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Pubblicato il 11/04/2014 23:11

Università, "la scelta non può avvenire con un orientamento di 1 giorno"

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Ad affermarlo e' Marco Santarelli, associato Cnr ed esperto del Polo analisi dell'Universita' D'Annunzio di Chieti

 "La scelta dell'universita' non puo' avvenire solo attraverso una singola giornata di orientamento, quando le universita' vengono presentate come un'offerta, uno spot commerciale, ma deve essere il risultato di un percorso nel tempo, da costruirsi passo dopo passo, per scoprire quali sono le proprie competenze e capacita'". Ad affermarlo e' Marco Santarelli, associato Cnr ed esperto del Polo analisi dell'Universita' D'Annunzio di Chieti che oggi, a Vasto, ha incontrato 600 studenti degli istituti superiori del Vastese e del Molise impegnati nell'evento "Orientati. Formati al futuro". Per Santarelli l'orientamento e' "come un cammino di preparazione continua alla futura scelta dell'universita', che si comincia partendo nell'ultimo biennio delle superiori facendo fare ai ragazzi lavori con gli atenei, senza conflittualita' tra le varie universita', ma iniziando a seguire un percorso di vera formazione per mettere in evidenza i propri talenti". Per l'esperto della D'Annunzio "le scuole insegnano ancora materie con un concetto medievale, dando poco o nulla alle lingue straniere, rispetto a quanto accade all'estero. Cosi' come ci si dimentica di internet e dell'educazione civica perche' i ragazzi quando vanno in Europa si confrontano e devono conoscere le regole del rispetto dell'altro". Santarelli pensa ai giovani con una valigia sempre pronta che contiene al suo interno "immaginazione e creativita', per accettare le sfide di un mercato del lavoro non sempre capace di assorbire chi completa il percorso formativo". In un'Europa senza barriere Santarelli ha ribadito come l'Italia rispetto al resto del vecchio continente presenti dei limiti anche nell'utilizzo dei fondi europei: "Tutto questo colpa della scarsa capacita' di saperli sfruttare. Che vuol dire saperli fare, saper capire che cosa chiedono e poi saper spendere i soldi assegnati, magari senza incappare nelle maglie della giustizia. Vedo per i nostri giovani un'Europa molto lanciata nell'innovazione e nelle tecnologie, mentre noi italiani non abbiamo ancora un focus molto chiaro. Essere in Europa non vuol dire andare a Bruxelles, ma saper confrontarsi competendo con gli altri paesi con le nostre capacita', che ci sono e sono tante".

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