Il Tribunale amministrativo regionale di Pescara (sezione prima) ha respinto, con una ordinanza cautelare depositata ieri, la richiesta di sospensiva relativa al ricorso presentato dall'Associazione sportiva Dilettantistica Orione Pescara contro la Provincia di Pescara. Al centro del ricorso gli atti della Provincia, a firma del dirigente Nicoletta Bucco, relativi alla piscina provinciale annessa all'Istituto Volta e gestita dall'Associazione Orione. In particolare l'Associazione presieduta da Matteo Iacono ha impugnato la diffida alla riconsegna dell'impianto sportivo, datata 14 novembre, e gli atti successivi che riguardano la risoluzione contrattuale e la chiusura della struttura per motivi di sicurezza.
La Provincia, rappresentata davanti al Tar dall'avvocato Pietro Alessandrini, attende ora che l'Associazione Orione, risultata inadempiente rispetto agli obblighi assunti nel contratto del 2011, lasci quanto prima liberi i locali della piscina, per consentire all'ente di promuovere tutte quelle azioni utili e necessarie alla riapertura al pubblico.
"Ringraziamo Iacono per la sua attivita', sicuramente meritoria perche' coinvolge anche utenti disabili. Purtroppo, però", dicono il presidente Guerino Testa e il vice presidente Fabrizio Rapposelli, "la sua posizione non e' condivisibile. Si ostina ad occupare i locali della piscina, bloccando di fatto la ripresa delle attivita'. Ci accusa ingiustamente di ostacolare l'utenza ma in realta' e' stato proprio lui ad impedire che questa vicenda si risolvesse in tempi rapidi e positivamente per chi frequenta l'impianto. Ha respinto le proposte transattive avanzate dalla Provincia e ha altresi' proposto ricorso al Tar, costringendo la Provincia a costituirsi per difendere le proprie posizioni di diritto, facendo cosi' trascorrere settimane preziose. Ci auguriamo, all'indomani del pronunciamento del Tar a nostro favore, che ora si faccia da parte e che le forze politiche che fino ad oggi ha chiamato al suo fianco lo inducano a piu' miti consigli, considerato che Iacono ha respinto finanche la possibilita' di arrivare ad una risoluzione consensuale del contratto. Non e' giusto che gli utenti, disabili e non, paghino per la sua ostinazione a non rispettare un contratto che lui stesso ha firmato".
A tal proposito i due amministratori ricordano che il contratto prevedeva il pagamento di un canone annuale, l'esecuzione di lavori di miglioria e la volturazione di tutte le utenze dell'impianto. Punti, questi, su cui l'associazione e' risultata inadempiente, accumulando un "debito" nei confronti dell'amministrazione che supera i 350mila euro tra morosita', costi indebitamente pagati dalla Provincia, e opere non eseguite.
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