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Pubblicato il 23/05/2014 10:10

Cambia calcolo Pil, anche stima droga e prostituzione

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I traffici legati alla droga, alla prostituzione e al contrabbando di sigarette o alcol entreranno a tutti gli effetti nella misura del Pil, ''in ottemperanza del principio secondo il quale le stime devono essere esaustive, cioe' comprendere tutte le attivita' che producono reddito, indipendentemente dal loro status giuridico''. Parola dell'Istat, che cosi' a partire dall'autunno si allineera' alle indicazioni europee. Il sistema Ue, infatti, prevede l'inserimento delle attivita' illegali nel Prodotto interno lordo per tutti i Paesi europei. La svolta e' maturata in occasione di un restyling complessivo nel sistema di contabilita', che verra', a partire da quest'anno, aggiornato con una nuova versione. In realta' il conteggio dei fatturati illeciti era gia' previsto ma con scarsi esiti. Ecco che e' sceso direttamente in campo l'Ufficio di statistica europeo per mettere nero su bianco cosa comprendere nelle attivita' illegali. Come precisa la portavoce del commissario Ue al fisco, Emer Traynor, quello che cambia in Europa e' l'introduzione di un dato "armonizzato", mentre il business illegale gia' ''da decenni'' e' previsto rientri nel Pil. Anche se, spiega il direttore Istat della contabilita' nazionale Gian Paolo Oneto, tali ''raccomandazioni'' sia in Italia che nella maggior parte d'Europa ''non erano applicate''. Da quest'anno, invece, nel Prodotto interno lordo verranno inseriti ufficialmente gli utili generati dalla criminalita', andando quindi oltre il sommerso, gia' inglobato e che secondo l'ultima stima dell'Istat, relativa al 2008, vale da solo 255-275 miliardi di euro. D'altra parte il 'nero' si distingue dall'illegalita', ricomprendendo cio' che sfugge allo Stato attraverso il tunnel della frode fiscale e contributiva. Ora si va oltre, cogliendo il valore di scambi dietro cui si puo' nascondere il reato. A dettare le linee guida e' Eurostat che, per assicurare la comparabilita' tra le stime dei diversi Stati membri, ha, appunto, delimitato in modo preciso il campo dell'illegalita', circoscrivendolo alle sfere del commercio di sostanze stupefacenti, dei servizi di prostituzione e del contrabbando di tabacchi e alcolici. Certo, ammette l'Istat, la misura di tali attivita' e' ''molto difficile''. Ma c'e' chi ha tentato di venirne a capo in anticipo, e' il caso di quattro economisti (Ardizzi, Petraglia, Piacenza e Turati) in uno studio pubblicato sul sito della Banca d'Italia due anni fa. La ricerca calcolava un'incidenza dell'economia illegale sul Pil pari al 10,9% nella media del periodo che va dal 2005 al 2008. Ma non e' solo il calcolo della criminalita' a cambiare, il nuovo sistema statistico europeo, che rimpiazza quello datato 1995, sposta le spese per ricerca e innovazione dalla colonna dei costi a quella degli investimenti, lo stesso fa per gli armamenti. E gli effetti sul Pil non potranno che essere positivi e, a detta dello stesso Istat, anche ''significativi''. Ma per conoscere le cifre esatte bisognera' aspettare il 3 ottobre, quando l'Istituto diffondera' le serie revisionate. Ovviamente i cambiamenti influiranno tanto sui vecchi dati quanto sui nuovi. Tuttavia, anche in questo caso, la Commissione Ue ha gia' ipotizzato i possibili impatti sul livello del Pil, stimando un aumento medio del 2,4%, con l'Italia che si limiterebbe a un +1-2%.

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