"The Urban Box è uno store polivalente, in cui l'arte si poggia sul commercio, ma resta sovrana". Queste le parole di Lorenzo Marone e Francesco D'Alonzo, entrambi ventitreenni, che a novembre 2012 hanno dato vita ad un insolito spazio espositivo. Una scatola urbana, in via Gobetti a Pescara, in cui la commercializzazione di abbigliamento e bevande si fonde all'arte.
Spinti dalla passione per la LowBrow Art e per gli urban toys, Lorenzo e Francesco hanno voluto creare un luogo di incontro per risvegliare la curiosità dei giovani. Allegri, sicuri di sè, ma anche un pò polemici, i due ragazzi sono intenti a combattere la routine di cui tutti sembrano lamentarsi. "Non si può andare solo in Corso Manthonè e spendere 50 Euro di cicchetti per bruciarsi la testa. Attività diverse, dalle quali si può imparare qualcosa, appassionarsi, conoscere persone nuove, credo siano migliori e più stimolanti", spiega Francesco.
Perché avete scelto di aprire The Urban Box?
(Lorenzo) Volevamo proporre una fruizione dell'arte in maniera alternativa. Per questo abbiamo pensato che unendo uno spazio espositivo ad un'attività commerciale avremmo potuto far esporre artisti emergenti gratuitamente. L'offerta in termini di gallerie d'arte qui a Pescara è limitata e ristretta.
(Francesco) Anche l'architettura di The Urban Box è studiata e voluta, infatti la galleria è situata al secondo piano, perché si poggia sul commercio e lascia le persone libere di entrare per effettuare acquisti o per visitare lo spazio espositivo.
Che tipo di prodotti commercializzate?
(Francesco) Abbiamo scelto l'abbigliamento in quanto espressione artistica, e alcune T-shirt in negozio si riallacciano proprio all'Urban art.. Cerchiamo linee accessibili, che siano particolari e puntiamo sull'esclusività di brand non presenti in Italia, per offrire un ottimo equilibrio tra qualità e prezzo. Per quanto riguarda la commercializzazione, non somministrazione, di bevande è interessante il discorso delle birre artigianali: costano come una Tuborg ma sono più sane. Ovviamente, ognuno è libero di bere quello che vuole.
In base a cosa scegliete gli artisti per le esposizioni?
(Lorenzo) Preferiamo focalizzarci su quelli meno conosciuti, scartati dagli enti. Per noi ogni forma espressiva è valida e non abbiamo preconcetti espositivi. Uno dei criteri di scelta è sicuramente la capacità dell'artista di spiegare i concetti alla base delle opere. Stabiliamo sempre un concept iniziale, perché è la mostra che deve comunicare nel suo insieme. Volendo fare un esempio, l'esposizione del Dott. Martini, medico generale per lo sport e pittore, era composta da quadri che rappresentavano le fasi della sua esistenza. La mostra terminava con una tela che lo ritraeva in una bara con uno specchio in cui c'era scritto "questo potresti essere tu". Il messaggio, chiaro e forte, era quello di vivere la vita in ogni attimo e nel presente.
Da dove nasce la vostra passione per la LowBrow Art e per gli urban toys?
(Lorenzo) Io personalmente colleziono urban toys da qualche anno. Dopo aver visitato una mostra durante un viaggio a Miami, ho iniziato ad acquistare sempre più pezzi, e dal 2007 ad oggi ne ho collezionati circa 120. Gli urban toys rappresentano la tela del nuovo millennio e sono dei personaggi in vinile costumizzabili da artisti e designer. Questa è arte in 3 D e tocca moltissime correnti, e mentre in America è molto conosciuta, qui se ne parla ancora poco. Per il 29 giugno abbiamo organizzato il primo custom live di urban toys, con Marco Bruscolino Sgamotta, rivolto a tutti i curiosi e a coloro che intendono avvicinarsi a questo mondo.
Perché definite The Urban Box un luogo didattico?
(Francesco) Non abbiamo la presunzione di istruire nessuno, ovviamente, ma ci teniamo a incuriosire e a stimolare le persone che interagiscono con noi. C'è molta chiusura qui a Pescara e tutti si lamentano del fatto che non ci sia mai nulla da fare.
(Lorenzo) Credo che la maggior parte delle persone non si interessi all'arte per mancanza di cultura e istruzione. Pescara è una città commerciale, per cui le persone si sono indirizzate sempre verso il guadagno. Il concetto della Farm di Andy Whorol qui non funziona, perché se promuovendo l'arte si riducono le entrate derivanti dalle bevande alcoliche, allora l'offerta relativa alla sola movida torna ad essere la principale.
(Urban Toy a Pescara)
A proposito di entrate, siete riusciti a guadagnare qualcosa da un'attività di questo tipo?
(Lorenzo) Siamo all'inizio, e ovviamente i guadagni sono pochissimi se non inesistenti. Ma il progetto sta funzionando, gli eventi non sono stati pochi, e The Urban Box è diventato anche un punto di incontro dove bere una birra tra amici e fare due chiacchiere. Stiamo cercando di promuovere l'arte gratuitamente perché guardare un quadro non fa male a nessuno!
Quante esposizioni avete organizzato fino ad oggi?
(Francesco) Fino ad ora sono passati qui in galleria: Roberto Battestini, Simone Camerlengo, Alessandro D'Aquila, Ennio Longo, Ergilia Di Teodoro e Matteo Liberi. In questi mesi siamo riusciti ad ampliare il portfolio degli artisti che hanno iniziato a contattarci anche da fuori, come da Roma, Milano e Bologna. Pensare ad un giovane che spende soldi per acquistare il materiale necessario per le sue opere, e che non ha alcun luogo dove esporle è un peccato. Noi diamo loro lo spazio, perché ci sono tanti ragazzi che studiano in Italia e poi scappano all'estero, e questo non è giusto. Avere la possibilità di crescere nel proprio paese è importante per il paese stesso.
(Quadri di: Matteo Liberi)
(Quadro di: Vena-Ennio Longo)
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