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Pubblicato il 10/05/2013 10:10

Teatro Immediato: aspettando la sede

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di Giulia Grilli

Le istituzioni voltano le spalle alla cultura e abbandonano il Teatro Immediato ad un futuro incerto. L'annunciato sfratto dalla sede in via Gobetti ha spezzato le ali di un progetto quasi decennale, dissolvendo l'impegno e la passione di persone che nel tempo hanno creato un filone artistico alternativo nella città di Pescara. Due le sfide per la storica compagnia teatrale: la ricerca di un nuovo spazio e l'organizzazione di prossime produzioni e laboratori. L'assenza di una politica culturale adeguata e l'abbandono di sedi, ormai vuote da anni, potrebbero alimentare il rischio che il Teatro Immediato diventi solo un ricordo.

Situato nel cuore della vecchia Castellammare, nel borgo marino dei pescatori, questo piccolo gioiello di appena 80 posti, ha costruito negli anni sinergie tra realtà differenti. "Abbiamo creato collaborazioni con gli artigiani del luogo, con il sarto, con il falegname, e convenzioni con l'hotel Salus e con il ristorante qui affianco. Si pensa sempre che il teatro sia limitato a ciò che accade sul palco, invece è un indotto importante che crea lavoro per più persone" spiega Edoardo Oliva, direttore artistico e fondatore del Teatro Immediato. "I privati hanno capito che è necessario investire nella cultura, perché vuol dire avere un ritorno economico. La miscela tra il sostegno di progetti culturali e la ricaduta sul mercato locale crea un circolo virtuoso che non viene compreso dalle istituzioni".

Edoardo Oliva, Ezio Budini, Enzo Spirito, Ennio Tozzi, Vincenzo Mambella e Milo Vallone, hanno salutato l'abituale e appassionato pubblico riproponendo, dal 2 al 5 maggio, Glengarry Glen Ross di Mamet, lo spettacolo che nel 2005 ha reso celebre la compagnia. Non c'è solo l'arte dietro un progetto come questo, ma realtà economiche e l'interesse di persone che vogliono ancora far parte di quell'atmosfera raccolta, intima e suggestiva che era, e speriamo sia ancora il Teatro Immediato.

 

Quando nasce la compagnia teatrale?

Nasce nel 2004 al fine di creare un filone alternativo a quello già esistente in città. Ma oltre alla produzione avevo in mente anche laboratori e seminari, un'offerta formativa che richiamasse i più curiosi. Creata la compagnia, riunendo Vicenzo Mambella, Ezio Budini, Enzo Spirito, Ennio Tozzi, Valeria Ferri, ma anche Francesco Vitelli, il nostro scenografo, e Milo Vallone che ci ha accompagnato per un breve periodo prima percorrere le sue strade, abbiamo esordito proprio con Glengarry Glen Ross. Era il nostro primo evento e ci siamo esibiti all'ex mercato coperto dei colli, in un teatro di quasi duecento posti che di lì a poco ci hanno fatto smontare, perché a Pescara sembra che le cose belle debbano finire sempre in tempi troppo brevi. Successivamente ci siamo stabiliti in via Gobetti, investendo personalmente per creare il nostro piccolo spazio, la nostra sede operativa.

 

Qual'è stata l'offerta teatrale in questi anni?

Per il nostro debutto siamo partiti dal testo di Mamet, un classico degli anni 80, per poi concentrarci sia su testi esistenti che su progetti partoriti dalle nostre menti. Abbiamo creato una drammaturgia ispirata, a volte, anche a sceneggiature cinematografiche intese come base dalle quali cogliere elementi per una produzione teatrale. Dal punto di vista artistico, la nostra connotazione è stata quella di unire l'innovazione alla tradizione. Non ci siamo focalizzati su spettacoli nazional popolari, anzi, spesso le nostre scelte sono state un po' ardite. Siamo riusciti ad esprimere una buona qualità che la gente ha riconosciuto, perché fondamentalmente il pubblico ti viene a vedere solo se il tuo lavoro piace. Per molto tempo sono andato a teatro, da spettatore, annoiandomi, per cui ho cercato di proporre ciò che mi sarebbe piaciuto vedere, sperando che potesse essere di gradimento anche ad altri.

 

Come si sono svolti i laboratori e i seminari?

Quasi tutti gli attori della compagnia, me compreso, hanno sempre organizzato laboratori di primo e secondo livello, ma anche per bambini mescolando l'impostazione classica di fare teatro a nuovi filoni. Da un po' di tempo mi sto concentrando su spettacoli dove l'aspetto fisico è determinante e prevalente rispetto alla parola. La possibilità di far scoprire agli allievi quanto un percorso fisico sia importante è una cosa che mi è sembrata essere molto interessante, perché l'emozione nasce dal corpo anche quando si nutre di parole. Un progetto sul quale sto cercando di trovare traiettorie per il futuro si chiama "la cultura dei legami" intesa nel senso di utilizzare il teatro come forma di incontro di tutto ciò che nella vita è sempre più diviso. E quindi laboratori tra anziani e bambini, abili e disabili, persone di lingue diverse.

 

Com'è cresciuto il pubblico nel tempo?

In questi anni abbiamo viaggiato in mondi davvero emozionanti. Ho avuto dei compagni fantastici e questo mi commuove, perché si è creato un legame indissolubile tra le emozioni espresse attraverso il lato artistico e ciò che abbiamo suscitato nelle persone che ci hanno seguito. Il nostro pubblico ha una trasversalità dal punto di vista dell'età, perché abbraccia giovani, adulti e anziani. Grande è stata la partecipazione durante la rassegna "i classici all'ora del tè" in cui abbiamo ripercorso la storia riproponendo testi sacri rivisitandoli in chiave teatrale. Gli spettacoli si svolgevano di pomeriggio e poi si rimaneva tutti a bere il tè e a mangiare pasticcini.

 

Lo sfratto rappresenta la fine del Teatro Immediato, o è solo un punto interrogativo per il futuro?

E' la fine di questo spazio, ma non del Teatro Immediato, o almeno spero. Penso che il progetto dovrà inevitabilmente cambiare, e che l'idea di fare una distribuzione potrebbe diventare più complicata. Vorrei poter proseguire per questa strada e avere ancora al mio fianco i compagni con i quali ho iniziato questo percorso. Ho le idee abbastanza chiare su quello che vorrei potesse ancora accadere. Probabilmente quest'estate sarà il tempo di incubazione per partorire il secondo ciclo. Ci sono dei dati concreti che devo comprendere per dare forma alle cose che vorrei fare, ma il Teatro Immediato non può finire.

 

 

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