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Pubblicato il 23/07/2012 14:02

Mons. Antonini critica il restauro di San Biagio d'Amiternum

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Il nunzio apostolico a Belgrado, arcivescovo Orlando Antonini, ritiene 'insoddisfacente', nonostante 'lodevole a piu' titoli', il lavoro di recupero della chiesa di San Biagio d'Amiternum all'Aquila, primo edificio sacro del centro storico ad essere recuperato integralmente e restituito al culto ieri sera, dopo 18 mesi di lavori di consolidamento strutturale.

Secondo monsignor Antonini, nato a Villa Sant'Angelo, comune a 18 chilometri dall'Aquila, 'Il recupero di San Biagio d' Amiternum - dice -, delude per una discutibile sezione architettonica - la facciata superiore - la quale per la sua vistosita' rischia di oscurare gli esiti positivi ottenuti. Trattandosi del primo monumento della citta' storica ad essere stato ricostruito e restituito al culto pubblico dopo il sisma, San Biagio/San Giuseppe lo si sarebbe dovuto far assurgere a caso esemplare, simbolo inaugurante la ricostruzione migliorativa dell'intera Aquila sia dal punto di vista strutturale sia da quello formale ed estetico'.

'Cio' che si sarebbe potuto fare meglio - spiega - e' la facciata. Come ben si sa, la sua parte superiore, lasciata incompiuta e a smorze dalla ricostruzione di post-1703, nel sisma del 2009 era stata quasi del tutto abbattuta. Rifare 'a' l'identique' una parete grezza come quella crollata non e' d'evidenza materialmente possibile. Era dunque l'occasione d'oro per valorizzare gli architetti di oggi chiedendo loro una soluzione conclusiva geniale, in forme contemporanee, del prospetto, in armonia con l'ordine inferiore'.

'Si e' scelto di realizzare un nuovo 'grezzo', un nuovo 'non finito', impiastricciato di sbavi di malta, una brutta copia del timpano crollato. Forse - conclude Mons. Antonini - si sarebbe almeno potuto adottare la soluzione 'in neutro', che il sottoscritto propone nella pubblicazione 'L'Aquila nuova negli itinerari del Nunzio': una parete intonacata come nell'ordine inferiore e il cui timpano, con fine tocco, supera di poco i colmarecci del tetto come nei casi delle fronti sei-settecentesche di San Filippo e del Gesu' in città'.

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