Dopo sette anni si ridimensiona l'operazione 'Strade sicure', che prevede il concorso dei militari al mantenimento della sicurezza nelle citta', insieme alle forze dell'ordine. Dall'1 gennaio gli uomini delle forze armate si sono ridotti da 4.250 a 3.000 e cio' ha comportato il 'ritiro' da 8 delle 30 citta' assegnate. Inoltre, essi non partecipano piu' alle pattuglie miste a piedi per il controllo del territorio insieme a poliziotti e carabinieri, limitandosi ad assicurare la vigilanza a presidi fissi come ambasciate, consolati, aeroporti, stazioni, centri per immigrati. 'Strade sicure' era stata fortemente voluta nel 2008 dall'allora ministro della Difesa, Ignazio La Russa. L'idea era quella di sgravare le forze dell'ordine da alcuni compiti come quello della guardia agli obiettivi sensibili, nonche' aiutare poliziotti e carabinieri a pattugliare il territorio urbano. Il contingente iniziale di 3.000 militari e' stato successivamente aumentato fino a 4.250, che sono rimasti attivi fino allo scorso 31 dicembre. Dall'1 gennaio, una circolare del Viminale inviata ai prefetti - che hanno il compito di coordinare l'impiego dei militari sul territorio - ha modificato il dispositivo, tenendo conto dei tagli, decisi per la spending review nell'ambito della Legge di stabilita'. Il dispositivo e' stato cosi' rimodulato ed 8 citta' sono rimaste 'sguarnite' della presenza di militari: Genova, Padova, Venezia, Prato, Siracusa, Agrigento, Ragusa e L'Aquila. Il nuovo assetto e' in vigore per i prossimi tre mesi. L'impiego di unita' delle forze armate in funzioni sostanzialmente di ordine pubblico e' stata fonte di accese polemiche nel corso degli anni. Sia per il costo, stimato in 30 milioni di euro per sei mesi, quando i militari impiegati erano soltanto 3.000. Che per l'uso non in linea con i compiti tradizionalmente assegnati alle forze armate.
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