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Pubblicato il 18/01/2014 15:03

Case chiuse e Legge Merlin: passato o futuro?

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di Giulia Grilli

"Il problema della prostituzione va affrontato nel più breve tempo possibile". Queste sono le parole del consigliere comunale Giovanni Di Iacovo (SEL), promotore della raccolta firme a Pescara per l'abrogazione parziale della Legge Merlin. Restituire il decoro alle strade sembra essere l'obiettivo principale dell'iniziativa, e ostacolare lo sfruttamento della prostituzione, piaga sociale ormai dilagante, trasformando le prostitute in professioniste del sesso. Tutto è partito da Mogliano Veneto e molti sono stati i comuni italiani che hanno aderito, tra cui Popoli, Penne e Montesilvano.

E il dibattito si riaccende ancora una volta: è giusto riaprire le case chiuse? L'ipotesi non garantirebbe l'eliminazione immediata del reato di sfruttamento della prostituzione, questo è certo, ma seguire modelli già funzionanti in paesi come Austria, Germania, Svizzera aprirebbe uno spiraglio non indifferente. La conseguente tassazione dell'attività solleva poi molteplici domande: è giusto prevedere un prelievo fiscale per le prostitute e i "protettori"? E' giusto che lo Stato alimenti le sue entrate legittimando quello che potrebbe essere un commercio umano? Il tema resta delicato, ma non ha ostacolato Giovanni di Iacovo a riaprire il dibattito sul mestiere più antico del mondo.

 

 

Come ha reagito Pescara alla raccolta delle firme che tu stesso hai promosso?

E' andata bene, meglio di come potessi immaginare. Hanno partecipato molte donne e anche tanti ragazzi, abbiamo raccolto 1500 firme. Il tema della prostituzione è abbastanza scomodo, ma quando ti trovi a parlare con le persone ti rendi conto che hanno tutte un'idea simile, perché a nessuno fa piacere vedere lo stesso spettacolo notturno per le strade delle nostre città. Il problema reale, poi, è quello che c'è dietro alle prostitute, ovvero organizzazioni criminali che privano le ragazze di documenti, che le rendono vere e proprie schiave, che le attirano con la promessa di un lavoro serio.

 

La legge prevede come reato solo quello dello sfruttamento della prostituzione?

La legislazione non è del tutto chiara, e il reato principale, si, è quello dello sfruttamento della prostituzione. Ci sono poi una serie di reati connessi, ma a farla franca sono sempre gli stessi soggetti. Quando le forze dell'ordine arrestano le ragazze per strada non ottengono nessun risultato, perché queste signorine sono prive di documenti identificativi e talmente tanto terrorizzate che non parlano. Per questo continuo a sostenere che la figura da attaccare sia quella del protettore. Riaprendo le "case chiuse" si toglierebbero le prostitute dalle strade, e quindi la fonte di guadagno delle organizzazioni criminali. Con un inasprimento delle pene e controlli più mirati, poi, le cose dovrebbero migliorare.

 

Perché nelle nostre città nessuno fa niente?

Ci sono mille motivi. Quando qualcosa viene buttato nella clandestinità sfugge al controllo, e se la prostituzione fosse rimasta nella realtà delle case di tolleranza forse non avremmo assistito al dilagare della criminalità. Non si può agire sui clienti, perché, malgrado un'apparente moralità, la prostituzione resta un fenomeno enormemente diffuso. Bisogna far sì che il nostro paese non si trasformi nel luogo dove soggetti che operano nella piena illegalità possano fare fortuna.

 

 

La possibilità di svolgere legalmente l'attività di prostituzione all'interno di luoghi comunemente conosciuti come "casa chiuse" o nei "box del sesso" può eliminare il reato dello sfruttamento?

Io mi baso su quello che è successo in altri paesi d'Europa e nel resto del mondo. E' chiaro che eliminare il problema è una parola grossa, ma sicuramente è possibile creare una certezza su cosa sia legale e cosa no. Credo che una fetta numerosa di clienti abbandonerebbe la strada se esistessero pene maggiori di una singola multa recapitata a casa con la speranza che le mogli la leggano prima dei loro mariti...

 

Se la prostituzione fosse "legalizzata", il costo della prestazione sessuale aumenterebbe in seguito alla tassazione e all' affitto a carico delle prostitute. Questo non potrebbe influire negativamente sul "consumatore" portando il cliente a preferire l'illegalità per un prezzo più basso?

Questo è un ragionamento giusto e intelligente, ma provo a risponderti facendoti un esempio. Se in città ci fossero solo i chioschi per strada, tutti andrebbero a mangiare lì. Ma se esistessero anche delle osterie dove potersi sedere in un luogo chiuso, tante persone, nonostante i prezzi maggiori per un servizio più costoso, smetterebbero di mangiare al chiosco. E questa è la realtà. Tornando al nostro argomento, sicuramente ci sarebbero clienti che continuerebbero a rivolgersi alla prostituzione illegale per favorire di prezzi inferiori, ma costituirebbero una minoranza facilmente attaccabile e soggetta a pene più rigide di quelle attuali.

 

Credi sia il periodo giusto per affrontare un problema come questo, dal momento che i cittadini di problemi ne hanno già troppi (come l'assenza di lavoro, i debiti, affitti arretrati e via dicendo)? Non sarebbe meglio affrontare altre questioni?

Sai perché questo è il momento giusto? Perché siamo in fase di approvazione del bilancio e a Pescara mancano i soldi. Si parla di nuove tasse, e le risposte per riempire le casse comunali sono sempre le stesse. Una tassa sulla prostituzione rappresenterebbe una buona entrata, e non comporterebbe ulteriori sacrifici per i cittadini. Sono consapevole, purtroppo, che in questa amministrazione non sarà possibile raggiungere un traguardo del genere, ma nella prossima risolleverò la questione. Il problema della prostituzione va affrontato una volta per tutte.

 

 

 

 

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