Tutto da rifare per il processo per l'omicidio di Adele Mazza. La Corte d'Assise d'Appello dell Aquila, a sorpresa, cancella l'ergastolo di Romano Bisceglia, accusato di aver ucciso e fatto a pezzi l'ex compagna Adele Mazza nell'aprile del 2010. Alla base della decisione, di cui però non si conoscono i motivi, pare ci siano vizi procedurali legati alla composizione della giuria popolare. Le eccezioni erano state sollevate dalla difesa dell'uomo e dalla procura generale. Bisceglia venne condannato in primo grado al carcere a vita in Corte d'Assise a Teramo per omicidio volontario, occultamento e vilipendio di cadavere. I resti della donna vennero trovati in una scarpa di via Franchi a Teramo. Ad incastrare l'ex compagno della donna furono le tracce di Dna trovate in casa dell'uomo e sui nastri utilizzati per chiudere i sacchi, fiutati da un cane portato al guinzaglio dal padrone in via Franchi.
'''Voglio un caffe' - sono state le prime parole pronunciate da Bisceglia - ma adesso torno in liberta'?'', ha poi chiesto al suo difensore, l'avvocato Barbara Castiglione. Non ci tornera' per il momento, non essendo in scadenza i termini di custodia cautelare, ma aspettera' in cella, nel carcere di Chieti dove e' detenuto, il prossimo autunno, stagione in cui e' presumibile che la Corte d'Assise di Teramo, in altra composizione collegiale, tornera' a processarlo per omicidio volontario pluriaggravato e vilipendio di cadavere. Attendera' anche che la sua difesa precisi meglio i contorni di alcuni aspetti dell'indagine, a suo dire lacunosi, che aveva indicato nei motivi di appello, compresa l'acquisizione di nuovi tabulati telefonici e la nomina di un nuovo consulente tecnico d'ufficio per stabilire con maggior esattezza la data della morte della donna. I cinque pezzi del corpo della donna - arti inferiori, arti superiori e tronco - furono rinvenuti casualmente da un cane condotto a passeggio dal suo proprietario il 5 aprile 2010, in via Nicola Franchi, alle porte della citta'. Se il trasporto con un carrellino dei resti umani, chiusi in buste di supermercato e uno zainetto, dal luogo del delitto alla scarpata, non fosse stato compiuto maldestramente dall'assassino, forse quel corpo non sarebbe mai stato ritrovato. Un corpo sezionato con abilita' chirurgica, quasi da mani esperte, di una donna gia' senza vita perche' strangolata con una corda, in una operazione condotta con calma e con molto tempo a disposizione. Ad incastrare Bisceglia era stato il Dna, estratto da un reperto, un pezzetto di adesivo che doveva servire per assicurare una delle buste di plastica al carrellino. Non c'era alternativa - avevano commentato l'allora procuratore capo Gabriele Ferretti e il pm che aveva condotto le indagini, Roberta D'Avolio - la sentenza e' chiara: piena responsabilita' penale dell'imputato, come da noi sostenuto. La sentenza era stata accolta con le lacrime dalle sorelle della vittima, che alla pronuncia in aula della parola ergastolo, si erano abbracciate piangendo: ''Siamo soddisfatte, giustizia e' fatta - avevano detto Pina e Marilena Mazza - Adesso veramente Adele puo' riposare in pace''. Quel cavillo ha rimesso tutto in discussione. In autunno si tornera' in aula, a Teramo e loro ritroveranno di fronte colui da cui Adele voleva fuggire.
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