"Durante le perquisizioni abbiamo scoperto una lista a casa di uno degli indagati con l'elenco delle persone che potevano essere degli obiettivi. Vi erano intenti tutti tenuti sotto controllo che pero' procuravano molta attenzione a chi li stava seguendo perche' se ci fosse sfuggita di mano la situazione, potete immaginare cosa poteva succedere. Si e' proceduto anche ad un sequestro di 21 armi a Pescara che sarebbero state oggetto di mira ai danni della persona che le custodiva legalmente. I carabinieri hanno fatto un accertamento amministrativo, fortunatamente non tutto era in regola e cosi' si e' provveduto a fare un sequestro amministrativo, riuscendo a sottrarre le armi alla volonta' illecita manifestata dal gruppo". Lo ha chiarito il pm della Dda dell'Aquila, Antonietta Picardi, nel corso della conferenza stampa indetta per illustrare i contenuti dell'operazione "Aquila Nera" contro l'eversione con finalita' terroristiche.
C'era un piano finalizzato a colpire Prefetture, Questure e gli uffici di Equitalia, a distruggere lo "Stato fantoccio", e a eliminare rappresentanti politici e persino gli 'infami' legati ai servizi segreti. Un piano che i carabinieri del Ros hanno scoperto e che ha portato agli arresti di 14 persone (11 in carcere e 3 ai domiciliari) ritenute i componenti di un'associazione clandestina denominata 'Avanguardia Ordinovista', di stampo neofascista, che puntava a sovvertire l'ordine democratico dello Stato e che aveva come base Montesilvano. Il gruppo ruotava attorno alla figura di Stefano Manni, ex carabiniere 48enne di Ascoli Piceno che - stando alle indagini condotte dalla Dda dell'Aquila - utilizzava il web, e in particolare Facebook, come strumento di propaganda eversiva, per incitare all'odio razziale e fare proselitismo. Tra i progetti coltivati dall'organizzazione e sfumati c'era anche l'assassinio di Marco Affatigato (esponente politico dal 1973 al 1976 del Movimento politico 'Ordine Nuovo', attualmente latitante in quanto accusato di associazione sovversiva) ritenuto 'infame' poiche' legato "al 90% all'Aisi" e "per aver fatto arrestare tanti camerati". A casa di uno degli indagati, poi, e' stata trovata la lista delle persone che potevano rappresentare degli obiettivi da colpire. In un post intercettato il 28 settembre 2013 sul profilo Facebook, Manni scriveva: "Questo e' il momento storicamente perfetto per carbonizzare Napolitano e la sua scorta. Da qui deve iniziare la liberazione d'Italia". Il 29 ottobre sempre Manni postava la frase: "Colpire tutte le sedi Equitalia con ordigni ad alto potenziale, quando i dipendenti sono dentro". Nel mirino del gruppo anche il presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini, il senatore a vita ed ex presidente del Consiglio Mario Monti e l'ex ministro per l'Integrazione, Cecile Kyenge. Nell'ordinanza del gip Giuseppe Romano Gargarella si legge che "lo scenario politico ed economico italiano e' considerato dal Manni e dal suo circuito ideologico l'humus favorevole per sollecitare sentimenti di antisemitismo e xenofobia, affiancati da marcate forme di istigazione ed incitamento ad azioni estreme, indirizzate sia contro personalita' politiche che contro la magistratura". Il 26 settembre 2013 Manni postava un'immagine di Enrico Letta, sovrastata da una didascalia dai toni chiaramente minacciosi: "Tu sai, e' vero che sei stato condannato a morte?". Preoccupato il commento del presidente della Comunita' Ebraica di Roma Riccardo Pacifici: "Per chi si ispira al fascismo non ci devono essere mezze misure. Le forze di sicurezza del nostro Paese lavorano ogni giorno per debellare definitivamente questo tumore con l'aiuto di strumenti tecnologici sofisticati. Vogliamo credere che questo immenso lavoro si possa al piu' presto concretizzare con sentenze esemplari"
Nel mirino degli estremisti del terrorismo nero c'erano, tra gli altri, anche l'ex presidente della Camera Pierferdinando Casini e l'ex presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi (Fi). Lo si evince da una intercettazione ambientale del 9 agosto scorso nell'abitazione di Lanciano (Chieti) di Katia De Ritis (reclusa in carcere). All'incontro, organizzato da Stefano Manni, capo indiscusso del gruppo, erano presenti anche Marina Pellati, Piero Mastrantonio e la compagna Monica Malandra. L'incontro e' risultato essere una riunione programmatoria per l'attuazione di atti violenti e precisi obiettivi, indicati in "politici senza scorta e di poco peso" e "di punti di aggregazione di extracomunitari". E' poi emerso che proprio Katia De Ritis ha individuato e indicato ai presenti alcune personalita' politiche tra cui l'ex presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi e l'ex presidente della Camera, l'on. Pierferdinando Casini ritenuti "obiettivi con alto indice di fattibilita'", non avendo, a suo dire, scorta. E' emersa la necessita' di attuare la strategia violenta contro i due esponenti politici effettuando, prima dell'azione, specifici servizi di pedinamento ed osservazione, al fine di capire le reali abitudini dei soggetti da colpire ed inoltre prendere esempio dalle Brigate Rosse nella costituzione di "cellule di 4 o 5 persone"
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