"Affermare che la crisi della ACS di Atessa e' logica conseguenza degli accordi sottoscritti dalla Fiom e' una follia: troviamo assurdo non spiegare la latitanza della Uilm in merito a questa vicenda, visto che e' stata totalmente assente dallo scenario di lotta". E' quanto dichiara in una nota il segretario provinciale della Fiom Cgil di Chieti, Davide Labbrozzi, in merito al comunicato del suo omologo in Uilm, Nicola Manzi, che aveva parlato di "altra verità" nella vicenda della Acs di Atessa. L'azienda ha licenziato i 23 operai e ha chiuso lo stabilimento in Val di Sangro, spostando la produzione a Cassino, in un altro stabilimento di proprieta'. "La Uilm dovrebbe ricordare che lo smantellamento della ACS ebbe inizio tre anni fa quando, grazie ad una intesa raggiunta tra Uilm ed Azienda, la ACS trasferi' ben diciassette stampi di produzione a Cassino - spiega Labbrozzi nel comunicato - fu proprio l'allora segretario provinciale della Uilm a convincere tutti che in cambio della rinuncia a chiudere il sito produttivo di Atessa, si poteva concedere l'assenso al trasferimento. Inoltre, la Uilm dovrebbe scendere dal suo piccolo piedistallo e smetterla di spiegare quel che di cattivo e di sbagliato gli altri fanno. Sarebbe interessante invece, illustrare la sua strategia perdente e cio' che ha prodotto in questi due mesi, periodo che ha visto i lavoratori ACS impegnati in una vera lotta di classe, altro che gli scioperetti citati nella nota", aggiunge il segretario della Fiom di Chieti. "La nostra sigla sindacale continuera' a lavorare, cosi' come ha fatto in questi anni, con l'obiettivo di garantire il massimo risultato possibile ai lavoratori della Acs - conclude Labbrozzi - il Tavolo costituitosi ieri offre nuove speranze a quei lavoratori che in questi mesi hanno conosciuto l'impegno della sola categoria dei Metalmeccanici della Cgil".
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