'La questione del dragaggio del fiume Pescara e la chiusura del porto per circa due anni sono emblema del concetto di rete: se si blocca un anello, saltano anche gli altri e vengono meno dei punti intermedi di collegamento, creando problemi dal punto di vista della mobilita', dell'economia e della salute'. La pensa cosi' il ricercatore abruzzese esperto in analisi delle reti e fellow del Polo analisi delle reti dell'Universita' 'D'Annunzio', Marco Santarelli.
'Quando un'attivita' chiude definitivamente, la questione e' diversa, perche' la rete tende sempre ad auto organizzarsi - spiega Santarelli - ma quando un'attivita' si ferma, come nel caso del porto di Pescara, chi usufruiva dei servizi precedentemente offerti deve andare altrove e questo genera due problemi: uno relativo alla mobilita' e l'altro all'economia dell'indotto'.
Quando si parla di dragaggio, secondo Santarelli, la logica delle reti subentra non soltanto per le conseguenze, ma anche per quanto riguarda le cause che hanno portato alla necessita' del lavori: 'Quando un sistema di depurazione e la razionalizzazione delle acque funzionano male - evidenzia il ricercatore - tutto quello che c'e' a monte e che viene a valle crea un ingorgo. Questi ingorghi, oltre a contribuire all' insabbiamento dei porti, sfociano in mare, generando inquinamento, problemi di salute e proliferazione di insetti pericolosi, come le zanzare'.
'In termini economici, invece - aggiunge Santarelli - si va ad arricchire una zona, in questo caso quella del porto alternativo, mentre dall'altro lato un intero indotto, quello dello scalo pescarese, si ferma completamente. C'e' da considerare, tra l'altro, che Pescara rappresenta un vero e proprio 'polmone' per l'Abruzzo e, in tal senso, il blocco di un intero comparto ha provocato un danno notevole'.
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