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Pubblicato il 06/02/2014 11:11

Maxi operazione anticamorra nel chietino, decisiva la collaborazione di Cozzolino

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Presente alla conferenza stampa anche il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti. Nel periodo che va dal 2003 al 2008, tra alterne vicende detentive, Cozzolino, che poi collaborera' con gl inquirenti, con la sua organizzazione si e' reso responsabile, quale esecutore o mandante, di numerosi atti di intimidazione, tentati omicidi e incendi di autovetture e beni immobili; tali atti violenti sono stati anche rivolti ad alcuni appartenenti alle forze dell'ordine e loro familiari. In tale contesto l'uomo e' riuscito anche a superare le resistenze di alcuni rom stanziali dediti autonomamente allo spaccio di droga detenendone prima del suo arrivo la gestione del mercato. Il gruppo, cosi' strutturato, e' riuscito a costringerli ad acquistare il narcotico dalla propria organizzazione e sottoporli alla propria egemonia. E' a febbraio 2012, all'indomani di un'operazione dell'Arma di Chieti, l'indagine "Tramonto", che ha portava alla cattura di 63 indagati per traffico di stupefacenti, detenzione di armi ed altro, che Lorenzo Cozzolino e la compagna Italia Belsole iniziaano a collaborare con la giustizia rendendo dichiarazioni alle D.d.a. dell'Aquila e Napoli. Tale collaborazione ha permesso di operare una rilettura di numerosi fascicoli processuali, trattati precedentemente dalle procure ordinarie per reati minori, consentendo una piu' ampia visione del fenomeno criminale. La meticolosa attivita' di riscontro e di approfondimento investigativo, sviluppata sotto la direzione della Procura distrettuale aquilana, ha confermato il quadro indiziario riscontrando nel dettaglio le innumerevoli attivita' illecite commesse in quegli anni dal sodalizio indagato e consentendo di documentare: le origini, la struttura e le gerarchie interne del sodalizio; le modalita' tipicamente mafiose di affermazione sul territorio, attraverso il sistematico ricorso alla violenza, ad attentati dinamitardi, a conflitti a fuoco, a pestaggi e ad altre gravi forme di intimidazione, perpetrate, sia all'interno del sodalizio per consolidare le gerarchie interne, sia all'esterno per estendere la propria supremazia sul territorio; il sostentamento degli affiliati detenuti e dei loro familiari, di cui l'organizzazione si faceva carico disponendo, alternativamente, l'erogazione della c.d. "settimana", o cancellando eventuali debiti contratti; la disponibilita' di armi da fuoco, a volta utilizzate con estrema disinvoltura anche in luoghi pubblici molto frequentati, con i conseguenti rischi per l'incolumita' dei passanti; l'utilizzo di diversi canali, sia nazionali che esteri, per l'approvvigionamento delle sostanze stupefacenti, nonche' i contatti mantenuti da Cozzolino con referenti calabresi e con noti narcotrafficanti di cocaina stanziali in Olanda e Germania.

Nell'ambito dell'indagine, a riscontro delle dichiarazioni dei due coniugi, sono stati rinvenuti e sequestrati, occultati all'interno di un casolare di proprieta' di un appartenente all'organizzazione, alcuni silenziatori di fabbricazione artigianale, giubbotti antiproiettile, lampeggianti del tipo in dotazione alle forze di polizia e manette prive di matricola. A riscontro delle dichiarazioni della coppia gli inquirenti hanno evidenziato che a seguito di comparazioni balistiche eseguite dai carabinieri del Ris su alcuni bossoli ed ogive repertati in occasione di alcuni fatti di sangue susseguitisi negli anni, e' stato altresi' confermato il coinvolgimento in quei delitti dei coniugi Cozzolino-Belsole e dei propri sodali.

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