Dopo dieci anni di lunga attesa dall'uscita di Paradise For All, primo romanzo dall'enorme successo di critica, il pescarese Alessio Romano, classe '78, torna con un nuovo libro dal titolo Solo Sigari Quando è Festa. E questa volta lo fa in grande stile, mescolando caratteristiche da sempre in rapporto dicotomico: il thriller si sposa così alla commedia, le nuove generazioni si adeguano alle più antiche tradizioni, e la razionalità della scienza si accosta alla casualità dei social network.
Il naturalista Nick Mangone, appena scampato al terremoto dell'Aquila, torna a Pescara per lasciarsi alle spalle il caos di una città in macerie. In cerca di una tranquillità che possa cancellare il trauma appena vissuto, si ritroverà a essere parte attiva di alcuni avvenimenti che lo porteranno a fare i conti con la sua intera esistenza. Dal rapporto con il padre Ivo, che riscontra i primi segnali di una demenza senile, alla scoperta di una serie di morti sospette, il filo conduttore ruota attorno alla "rete". Sia quella creata dal Ragno, enigmatico personaggio di cui si ignora l'identità, sia quella dei social network, mezzo attraverso il quale i rapporti moderni vengono irretiti nella maschera virtuale.
Alessio, qual è stato lo spunto per scrivere la storia di questo secondo romanzo?
In primis volevo mettere su carta lo shock del terremoto dell'Aquila del 2009 e la mia esperienza, essendo andato lì nell'immediato per dare una mano ai sopravvissuti. Il genere che mi sembrava perfetto per raccontare questi avvenimenti era il thriller. Se pensi che il termine deriva dal verbo inglese to thrill, tremare dalla paura. E non c'è niente di più forte a farti tremare se non la terra stessa.
E in questo filone in che modo inserisci i social network?
Ho iniziato a scrivere il romanzo cinque anni fa e in quel periodo si stavano diffondendo questi nuovi mezzi telematici. Mi inquietava che alcune persone, per un bisogno di esibizionismo, rinunciassero a sfere private postando pensieri troppo personali, o che accettassero richieste di amicizia senza alcuna diffidenza. Da queste riflessioni nasce la trama thriller e il profilo del Ragno.
In ultimo possiamo individuare la tua volontà di descrivere l'Abruzzo.
Si, esatto. Paradise For All era ambientato a Torino, in un contesto che conoscevo bene, avendo frequentato la Scuola Holden, ma che non mi permetteva di parlare delle mie origini. Con Solo Sigari Quando è Festa ho avvertito il desiderio di descrivere la mia terra, i suoi abitanti, le usanze, i prodotti, i modi di vivere.
Come sei giunto alla scelta del protagonista del romanzo? Un naturalista con la mania di catalogare il mondo circostante definendo le specie vegetali e animali in latino.
Mi piaceva l'idea che Nick avesse come punti di riferimento il Parco Nazionale D'Abruzzo e l'orso marsicano, due elementi che mi hanno permesso di parlare delle meraviglie di questa regione. Il mio personaggio, poi, diventa un detective per caso e gli investigatori più famosi hanno sempre delle piccole manie. Sherlock Holmes suonava il violino, Nero Wolfe coltivava orchidee.
Nel libro ogni minimo particolare è dettagliato, e sembra che il lettore possa vedere con gli stessi occhi del protagonista. E' una scelta voluta?
Mi fa piacere che te ne sia accorta, perché questo era uno dei miei obiettivi. Scrivere al presente e in prima persona è una grandissima arma della letteratura, perché ti permette di entrare direttamente nella testa del personaggio e nella sua vita, creando un rapporto più intimo tra protagonista e lettore.
Dopo il successo del primo romanzo, cosa ti aspetti da Solo Sigari Quando è Festa? Non hai paura che, essendo passati dieci anni, i lettori si siano scordati di te?
Credo che ogni libro rappresenti un nuovo inizio, e magari qualcuno si ricorderà ancora del mio nome. Sicuramente mi aspetto un feedback da parte dei lettori, ma il romanzo è uscito da pochissimo, quindi non posso fare pronostici, dovremmo risentirci tra un paio di mesi!
Se dovessi individuare il tuo punto di forza, credi di poterlo riscontrare nella creazione della storia o nello stile narrativo?
È difficile scindere le due cose. Ogni storia comporta la capacità di raccontarla, ma averla in mente non assicura la buona riuscita del romanzo. E' un po' come in cucina: se hai una pasta di ottima qualità, non è detto che il tuo piatto venga bene, perché se la cuoci per 20 minuti il risultato sarà pessimo.
Un'ultima domanda: che libro ci consiglieresti di leggere?
Il mio, ovviamente! (ride). Personalmente in questo periodo mi sono buttato sulla raccolta di poesie per cui ti faccio due nomi: Dylan Thomas e Beppe Salvia.
Foto di: Mara Patricelli e Pasquale Di Blasio
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