"L'ora legale e' un falso problema per la salute". A ridimensionare i molti allarmi che annualmente si ripetono, e' il prof. Francesco Peverini, direttore scientifico della Fondazione per la Ricerca e la Cura dei Disturbi del Sonno Onlus, che sdrammatizza i "presunti effetti sfavorevoli legati all'introduzione dell'ora legale, divenuti piu' una astrazione che un vero problema. La questione dell'adeguamento del nostro orologio biologico all'ora legale, che si ripresenta appena la nuova ora subentra a quella solare modificando temporaneamente alcune abitudini quotidiane, e' infatti meno complessa e negativa di quanto si voglia far credere. La variazione di un'ora, infatti, e' quasi impercettibile per il nostro corpo: viene assimilata in brevissimo tempo e annullata dalla quotidianità".
Secondo il prof. Peverini, "ritmi di vita e timori di crisi ci hanno assuefatto a convivere con dosi elevate di stress e a trovare rapidamente soluzione a molte situazioni difficili (come il lavoro a turni), per cui lo slittamento di un'ora delle lancette dell'orologio ormai rientra, anzi ricade, intollerabili 'scossoni quotidiani'" "Ora legale a parte", ha aggiunto, "non viene invece sottolineata l'esistenza di una piu' grave e generale mancata presa di coscienza della rilevanza sociale e sanitaria dei disturbi del sonno, in particolare dell'OSAS (sindrome delle apnee ostruttive in sonno), che costituiscono un considerevole capitolo di spesa e che sono anche alla base dei micidiali colpi di sonno al volante". "Per queste patologie", ha proseguito il prof. Peverini, "spendiamo ogni anno diversi miliardi di euro, da tre a sei secondo stime molto difficili da effettuare. Non si conosce neppure con esattezza la percentuale di soggetti affetti in Italia da apnee notturne; ne' si investe nella prevenzione e nella terapia di questo disturbo. Anzi, c'e' la tendenza a minimizzare culturalmente il problema e a spostare l'attenzione su aspetti legati al benessere del singolo, mentre secondo gli ultimi studi internazionali le percentuali di incidenza della sola OSAS sembrano essere in realta' molto piu' alte di quanto ritenuto finora - fino al 10% delle donne e 20% degli uomini, con punte fino al 30% nel caso di soggetti con piu' di 45 anni - con una sorprendente correlazione con la bassa condizione socio-economica".
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