gestionale telefonia Gestionale Telefonia
HOME » GEO ECONOMY » LA CONTRAFFAZIONE DEL MADE IN ITALY COSTA TRECENTOMILA POSTI DI LAVORO
Pubblicato il 04/12/2013 21:09

La contraffazione del Made in Italy costa trecentomila posti di lavoro

contraffazione, made in Italy

La contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari Made in italy costa all'Italia trecentomila posti di lavoro che si potrebbero creare nel Paese con una seria azione di contrasto a livello nazionale ed internazionale. E' quanto rileva la Coldiretti nel precisare che il fatturato del falso Made in Italy, solo nell'agroalimentare, ha ormai superato i 60 miliardi di euro. La lotta alla contraffazione e alla pirateria, quindi, rappresentano per le Istituzioni un' area di intervento prioritaria per recuperare risorse economiche utili al Paese e generare occupazione in un momento difficile come l'attuale per ricerca di posti di lavoro. 

Senza falso made in Italy le esportazioni agroalimentari potrebbero addirittura triplicare e invece alla perdita di opportunita' economiche e occupazionali si somma il danno provocato all'immagine dei prodotti nostrani soprattutto nei mercati emergenti dove spesso il falso e' piu' diffuso del vero e condiziona quindi negativamente le aspettative dei consumatori. Se infatti, secondo un sondaggio Coldiretti/Swg, ben il 45 per cento degli italiani non mangerebbe mai un formaggio Parmesan prodotto in Australia, la situazione e' profondamente diversa all'estero, specie nei Paesi emergenti. Il cosiddetto "Italian sounding" colpisce i prodotti piu' rappresentativi dell'identita' alimentare nazionale nei diversi continenti dove sono state scovate delle inquietanti falsificazioni che colpiscono direttamente tutte le regioni italiane. E' pesante il contributo, in termini di ricchezza, dato dalla Lombardia che si vede espropriata del buon nome del Grana Padano e del Salame tipo "Milano", imitati in Brasile, ma anche negli Stati Uniti e della polenta che diventa Palenta in Romania. 

Ma sono numerose le aberrazioni che si riscontrano nei cinque continenti e che vanno dallo "Spicy thai pesto" statunitense al "Parma salami" del Messico, da una curiosa "mortadela" siciliana dal Brasile ad un "salami calabrese" prodotto in Canada, da un "barbera bianco" rumeno, ad un "provolone" del Wisconsin, dagli "chapagetti" prodotti in Corea ad una strana "pizza polla cipolla Basilicata" prodotta in Olanda sino ad un preoccupante sugo "mascarpone e ruccola" prodotto in Svezia. Le denominazioni Parmigiano Reggiano e Grana Padano restano le piu' copiate nel mondo con il Parmesan diffuso in tutti i continenti, dagli Stati Uniti al Canada, dall'Australia fino al Giappone, ma in vendita c'e' anche il Parmesao in Brasile, il Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesao in tutto il Sud America, ma anche Pamesello in Belgio o Parmezan in Romania. Per non parlare del Romano, dell'Asiago e del Gorgonzola prodotti negli Stati Uniti dove si trovano anche il Chianti californiano e inquietanti imitazioni di soppressata calabrese, asiago e pomodori San Marzano "spacciate" come italiane. E in alcuni casi sono i marchi storici ad essere "taroccati" come nel caso della mortadella San Daniele e del prosciutto San Daniele prodotti in Canada. Non fanno eccezione i vini ed e' paradossale che nella stessa Unione Europea del rigore nei conti si permette che almeno venti milioni di bottiglie di pseudo vino siano ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette piu' prestigiose come Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer, Barolo, Lambrusco o Montepulciano. Dopo la diffusione in Nordamerica, dove si sta registrando un vero boom con la moltiplicazione delle ditte produttrici e delle etichette "falsificate", i wine kit - segnala la Coldiretti - sono oggi reperibili anche in Europa dove, non solo si possono acquistare via internet o in molti negozi, ma vengono addirittura lavorati in uno stabilimento in Svezia che produce e distribuisce in tutto il continente, in modo del tutto indisturbato, oltre 140mila wine kit all'anno dai quali si ottengono circa 4,2 milioni di bottiglie, in massima parte di falso made in Italy

© Riproduzione riservata

Condividi:

Articoli Correlati



Utenti connessi: 2