Bussi sul Tirino. Occorrera' leggerne le motivazioni, per valutare le ragioni sia del mancato riconoscimento del reato di avvelenamento delle acque, che della derubricazione del reato di disastro doloso in colposo, che ha avuto per effetto la dichiarazione di prescrizione del reato da parte della Corte di Assise. Il ministero ha intenzione di proseguire, in grado di appello ed anche in Corte di Cassazione, l'intrapresa azione civile per la condanna al risarcimento degli ingenti danni provocati". Lo afferma il ministro dell'Ambiente e della Tutela del territorio e del mare Gian Luca Galleti. "La finalita' di ripristino ambientale di quella parte d'Abruzzo rappresenta una priorita', a prescindere dall'esito del processo penale e infatti il ministero sin dal 2013 ha adottato un provvedimento con il quale ha diffidato Edison a provvedere alla rimozione dei rifiuti illegalmente stoccati nelle aree a nord dello stabilimento e della discarica 'Tre Monti'. Il provvedimento - ricorda il ministro - e' stato impugnato innanzi al Tar ASbruzzo che l'ha ritenuto legittimamente adottato e percio' e' attualmente efficace. A gennaio la parola definitiva spettera' al Consiglio di Stato che deve decidere il ricorso proposto avverso la decisione del Tar. Nel frattempo - conclue Galletti - all'inizio di dicembre il Commissario Goio ha presentato il piano per la bonifica dell'area a nord dello stabilimento Solvay, sul quale sono stati chiesti i pareri di Ispra e Arta Abruzzo al fine dell'esame definitivo in Conferenza di Servizi"
"La sentenza di oggi sul disastro ambientale di Bussi e della Val Pescara grida vendetta. Ingiustizia e' fatta, i tumori non si prescrivono". A parlare e' Maurizio Acerbo, della segreteria nazionale del Prc. "Quando nel 2007 il Corpo forestale sequestro' la discarica Tremonti e nei mesi successivi io rivelai con un'interrogazione parlamentare che migliaia di cittadini avevano bevuto per anni acqua contaminata - ricorda - mi aspettavo che qualcuno dovesse rispondere per un simile disastro ambientale. Invece debbo apprendere che in Abruzzo l'avvelenamento non sussiste come la corruzione. Quando non si puo' negare che il disastro sussiste si trasforma in colposo e scatta la prescrizione. Non si riesce a capire come possa giustificarsi una cosa del genere a fronte del gigantesco lavoro di ricostruzione di fatti e documenti da parte dei pm Mantini e Bellelli a cui deve andare la riconoscenza di tutto il popolo inquinato e dei cittadini onesti. Insomma - aggiunge l'esponente politico, ex deputato e consigliere regionale - siamo stati avvelenati per anni ma a pagarne le conseguenze sono solo i cittadini e la loro salute. Bisogna attendere di leggere le motivazioni ma una sentenza del genere preoccupa anche sul piano del risarcimento. E' probabile che si debba intraprendere una lunga azione risarcitoria ricorrendo alla giustizia civile mentre la popolazione continuera' a subire le conseguenze del disastro ambientale. Non basta prendersela con chi ha emesso la sentenza perche' e' evidente che in Italia vige un quadro normativo che fa comodo all'intera classe dirigente delle larghe intese che consente agli inquinatori come ai corrotti di farla sempre franca. I partiti di governo che hanno creato questa situazione di impunita' generalizzata - commenta infine Acerbo - sono i principali responsabili del ripetersi di sentenze di questo genere"
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