Nel 2013 il numero degli esportatori italiani ha raggiunto quota 211.756, 2.666 in piu' rispetto all'anno precedente grazie, soprattutto, alle piccole aziende con fatturato estero inferiore ai 75mila euro. E' quanto si legge nel rapporto Ice 2013-2014. "Il numero degli esportatori italiani - si legge in una nota - e' cresciuto anche nell'ultimo anno tornando ai livelli precedenti alla crisi e raggiungendo un numero record di 211.756 unita', 2.666 in piu' rispetto all'anno precedente. Questo incremento - spiega Ice - e' stato determinato in massima parte dall'aumento del numero dei micro-esportatori (con fatturato estero inferiore ai 75mila euro), cresciuti di 17mila unita' dal 2004 al 2013, cui non ha tuttavia corrisposto un aumento del peso delle loro esportazioni sul totale (fermo allo 0,6%)"
"In questo contesto - rileva il rapporto - la ripresa avviatasi in Italia nella seconda meta' del 2013 appare lenta e fragile. La domanda nazionale, pur mostrando qualche accenno di recupero, resta debole e il sostegno principale alla crescita continua a dipender dalle esportazioni nette, condizionate dalle incertezze sullo scenario internazionale. Le esportazioni italiane di merci, a prezzi correnti, sono rimaste pressoche' invariate nel 2013 (-0,1%). Tuttavia la loro quota sul volume delle esportazioni mondiali ha interrotto una lunga tendenza discendente, risanamento al 2,8%, in parte per effetto dell'impatto nominale dell'apprezzamento dell'euro. La recessione - si legge ancora - si e' tradotta in un netto miglioramento del saldo corrente della bilancia dei pagamenti che dopo 13 anni ha registrato un segno positivo (15 miliardi di euro pari a circa l'1% del prodotto interno lordo). E l'avanzo corrente della bilancia dei pagamenti dell'Italia e' dipeso principalmente dal saldo commerciale, passato di un surplus di 17 miliardi nel 2012 a uno di 37 nel 2013
Hanno inciso, oltre al miglioramento del deficit dei prodotti energetici, in gran parte spiegato dalla dinamica dei prezzi del petrolio, l'incremento del surplus per gli altri prodotti (85 miliardi pari al 5,4% del Pil) come altre volte in passato, il riequilibro dei conti con l'estero segnala, tuttavia, una diminuzione delle importazioni, piu' che un andamento favorevoli delle esportazioni.
Con riferimento ai Paesi di destinazione delle esportazioni italiane - rileva l'Ice - si assiste ad un riorientamento verso mercati lontani. Cosi', parallelamente a una riduzione del peso dell'Unione Europea, pur sempre primo partner commerciale su cui si riversa ancora oltre il 50% delle vendite italiane, e' aumentata l'incidenza di aree meno vicine ma piu' dinamiche come l'Asia orientale, l'Africa e le Americhe. In particolare, con riferimento ai principali partner, sono cresciute le vendite verso gli Stati Uniti (+1,4%), Regno Unito (+3,4%), Belgio (+10,3%), Russia (+8,2%) e Cina (+9,5%). Dal lato delle importazioni, in un contesto generalizzato di calo degli acquisti, si registra in contro tendenza l'aumento dell'import dalla Russia (+9,5%) dovuto all'effetto di sostituzione delle forniture energetiche di altri Paesi, tra cui la Libia (-37,2%)". "A livello settoriale spicca l'aumento dell'export di prodotti alimentari, articoli in pelle, articolo farmaceutici e chimico-medicinali. Solo pochi settori non hanno contribuito al miglioramento del saldo manifatturiero, tra cui coke e prodotti petroliferi raffinati e i prodotti della metallurgia
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