Tra la Dritta di Pescara ed il Tortiglione di Teramo, le due varieta' autoctone tipiche dell'olivicoltura abruzzese vince la qualita' certificata delle filiere tracciate Unaprol. E' quanto emerge dal convegno e presentazione dei profili sensoriali territoriali d'Abruzzo, organizzato ad Expo dal consorzio olivicolo italiano.
"Un'occasione - afferma Pietro Sandali direttore generale di Unaprol - per presentare il meglio del made in Italy olivicolo esaltando le peculiarita' dei vari territori, offrendo alle filiere tracciate da Unaprol con i regg. 611 e 615 del 2014, l'opportunita' di cogliere Expo come un trampolino di lancio per incrociare nuovi consumatori".
Dai dati dell'osservatorio economico di Unaprol risulta che l'olivicoltura in Abruzzo e' la seconda coltura arborea piu' coltivata subito dopo la vite. Il patrimonio olivicolo abruzzese e' stimato in 9 milioni di piante su circa 46.000 ha che rappresentano il 50% della sola superficie agricola arborea utilizzata (SAU). Le aziende che coltivano olivo sono oltre 60.000, ma di queste soltanto un quarto sono ad indirizzo prevalente ed il 75% ha superficie inferiore a due ettari. Al primo posto la provincia di Chieti con circa il 57% della produzione regionale. Seguono Pescara con il 25% e Teramo con il 14%. Tre le DOP presenti sul territorio rispettivamente nelle province di Chieti (Colline Teatine), Pescara (Aprutino Pescarese) e Teramo (Pretuziano delle colline teramane). La struttura della trasformazione conta circa 290 frantoi. Un punto di forza dell'olivicoltura abruzzese per la produzione di olio extra vergine di oliva di alta qualita' che ora puo' fregiarsi anche di oli extra vergine con la propria carta d'identita'. Si tratta di un progetto gia' realizzato con la misura 124 del precedente PSR 2007/2014 che incrocia i dati dei GIS (Sistemi Informativi Geografici) e dell'NMR (Risonanza Magnetica Nucleare).
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