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Pubblicato il 27/09/2013 06:06

Dimissioni parlamentari Pdl, Napolitano incontra Letta

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L'annuncio delle dimissioni in massa dei  parlamentari Pdl, con le lettere consegnate ai capigruppo ha suscitato l'ira di Giorgio Napolitano, che incontrerà Enrico Letta al suo rientro in Italia. Il premier ha detto di essere convinto di riuscire a convincere "tutti sulla corretta priorita' dei problemi in agenda''.

"E' evidente che c'e' bisogno di un chiarimento vero" avverte il capogruppo alla Camera, Roberto Speranza. E' ancora mattina quando si odono i primi colpi dal Colle. Napolitano diserta un convegno in cui era atteso e spiega la decisione con un messaggio: "Ieri sera e' capitato un fatto politico improvviso cui debbo dedicare oggi tutta la mia attenzione". Di piu': il fatto politico non e' solo improvviso, e' anche "istituzionalmente inquietante". Dal Pdl arriva la prima levata di scudi. "Se Napolitano avesse ascoltato personalmente i Presidenti dei nostri gruppi parlamentari, prima di rendere pubbliche dichiarazioni che suonano inevitabilmente come giudizi di carattere politico, avrebbe potuto riconoscere l'alto valore istituzionale, politico e etico del nostro gesto" afferma Sandro Bondi.

L'aggettivo "inquietante" non piace al Pdl e quasi di rimbalzo quelle dimissioni che fino a ieri sera erano ancora un avvenimento annunciato, ma rinviato nel tempo e legato al voto in Senato sulla decadenza di Berlusconi, inizia a concretizzarsi. Come un gesto che, almeno formalmente, diventa realta'. I capigruppo Schifani e Brunetta iniziano a raccogliere le firme da apporre in calce alle richieste di dimissioni. A fine giornata le hanno praticamente tutte in mano (manca giusto chi e' all'estero). E mancano quelle, ancora piu' strategiche, dei ministri. "Le dimissioni si danno e non si annunciano" si limita a ricordare il ministro Gaetano Quagliariello che sibillino aggiunge: "Ieri comunque non abbiamo votato alcuna dimissione". Ma se con l'annuncio delle dimissioni di massa la distinzione nel Pdl tra falchi e colombe viene meno, e' nelle mezze dichiarazioni come quelle di Quagliariello che qualcuno vede ancora spiragli di soluzione. La stessa che, nonostante tutto, cerca anche di professare Enrico Letta quando dice di voler evitare di parlare "di dimissioni o di altra maggioranza". Ma il vero altola' di Napolitano ancora non e' arrivato. E' l'ora di pranzo quando arriva dal Quirinale una nota che tuona: "Non occorre neppure rilevare la gravita' e assurdita' dell'evocare un 'colpo di Stato' o una 'operazione eversiva' in atto contro il leader del PdL'' mette in chiaro il capo dello Stato che bacchetta il Pdl per i toni esagerati usati evocando termini eversivi, per altro ribaditi e sottoscritti anche oggi dai capigruppo Brunetta e Schifani. Poi l'altra sottolineatura: "L'applicazione di una sentenza di condanna definitiva, inflitta secondo le norme del nostro ordinamento giuridico per fatti specifici di violazione della legge, e' dato costitutivo di qualsiasi Stato di diritto''. Dunque, ne consegue che risulta inammissibile collegare questa circostanza con il funzionamento del Parlamento e, soprattutto, dice Napolitano, e' elemento "costitutivo di qualsiasi stato di diritto in Europa" la "non interferenza del Capo dello Stato o del Primo Ministro in decisioni indipendenti dell'autorita' giudiziaria". Cio' premesso, per l'inquilino del Colle, c'e' ancor ala possibilita' per evitare il peggio. "C'e' ancora tempo, e mi auguro se ne faccia buon uso, per trovare il modo di esprimere, se e' questa la volonta' dei parlamentari del PdL, la loro vicinanza politica e umana al Presidente del PdL - dice - senza mettere in causa il pieno svolgimento delle funzioni dei due rami del Parlamento".

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