E' morto a 89 anni il poeta bolognese Roberto Roversi, malato da tempo. Coscienza critica, libraio, fondatore delle riviste Officina e Rendiconti delle quali è stato anche editore, scegliendo già negli anni Sessanta di non pubblicare più con i 'grandi'.
Consapevole fino all'ultimo, morto ieri in casa nel centro di Bologna, ha lasciato disposizioni precise, distinguendosi anche in quest'ultima occasione: l'annuncio della scomparsa doveva essere dato solo il giorno dopo, ovvero oggi. Senza organizzare esequie ufficiali, cerimonie o commemorazioni. Sarà sepolto a Bologna, nella cappella di famiglia.
Dopo la cremazione, un'altra scelta che conferma "il suo comportamento di sempre", precisa la famiglia, che acconsente solo a un piccolo gesto del Consiglio comunale: un minuto di silenzio in aula lunedì. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, esprime la sua commossa partecipazione al lutto. E, a modo suo, lo fa anche Jovanotti, twittando: "Se n'é andato il grande Roberto Roversi un innumerevole poeta. Scrisse anche Chiedi chi erano i Beatles". La canzone degli Stadio è tra le tante con i testi di Roversi, scritti prima per Lucio Dalla (anche Nuvolari).
Roversi era molto legato all'Abruzzo, come lui stesso ha ricordato in una intervista del 2011 rilasciata a Giorgio D'Orazio. "Circa sessant’anni fa prendeva una corriera per raggiungere Teramo, lasciando alla madre una frase di sfuggita: vado a sposarmi. Era stata sufficiente una toccata e fuga nell’immediato dopoguerra per scambiarsi la fede con Elena Marcone.“Pace con voi, ragazze dell’Abruzzo, / una è sangue al mio cuore” avrebbe d’altronde scritto tra i versi della raccolta “Dopo Campoformio” (Einaudi), composta tra il ’55 e il’60, nella quale il poeta emiliano dichiara un bel rapporto con la nostra terra", si legge nell'articolo che ricorda anche i gusti culinari del poeta. "Anch’io sono abruzzese.Sono abruzzese perché da oltre mezzo secolo mangio tutti i giorni abruzzese! Maccheroni alla chitarra, sa ne ho una bella di legno scuro comperata nei primissimi anni, poi le scrippelle, il timballo, lu ‘ndoc-candò, il parrozzo, i bocconotti…", disse Roversi.
Giovanissimo era arrivato in Abruzzo per assistere alla Coppa Acerbo e da questa gita prese spunto per scrivere con Lucio Dalla la canzone "Nuvolari".
Era stato anche direttore del giornale Lotta Continua. Recentemente scrisse il manifesto di 'Ad Alta Voce', rassegna che richiama ogni anno a leggere in piazza decine di 'big' della cultura (in ottobre la dodicesima edizione). Nel 2006 ha chiuso i battenti la libreria antiquaria Palmaverde di Bologna che Roversi ha gestito quasi sessant'anni, dal 1948, con la moglie Elena. Nel 2007 gli morì di cancro l'unico figlio, Antonio, sociologo e docente. Nel 2010 editò in 50 esemplari fuori commercio la versione integrale del poema 'L'Italia sepolta sotto la nevé.
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