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Pubblicato il 26/10/2012 00:12

Cresa: commercio in calo in Abruzzo

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I risultati di un'indagine condotta su 610 imprese del commercio al dettaglio, della grande distribuzione e dei pubblici esercizi

Il commercio in Abruzzo produce un valore aggiunto di circa 2.500 milioni di euro, pari al 12% del totale regionale. A fine giugno 2012 le imprese commerciali (35.046) sono il 23% delle imprese regionali e occupano il 12% degli addetti totali. Il 29% delle imprese commerciali e' gestito da donne e il 12% da stranieri. La grande distribuzione e' particolarmente presente in Abruzzo (36 mq/100 abitanti) rispetto all'Italia (34mq/100 abitanti).

L'indagine, svolta per la prima volta dal CRESA, ha riguardato 610 imprese del commercio al dettaglio, della grande distribuzione e dei pubblici esercizi con almeno 3 addetti. Sono stati esclusi il commercio all'ingrosso e il commercio e la riparazione di automobili. Pertanto, i risultati ottenuti non sono rappresentativi dell'intero comparto regionale ma solo dell'universo considerato.

Il quadro congiunturale

A livello regionale il totale delle imprese intervistate ha registrato un calo delle quantita' vendute sia semestrale (-11,5%) che annuale (-10,1%) nonostante i prezzi di vendita non abbiano mostrato variazioni di rilievo ne' congiunturali (0,0%) ne' tendenziali (+0,3%). All'incremento dei prezzi di approvvigionamento (+2,4% sia semestrale che annuale) si accompagna un certo aumento dei costi totali (semestrale: +5,0%; annuale: +4,8%). I livelli occupazionali non hanno fatto rilevare variazioni semestrali consistenti (-0,1%) mentre hanno subito un maggiore calo annuale (-4,2%). Gli operatori si aspettano per il prossimo semestre un calo delle vendite e dell'occupazione e un aumento di prezzi di approvvigionamento, prezzi di vendita e costi totali.

Per la grande distribuzione l'incremento dei prezzi di vendita (+0,7% semestrale e +1,4% annuale) ha prodotto un calo delle vendite sia congiunturale (-9,6%) che tendenziale (-8,9%). All'aumento dei prezzi di approvvigionamento si e' accompagnato un incremento dei costi totali (+4,0% e +3,9%). 

 E' stata registrata una flessione dell'occupazione (-1,8% e -3,0%). Per il commercio al dettaglio il calo sia semestrale (-12,3%) che annuale (-10,7%) delle quantita' vendute ha coinvolto soprattutto il dettaglio non alimentare, e ha raggiunto valori particolarmente gravi riguardo alla vendita di abbigliamento e alla vendita di mobili e articoli per la casa. La lieve flessione dei prezzi di vendita (-0,3% congiunturale e -0,2% annuale) risulta dall'aumento relativo ai generi alimentari e dalla diminuzione riguardante quelli non alimentari (soprattutto l'abbigliamento). E' stato rilevato un aumento sia dei prezzi di approvvigionamento che dei costi totali. L'occupazione e' in calo annuale (-4,2%) mentre non mostra variazioni semestrali di rilievo (+0,1%). Nei pubblici esercizi le vendite sono risultate in calo sia congiunturale (-15,5%) che annuale (-13,1%) nonostante i prezzi di vendita siano rimasti costanti rispetto all'anno precedente e in lieve calo rispetto al semestre precedente (-0,2%). Con i prezzi di approvvigionamento sono aumentati anche i costi totali. Gli occupati sono diminuiti rispetto all'anno precedente (-7,7%) mentre sono aumentati rispetto al semestre precedente (+3,1%).

Tutte le province hanno registrato un calo delle vendite sia semestrale che annuale, risultato piu' consistente nella provincia dell'Aquila dal punto di vista congiunturale. I prezzi di vendita sono registrati in aumento nelle province di L'Aquila e Chieti e in calo in quelle di Teramo e Pescara. I costi totali mostrano un aumento sia semestrale che annuale ovunque, superiore alla media regionale a L'Aquila e Chieti. L'occupazione e' in calo annuale ovunque, mentre aumenta rispetto al semestre precedente solo a Teramo e Chieti.

Secondo il Cresa il clima di opinione per i prossimi sei mesi e' pessimistico. Le aspettative, misurate come differenza tra la percentuale di risposte con indicazione di aumento e quelle con indicazione di diminuzione, mostrano che i timori sulla tenuta dei livelli di vendite e occupazione prevalgono sulle aspettative di crescita, mentre sono diffuse attese di aumento dei prezzi di vendita, prezzi di approvvigionamento e costi totali.

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