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Pubblicato il 24/06/2014 22:10

L'Aquila, Monsignor Petrocchi: non cerchiamo privilegi

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"Stiamo aspettando una risposta dal Governo nazionale che da mesi ha sul tavolo una nostra proposta; a noi non interessa avere la gestione degli appalti bensi' partecipare al tavolo di concertazione sulla ricostruzione del nostro patrimonio per poter dire ufficialmente la nostra sulle nostre proprietà". Cosi' ha risposto ai giornalisti, a margine della cerimonia di celebrazione del 240/o anniversario della fondazione della Guardia di Finanza, l'Arcivescovo dell' Aquila, Giuseppe Petrocchi, nella sua prima uscita pubblica dopo la bufera giudiziaria che ha come oggetto anche gli appalti per la ricostruzione delle chiese danneggiate dal terremoto del 6 aprile 2009. "Non cerchiamo privilegi - ha detto ancora - ma la rappresentazione ufficiale di un diritto, non siamo interessati all'aspetto finanziario. Vogliamo essere soggetti che possano concorrere a maturare le decisioni sulla ricostruzione del nostro patrimonio, non possiamo tollerare di essere esclusi. Qualora dovessimo essere autorizzati al ruolo di soggetti attuatori, saremmo disposti a delegare gli enti pubblici per i bandi, considerando che noi non abbiamo ne' interesse ne' struttura". "Insomma - ha concluso l'Arcivescovo dell'Aquila - a noi preme che si varino regole idonee che riconoscano la nostra presenza sui tavoli decisionali, che ci siano norme snelle per una ricostruzione veloce ed efficace". La proposta alla quale si riferisce la Curia aquilana (all' epoca presentata all'allora presidente del Consiglio dei Ministri, Enrico Letta) - avallata dagli altri vescovi abruzzesi e da quelli molisani - riguarda il riconoscimento della Curia stessa come soggetto attuatore e quindi autorizzato a fare appalti per la ricostruzione del suo patrimonio. Documentazione che e' al centro dell'inchiesta della procura della Repubblica dell'Aquila su presunte tangenti nella ricostruzione di beni culturali ed ecclesiastici del capoluogo abruzzese che ha portato all'arresto di 5 persone e all'iscrizione sul registro degli indagati di altre 15, nessuno appartenente al clero aquilano. In relazione all'inchiesta, Petrocchi ha sottolineato che in Curia c'e' un clima tranquillo e fiducioso sul fatto che la Chiesa aquilana non sia coinvolta. 

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