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Pubblicato il 17/01/2013 10:10

Una vita disoccupata

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di Giulia Grilli

Secondo i dati della Confesercenti, solo nella città di Pescara, nei primi nove mesi del 2012, si sono registrate 392 aperture di nuove attività commerciali, a fronte di 838 chiusure. Un dato allarmante, quest'ultimo, che incide drasticamente anche sui posti di lavoro. Inoltre, sono ufficialmente 700 i locali sfitti segnalati dalla Confesercenti.

I cartelli con la scritta "vendesi" o "affitasi" sono l'unica nota colorata nelle vetrine vuote e impolverate. La mancanza di lavoro si respira già per strada. Trovare un'occupazione è diventata una vera e propria sfida per molte, forse troppe persone.

Anche Eva, la chiameremo così per questioni di privacy, ha chiuso la sua attività a Pescara nel 2012. Eva è una donna di 32 anni e vive il disagio della disoccupazione da ormai otto mesi. Ogni giorno, come molte altre persone, esce di casa in cerca di un lavoro. Le bollette continuano ad arrivare, le cartelle dell'Equitalia sono ancora lì sul tavolo in attesa di essere saldate, e l'affitto è in arretrato da tre mesi. I debiti non sono pochi. La storia di Eva è ormai una storia comune, è la storia di chi lotta costantemente per sopravvivere.

Reagire non è semplice quando i sacrifici cominciano ad essere troppi. I colloqui si susseguono, i curriculum inviati sono numerosi, ma quel tanto atteso "si" tarda ad arrivare. Non importa più quale sia la propria attitudine o quali siano i sogni. L'unico obiettivo è trovare un'occupazione. Martin Luther King diceva: "Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla". La speranza di Eva è proprio il tanto atteso cambiamento per il quale lotta quotidianamente.

 

Qual è l'ultimo colloquio di lavoro che hai fatto?

Ho partecipato ad una selezione per un lavoro in un call center qualche giorno fa. Ovviamente non mi hanno preso. Eravamo in quarantacinque, e c'erano persone nella mia condizione e qualcuna messa anche peggio. Quando vedi un signore di una certa età, padre e figlio insieme, o una ragazza madre con il passeggino, ti rendi conto che la situazione generale non è delle migliori.. Mi sarei adeguata anche ad un lavoro che ho sempre detestato, quello in un call center. Ho fatto una prova pratica per un'ora dove le persone mi riattaccavano il telefono in faccia appena sentivano il nome della società per cui stavo chiamando. Quel posto mi serviva per smettere di pensare a come fare la spesa, per pagare una parte di affitto, era una speranza in più. Purtroppo hanno preso solo tre persone con esperienza nel campo. Mi sono sentita dire la solita frase: ti richiameremo.

 

A quante offerte di lavoro hai risposto?

Avrò consegnato almeno 200 curriculum, sia personalmente che per via telematica. In realtà se ti fanno fare un colloquio sei fortunata e io non ne ho fatti molti, perché non ci sono arrivata nemmeno. Le risposte più frequenti sono: in Italia non c'è lavoro, sei troppo vecchia, non hai esperienza nel settore, hai troppa esperienza quindi dovremmo pagarti di più e non possiamo, cerchiamo una ragazza di 18 anni con esperienza. Come fa una ragazzina appena diplomata ad averne? Sono tutte scuse.

 

Hai aiuti dalla famiglia?

Per alcune cose non sono mai stata molto fortunata nella vita, e non ho una famiglia che mi possa aiutare, probabilmente nemmeno a livello emotivo. Mi sono ritrovata molto spesso da sola. Ci sono alcune persone, a me molto care, che mi hanno dato un supporto psicologico e anche qualche aiuto economico. In tanti mi hanno consigliato di tornare a casa dalla mia famiglia, ma ogni persona ha il proprio carattere e fa le sue scelte. Io sono uscita di casa nove anni fa con ambizioni e sogni. Se tornassi dai miei dovrei allontanarmi da Pescara per vivere in un paesino. Non avendo la macchina come potrei venire in città a cercare lavoro? A volte credo che la cosa migliore sarebbe fare un biglietto e andarsene dall'Italia, ma non ho i soldi nemmeno per questo.

 

Come fai a vivere?

L'affitto non riesco a pagarlo da tre mesi, e per fortuna ho trovato una bravissima padrona di casa che sembra comprendere la mia situazione, ma la sua pazienza non può durare a lungo. Le bollette sono stati i miei regali di compleanno e di natale. Non regali che io ho fatto a me stessa, ma da parte delle mie amiche. Ognuna a modo suo ha contribuito a non farmi trovare senza luce o gas. La spesa non la faccio da tempo. Qualche volta si va dalla mamma, se trovi il passaggio in macchina, altre volte ti aiuta il tuo ragazzo sommando le cose che si hanno in casa. Ogni tanto le amiche si presentano a casa portando una cena. Per fare un colloquio di lavoro a Villa Raspa sono andata a piedi, il credito sul cellulare non ce l'ho, e le visite mediche non le posso fare. Credo che la disoccupazione sia la privazione alla vita.

 

Quali erano i tuoi sogni fino a qualche anno fa?

Qualche anno fa sognavo di continuare con la mia attività commerciale. Nel caso in cui avessi trovato la persona giusta avrei voluto costruire una famiglia. A 31 anni ho trovato "l'uomo della mia vita", ma anche lui è disoccupato, malgrado abbia una famiglia alle spalle che lo aiuti. Oggi non si può più sognare, neanche un lavoro normale. Ho fatto sicuramente degli errori di percorso o di valutazione, ma il governo ti chiede più di quello che guadagni e i clienti non entrano più in negozio. Dopo gli avvisi dell'Equitalia è arrivato l'ufficiale giudiziario a casa, ma io sono nulla tenente. Questa è una situazione che ti porta a chiuderti in te stesso, e finisci per pensare che il problema sia tu...

 

Gli occhi di Eva sono colmi di lacrime che iniziano a bagnarle il viso. Dopo qualche minuto di silenzio le chiedo se si sente di rispondere ad un'ultima domanda, e lei annuisce.

 

Cosa ti porta ad andare avanti?

Sono sempre stata una persona positiva. Ho ancora speranza che tutto cambi, che qualcuno domani mi chiami leggendo il mio curriculum. Non ti puoi tirare indietro davanti alla vita. Tante persone vorrebbero vivere e non possono farlo. Io ho la salute, ho la forza, e voglio andare avanti e costruire qualcosa. Nel buio riesco sempre a vedere un barlume di luce, anche se a volte mi sento piccola e indifesa.

 

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