"La vicenda del cementificio Sacci di Cagnano Amiterno parte da lontano, ma ora e' arrivata a un bivio: l'intero gruppo e' in crisi, con la richiesta di concordato e il sito aquilano non riesce a vendere il cemento neanche al cantiere piu' grande d'Europa, quello della ricostruzione dell'Aquila dopo il terremoto". Parte con questa premessa una interrogazione a risposta scritta che l'on Gianni Melilla (Sel) ha rivolto ai ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico. In particolare, il parlamentare abruzzese ha chiesto ai due esponenti di governo "Se non intendano convocare un incontro con le Parti Sociali, la Regione Abruzzo e i vertici Aziendali per trovare una soluzione condivisa con l'obiettivo di tutelare l'occupazione e la presenza produttiva della Sacci di Cagnano Amiterno". Nel documento Melilla ricorda che "nella fabbrica di Cagnano Amiterno lavorano 88 persone, ma il numero dei lavoratori coinvolti, con l'indotto, arriva a 140. Il gruppo Sacci, che opera a livello regionale, ha avanzato richiesta di concordato in bianco al Tribunale, per cercare di tamponare la situazione debitoria: se il giudice non accogliera' il piano di risanamento, scattera' la cassa integrazione straordinaria. In questo scenario, il sito aquilano appare fortemente a rischio e il 12 maggio si svolgera' un tavolo presso la Regione per affrontare la grave situazione. Nei giorni scorsi - si legge ancora nel documento ispettivo - i lavoratori hanno inscenato un sit-in di protesta in occasione dell'inaugurazione del Salone della ricostruzione, nel nucleo industriale di Bazzano. I dipendenti sottolineano come nei cantieri del cratere sismico si vedono sacchi di cemento di tutte le marche ma non della Sacci, che produce a chilometri zero e sta attraversando un periodo disastroso".
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