Due richieste di condanna e un lungo elenco di assoluzioni e prescrizioni. Dopo quasi sei anni si è arrivati in dirittura d'arrivo per il processo sul depuratore di Pescara, nell'inchiesta denominata "Fangopoli". Il pm Varone ha chiesto un anno e dieci mesi di reclusione per Giovanni Di Vincenzo, legale rappresentante della Dino Di Vincenzo & C. spa, relativamente a due dei reati contestati, vale a dire traffico di rifiuti tossici e nocivi e frode nell'esecuzione del contratto stipulato dall'imprenditore pescarese per la gestione del depuratore. L'altra richiesta di condanna riguarda Alessandro Antonacci, dirigente tecnico dell'ente d'ambito pescarese, per il quale la pubblica accusa ha chiesto dieci mesi di reclusione per turbativa d'asta. Assoluzione, invece, per tutti i vertici di Ato e Aca, ovvero per Giorgio D'Ambrosio, Bruno Catena e Bartolomeo Di Giovanni. Per tutti gli altri imputati le richieste sono state di assoluzione o di prescrizione del reato. L'associazione Codici, come parte civile, ha chiesto invece un risarcimento danni di 100 mila euro da devolvere allo Stato. Prossima udienza il 10 luglio con le ultime arringhe difensive e la sentenza.
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