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Pubblicato il 24/02/2015 18:06

Omicidio Melania Rea, per la Cassazione la relazione extraconiugale non e' movente

cassazione, melania rea

Sara' la Corte d'assise d'appello di Perugia a decidere se concedere o meno le attenuanti generiche a Salvatore Parolisi

Una "esplosione di ira ricollegabile a un litigio tra i due coniugi". Questa la ricostruzione che la prima sezione penale fa dell'omicidio di Melania Rea, riconoscendone come unico responsabile il marito della vittima, Salvatore Parolisi. Le ragioni fondanti del litigio, aggiunge la Suprema Corte nelle motivazioni della sentenza con cui, il 10 febbraio scorso, confermo' la responsabilita' dell'imputato pur disponendo un nuovo processo per rideterminare al ribasso la pena a 30 anni inflittagli in appello, "si apprezzano nella conclamata infedelta' coniugale" di Parolisi

Sara' la Corte d'assise d'appello di Perugia a decidere se concedere o meno le attenuanti generiche a Salvatore Parolisi. Lo sottolinea la Cassazione, spiegando che "il mantenimento (o meno) del diniego delle circostanze attenuanti generiche" nei confronti dell'ex caporalmaggiore dell'Esercito "e' compito, in tutta evidenza, del giudice di rinvio, essendo parzialmente mutato il quadro circostanziale posto a carico" dell'imputato. La Corte perugina decidera' quindi anche su questo punto, oltre a rideterminare, al ribasso (per l'annullamento dell'aggravante della crudelta'), la pena a 30 anni inflitta a Parolisi nel primo processo d'appello a L'Aquila

"La mera reiterazione dei colpi", anche se "consistente", non puo' essere ritenuta "fonte di aggravamento di pena", in relazione all'aggravante dell'aver agito con crudelta'. Lo rileva la prima sezione penale della Cassazione, spiegando perche', il 10 febbraio scorso, pur riconoscendo la responsabilita' dell'ex caporalmaggiore dell'Esercito Salvatore Parolisi nell'omicidio della moglie Melania Rea, ha disposto un nuovo processo per rideterminare al ribasso la pena a 30 anni inflittagli in appello, eliminando la contestata aggravante della crudelta'

Le modalita' esecutive del delitto "alimentano - osservano i giudici di piazza Cavour - la considerazione di un'azione lesiva commessa con estrema rapidita', frutto di slatentizzazione di rabbia e aggressivita', con colpi portati in rapida sequenza e ravvicinati, specie nel momento in cui l'aggressore si e' posizionato frontalmente alla vittima". Il numero dei colpi inferti - 35 coltellate - "e' indicativo - si legge nella sentenza - del dolo d'impeto e del concreto finalismo omicidiario, fermo restando che nessuna delle lesioni e' di per se' mortale, tutte concorrendo alla determinazione dell'evento". La sede delle lesioni, infatti, "non risulta indicativa di alcun ulteriore determinismo volitivo", spiega la Corte, e "le lesioni al collo o al volto risultano, tranne una in zona mandibolare, tutte superficiali e probabile frutto della stessa concitazione lesiva". Cio' "esclude - sottolineano gli alti giudici - la sussistenza in fatto di quel 'tentativo di scannamento' che si era in un primo momento ipotizzato". Per quanto riguarda poi "l'abbandono in stato agonico" della vittima, "e' anch'esso condotta ricompresa nel finalismo omicidiario - si spiega in sentenza - non potendo assimilarsi la crudelta' all'assenza di tentativi di soccorso alla vittima". La Cassazione affronta anche il punto della bambina, rimasta in auto durante il delitto: "l'intera azione delittuosa presuppone che la piccola si sia addormentata in auto" e, dunque, i giudici d'appello "in modo del tutto congetturale" ipotizzano che la bimba "si sia trovata in condizioni tali da percepire l'accaduto, fatto che non puo' pertanto ritenersi in alcun modo provato". 

La relazione extraconiugale che Salvatore Parolisi viveva non va considerata "movente in senso tipico" dell'omicidio della moglie Melania Rea, ma piuttosto un "antecedente logico e storico di un profondo disagio personale che nel determinare una 'strettoia emotiva' ben puo' aver determinato quelle particolari condizioni di aggressivita' slatentizzatesi nel momento del delitto". Lo scrive la prima sezione penale della Cassazione nella sentenza - depositata oggi e lunga ben 100 pagine - con la quale spiega il perche', il 10 febbraio scorso, confermo' la responsabilita' di Salvatore Parolisi per l'omicidio della moglie.

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