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Pubblicato il 26/09/2014 10:10

Ricordi d'Abruzzo in Corea del Nord

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di Giulia Grilli

Le polemiche scaturite dal viaggio della delegazione italiana in Corea del Nord continuano a imperversare su tutta la stampa nazionale. E' da quasi un mese ormai che si parla di chi abbia pagato cosa, della dittatura, del Maresciallo, di violazioni dei diritti della persona e di uno degli eserciti più imponenti al mondo.

 

Eppure, una rappresentanza politico-imprenditoriale-sportiva è partita, lo scorso agosto, alla scoperta dei segreti di questo paese per molti sconosciuto e inaccessibile. Capitanata dal Senatore Antonio Razzi, e corredata di parlamentari di tutti gli schieramenti politici (dalla Lega, al Movimento 5 Stelle, passando per Pd, Forza Italia e SEL), la squadra italiana ha cercato di aprire nuovi dialoghi tra le due nazioni.

 

A raccontare il viaggio è Pietro Ferrante, gioielliere creativo abruzzese dall'anima rock, che ha partecipato in prima persona promuovendo un'opera d'arte da lui ideata, intitolata Amicizia per simboleggiare l'incontro tra paesi così diversi. Due farfalle dai colori delle bandiere italiana e coreana in un prototipo di trenta centimetri che prenderà vita in una scultura di 8-9 metri circa interamente realizzata dai nord coreani, abili maestri nel lavorare i metalli. "Ho consegnato personalmente il progetto dell'opera spinto dall'idea di metamorfosi, di cambiamento, quello che spero possa coinvolgere la popolazione coreana. Le persone hanno bisogno anche di piccoli gesti verso l'apertura alle novità", spiega Pietro Ferrante.

 

 

Certo, la Corea del Nord non gode di ottima visibilità, e le critiche non sono mancate. Secondo Human Rights Watch e Amnesty International, il livello di rispetto dei diritti umani nel paese asiatico è uno dei più bassi del mondo, le rivendicazioni dell'intera penisola creano continui e ormai storici conflitti con la Corea del Sud. Sanzioni ed embarghi hanno isolato completamente uno stato segnato dal regime socialista, dalla corruzione della classe dirigente e da un forte impoverimento generale.

 

"Ho ricevuto numerosi attacchi sui social, come se questo viaggio fosse una promozione del regime dittatoriale nord coreano, come se mi fossi macchiato di crimini contro l'umanità. Mi è dispiaciuto molto, perché sono partito spinto dalla curiosità, conscio del fatto che tutto ciò che è nuovo mi appassiona. Stringere amicizie, scambiare sguardi e sorrisi è importante anche quando non si parla la stessa lingua o si hanno punti di vista differenti" racconta Pietro Ferrante.

 

I potenziali scambi economici e le opportunità di investimento non rientravano nell'interesse del gioielliere, perché "il business non era lo scopo del mio viaggio, e le normative presenti non lo permetterebbero neanche. Ho avuto la possibilità di scoprire un paese dai luoghi incantati, privo di smog, dove circolano pochissime automobili perché solo la classe dirigente può permettersele. I bambini giocano per strada ed è tutto perfetto. Sembra di tornare indietro nel tempo".

 

 

Certo, per un occidentale abituato ad essere bombardato dall'informazione e imprigionato dagli schemi dei social dove tutto è condiviso in tempo reale, soggiornare in un paese che ti costringe ad abbandonare le quotidiane consuetudini non dev'essere stato poi così semplice. Fare i conti con il silenzio potrebbe trasformasi in un incubo, ma in alcune circostanze si finisce per apprezzarlo, mentre ci si disintossica dal caos frastornante.

 

"Sono rimasto colpito dalle parole di un operatore turistico che mi ha raccontato che in un anno, al massimo, arrivano quasi un centinaio di persone nelle strutture alberghiere. La Corea ha una vegetazione stupenda, selvaggia, verdeggiante che meriterebbe di essere vista. Uno stile di vita così distante dal nostro dovrebbe creare più curiosità, a mio avviso. Eppure tutti hanno paura di volare verso il paese di Kim Jong-un perché ci hanno sempre mostrato i lati negativi di una nazione per lo più sconosciuta".

 

Il viaggio è stato a carico di ogni partecipante, racconta Pietro, mentre in Corea la delegazione è stata ospite delle autorità. Immortalare con un click la gente comune non è stato possibile, tanto meno il panorama. Ora non resta che aspettare la realizzazione della statua in una delle piazze di Pyongyang, dove resterà indelebile lo spirito della nostra regione.

 

 

 

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