"La vera forza delle mafie sta fuori dalle mafie, in quella zona grigia che le circonda, e assume rapporti a scopo di profitto". Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, nel corso della conferenza stampa all'Aquila che ha portato all'arresto di sette persone tra cui imprenditori aquilani che si erano legati al clan dei Casalesi (boss Michele Zagaria). "Oggi - ha aggiunto Roberti - non parleremmo di infiltrazioni se non ci fossero alcune imprese che, dopo aver acquisito dei lavori, li hanno appaltati in toto alle imprese criminali tramite i Di Tella". Parlando delle norme sulla ricostruzione privata Roberti ha detto: "L'insufficienza dei controlli e' stata agevolata da un quadro normativo molto debole non affidato a norme vincolanti ma a linee guida puntualmente disattese"
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori dello Scico e del Gico dell'Aquila, gli imprenditori aquilani avrebbero percepito il 30 per cento degli appalti senza fare nulla, ovvero per il semplice fatto di esserseli aggiudicati mentre il 70 per cento andava ai Di Tella che provvedevano poi a realizzarli. Roberti infine ha fatto notare che "non ci sono atti violenti, ma solo intimidazioni a cedere indietro una parte del guadagno che andava a comporre fondi neri. Ma c'era l'accordo di tutti - ha proseguito - i lavoratori venivano presi, portati qui a lavorare e poi costretti a restituire una parte dei loro legittimi guadagni al clan e agli imprenditori".
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