Il consigliere comunale Angelo Mancini farebbe bene a sollevare i dubbi che ha nei luoghi deputati alla loro discussione, uno su tutti l'assise civica di cui egli e' parte grazie al voto dei cittadini". Inizia cosi' la replica dell'assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano in risposta alle dichiarazioni di Mancini che ha contestato il cronoprogramma per la ricostruzione dei centri storici. Il suo allarmato intervento a mezzo stampa sulla ricostruzione nei centri storici - osserva l'amministratore - giunge quanto meno confuso e proprio quando, nell'anniversario che piu' drammaticamente tocca i cittadini aquilani, non si ha bisogno di creare altre tensioni, soprattutto se si basano sul frutto di ipotesi personali. Il documento sui criteri operativi di azioni nella ricostruzione privata del Comune dell'Aquila che egli critica e' stato necessario per quantizzare, presso il Governo, le somme necessarie anno per anno e per informare i cittadini dei centri storici sulla programmazione di quelle risorse che consentiranno il rientro nelle loro abitazioni, dunque sulla programmazione della loro stessa vita. Che le risorse stanziate nel CIPE non siano sufficienti (come potrebbe essere diversamente?) e' un fatto notorio, tanto che i miei appelli sono da sempre stati per il ripristino del plafond Cassa Depositi e Prestiti nella misura di un miliardo l'anno fino al 2018 e per un necessario anticipo sul corrente anno di 800.000.000 di euro. Questa - afferma Di Stefano - dovrebbe essere la battaglia comune che anche il consigliere dovrebbe sposare, tanto piu' se e' anche lui e' persuaso sulla esiguita' e discontinuita' delle risorse attuali e tanto piu' se e' innegabile che dal mese di ottobre 2012 L'Aquila non ha piu' fondi per la ricostruzione. In questa visione trovo inconcepibile l'uscita dall'aula al momento del voto su un documento che inchioda il Governo alla responsabilita' verso la nostra citta'. Il documento di programmazione inoltre riguarda esclusivamente la ricostruzione dei centri storici, ma Mancini vi somma i dati delle periferie e confonde i numeri dipingendo un pastrocchio. Infine, ma non certo in termini di importanza - conclude l'assessore alla Ricostruzione - per quanto riguarda il problema della sicurezza degli immobili che, soprattutto nel recupero dei centri storici (dove nessuno mi auguro auspichi una selvaggia sostituzione edilizia) riveste massima importanza e catalizza, giustamente, massima attenzione, chiarisco che l'introduzione della scheda parametrica per l'analisi progettuale consente, per la prima volta, ai tecnici incaricati e dunque ai cittadini proprietari, di innalzare il livello di antisismicita' dei propri immobili fino al 100% e che il Piano di Ricostruzione attribuisce maggiori risorse con le previsioni di incremento del contributo per il fattore di accelerazione sismica".
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Il cronoprogramma sulla ricostruzione dei centri storici dell'Aquila e delle frazioni, varato dalla Giunta comunale e fatto approvare 'a forza' dal Consiglio comunale, o e' una presa in giro nei confronti dei cittadini o e' la dimostrazione di una preoccupante incapacita' amministrativa. Il commento e' di Angelo Mancini, capogruppo di L'Aquila Oggi-Idv. "Non e' un caso che io, in Aula, non abbia partecipato al voto. Non potevo assolutamente farmi complice di un percorso che, di sicuro, non e' a vantaggio degli aquilani". Secondo l'esponente politico "il documento si limita a definire i criteri della ricostruzione, individuandone i tempi e le priorita'. Non ha nulla di operativo e soprattutto non tiene conto della realta' di oggi, caratterizzata dal blocco delle pratiche e dalla mancanza di fondi. Elementi essenziali per costruire un cronoprogramma, che pero' vengono del tutto ignorati nel documento in questione, minandone dunque la credibilita' e la fattibilita'. E' sufficiente analizzare i dati attuali per dare corpo a questa riflessione. Le pratiche di ricostruzione per le sole case classificate con esito di agibilita' E, depositate entro il 31 agosto dello scorso anno e ancora all'esame della filiera, sono circa 3.000, per un impegno di spesa che si aggira sul miliardo di euro. Senza considerare che la filiera medesima oramai e' quasi del tutto sfilacciata: Reluis ha praticamente terminato il suo apporto per la valutazione tecnica, Cineas - deputata al controllo economico dei progetti - lo fara' molto presto. Situazione che aumenta il livello di confusione, e dunque di paralisi, di tutto il percorso della ricostruzione. Sempre per gli immobili E, le pratiche prodotte dopo il 31 agosto 2012 sono 1.400, per una spesa complessiva di 818 milioni di euro. Quelle relative agli edifici vincolati - che passano dunque all'esame della Soprintendenza ai monumenti - sono 66, con un onere finanziario di 420 milioni di euro".
"A tutto questo - prosegue Mancini - vanno aggiunte le 150 pratiche che, in teoria, sarebbero gia' pronte, ma che il Comune non puo' pubblicare per assenza di soldi (136 milioni di euro) e le 2.200 pratiche riguardanti lavori gia' avviati, ma per i quali - proprio perche' la cassa e' vuota - e' stato possibile pagare solo il primo stato di avanzamento dei lavori. Sommato tutto quanto, il fabbisogno della sola ricostruzione cosiddetta pesante, allo stato attuale, e' pari a 2 miliardi e mezzo di euro. Il Comune ha, in tesoreria, appena qualche milione di euro. Una situazione drammatica, che il Governo della Municipalita' pare ignorare completamente quando licenzia un cronoprogramma che difetta di un elemento essenziale: i soldi. Va inoltre ricordato che i fondi deliberati dal Cipe ammontano a 985 milioni di euro, spalmati in 3 anni: 660 per l'anno in corso, 167 per il 2014 e 158 per il 2015. Soldi che, peraltro, non sono ancora stati trasferiti al Comune; tutto lascia pensare che tale 'linfa vitale' non arrivera' prima di giugno. Redigere e far ingoiare alle istituzioni e ai cittadini un documento per la ricostruzione dei centri storici senza questi dati di base e' pura follia". Infine, dice Angelo Macini, "non va nascosta una valutazione tecnica, che pure doveva essere tenuta in debita considerazione nell'elaborare un atto cosi' importante. Meno del 10% delle nostre case e' stato ricostruito o si sta ricostruendo nella piu' totale sicurezza antisismica. Dei 296 progetti condominiali di sostituzione edilizia - ossia quelli che contemplano la demolizione e la ricostruzione dei fabbricati, con un indice di sicurezza sismica pari al 100% - 244 sono stati ammessi a contributo definitivo. In questo modo, saranno ricostruite in modo davvero antisismico circa 2.000 unita' abitative, a fronte delle 27.000 domande di contributo gia' presentate per le abitazioni di tutte le classificazioni di agibilita'. Cio' porta a un'unica conclusione: la citta' non si sta ricostruendo, e quel poco di ricostruzione che si sta realizzando e' fatto male".
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