La mostra ospita, infatti, opere che vanno dal Trecento al secolo scorso, provenienti da chiese, musei, istituzioni e collezioni private, articolate in sezioni regionali che compongono 'Il tesoro d'Italia'. L'obiettivo e' quello di far emergere le peculiarita' della produzione artistica di ogni regione italiana. "Qui c'e' tutta Italia nello spirito di Eataly - ha detto Vittorio Sgarbi -, ma anche nello spirito di quello che l'Italia e', con una quantita' di opere persino eccessive. Questo e' il Louvre dell'Expo. Le opere poi sono tante di piu' di quanto non si sappia". Diverse le vicissitudini, anche burocratiche, affrontate dal critico d'arte per portare a casa il risultato. Che lui stesso ha raccontato come nel caso del prete di Ancarano, vicino aTeramo: "ha una Madonna bellissima - ha detto Sgarbi - ma non l'ha voluta dare e nemmeno il vescovo l'ha smosso. Si tengono queste cose come se fossero loro; Ancarano sara' anche un bel paese ma ci andra' una persona ogni dieci anni. L'idea di non voler venire in in luogo in cui passa tutto il mondo e' una sottrazione di un bene di tutti. Questa - ha proseguito Sgarbi - doveva essere una mostra di Stato, ma e' finanziata da privati ed e' statale di sostanza. Io ho fatto questa impresa rappresentando tutte le regioni d'Italia: le piu' piccole, come il Molise o la Valle d'Aosta, hanno tre opere e quando si arriva al Veneto ce ne sono venti".
Dovevano essere 200, sono diventate circa 350. A Expo e' di casa anche l'arte, che ha trovato spazio nel padiglione di Eataly con un filo conduttore che ha affiancato, come spiegato da Oscar Farinetti, la biodiversita' artistica a quella enogastronomica, umana e dei paesaggi. Curata da Vittorio Sgarbi che ha percorso l'Italia intera per raccogliere i pezzi esposti, la mostra da lui definita il "Louvre dell'Expo" e' stata inaugurata oggi e restera' aperta gratuitamente fino al 31 ottobre. "Questa mostra da' un senso ancora maggiore al nostro lavoro - ha detto Farinetti -: dimostra che Eataly qui non voleva fare ristoranti, anche se ci sono perche' sono l'ossatura della biodiversita' italiana che noi non dobbiamo perdere. Avevamo detto 200 opere - ha aggiunto - ce ne sono circa 350 tra dentro e fuori. Non si e' mai fatta una mostra cosi' divisa per regioni, che spiega la biodiversita' dell'arte, come l'arte sia figlia dei venti"
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