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Pubblicato il 05/11/2012 11:11

Gli italiani temono le frodi a tavola

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Per il 60% degli italiani le frodi più gravi sono quelle a tavola. Al secondo posto vengono quelle fiscali

Le frodi a tavola sono quelle piu' temute dagli italiani con sei cittadini su dieci che le considerano piu' gravi di quelle fiscali e degli scandali finanziari. E quanto emerge da un'indagine Coldiretti/Swg in occasione della presentazione del rapporto "Italia a tavola 2012" del Movimento Difesa del Cittadino e Legambiente. Le frodi piu' gravi - sottolinea la Coldiretti - per il 60 per cento dei cittadini sono quelle alimentari poiche' possono avere effetti sulla salute, al secondo posto (40 per cento) vengono quelle fiscali, mentre le truffe finanziarie sono lo spauracchio per il 26 per cento degli italiani, seguite a stretta distanza da quelle commerciali, come la contraffazione dei marchi (25 per cento). 

Se il 57 per cento degli italiani pensa che debbano essere punite con la sospensione dell'attivita', ben il 22 per cento ritiene che - continua la Coldiretti - la pena piu giusta sia addirittura l'arresto mentre solo il 18 per cento e' favorevole a una multa salata. A spaventare - sottolinea la Coldiretti - sono soprattutto gli effetti sulla salute delle frodi a tavola che si moltiplicano nel tempo della crisi soprattutto con la diffusione dei cibi low cost. La frode alimentare e' un crimine particolarmente odioso perche' si fonda soprattutto sull'inganno nei confronti di quanti, per la ridotta capacita' di spesa, sono costretti a risparmiare sugli acquisti di alimenti. Oltre un certo limite non e' possibile farlo se non si vuole mettere a rischio la salute. Sul mercato si trovano ad esempio oli di oliva venduti come italiani a prezzi che - fa sapere la Coldiretti - non riescono a coprire neanche i costi di raccolta delle olive e lo stesso vale per prosciutti o formaggi spacciati come nostrani o italiani senza esserlo. Gli ottimi risultati dell'attivita' di contrasto messa in atto dalla magistratura e da tutte le forze dell'ordine impegnate confermano la necessita' - conclude la Coldiretti - di tenere alta la guardia e di stringere le maglie troppo larghe della legislazione a partire dall'obbligo di indicare in etichetta la provenienza della materia prima impiegata, voluto con una legge nazionale all'inizio dell'anno approvata all'unanimita' dal parlamento italiano ma non ancora applicato per le resistenze comunitarie.

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