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Pubblicato il 01/10/2013 07:07

Letta chiede la fiducia, ma Berlusconi gela tutti: esperienza finita

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Enrico Letta prepara il passaggio-chiave del voto di fiducia. Il premier è convinto che solo cosi' potra' garantire al suo governo una vita medio-lunga (possibilmente fino al 2015) e soprattutto proficua e dignitosa. Lo ha detto ieri sera Enrico Letta: il governo non puo' continuare ad andare avanti nella incertezza, subendo continui sgambetti.

Quindi se Camera e Senato daranno il via libera approvando il suo discorso programmatico, bene, altrimenti il premier ne trarra' le conseguenze, ossia si dimettera'. Resta pero' dietro l'angolo il 'paletto' quirinalizio, ossia il no di Giorgio Napolitano allo scioglimento delle Camere senza il varo della legge di stabilita' e di una riforma elettorale. Quindi e' sempre aperta la strada per esperire altri tentativi. Un muro, quello innalzato dal Colle, che pero' Silvio Berlusconi vuole picconare cosi' come ha fatto con il governo, a costo di mettere a repentaglio la compattezza del Pdl dove ormai falchi e colombe si guardano in tralice. Consumato lo strappo con un partito 'estremista' come la nuova Forza Italia forgiata dai 'rapaci' del Pdl, i ministri 'diversamente berlusconiani' hanno formalizzato le loro dimissioni. Poi sono stati chiamati a rapporto dal Cavaliere che deve aver trovato argomenti convincenti se ha potuto assicurare di aver ricucito con loro. Ma la tregua e' durata poco perche' in serata Angelino Alfano e' tornato a palazzo Grazioli dove ha avuto un confronto tesissimo con il Cav minacciando addirittura l'abbandono del partito e l'addio in blocco delle colombe con la nascita di gruppi autonomi a sostegno del governo Letta.

E' accaduto che Alfano si sia sentito tradito da Berlusconi perche' non avrebbe annunciato, come promesso, un nuovo assetto di Fi con un riconoscimento all' ex ministro dell'Interno e un ridimensionamento dei falchi, a cominciare dalla Santanche'.

Nella riunione dei parlamentari, Berlusconi ha anzi bacchettato i malpancisti ('i panni sporchi - ha ammonito - si lavano in famiglia'), e nel tentativo di ricompattare il partito evidentemente ha fatto qualche promessa di troppo. Non sembra dunque sanato nel Pdl lo strappo 'ministeriale' e di quanti hanno preso le distanze dalla svolta estremista. Ed e' proprio su questa frattura che ha puntato le sue carte Enrico Letta, convinto che la nascita dal corpaccione berlusconiano di una costola moderata possa rivoluzionare la politica e portare ossigeno al suo governo. I segnali che il Cavaliere lancia sembrerebbero tutt'altro che univoci. Nella riunione dei gruppi dapprima e' parso conciliante, ha detto che tutto si e' chiarito, ha respinto le dimissioni dei suoi parlamentari, ha assicurato che nel giro di una settimana si possono approvare i provvedimenti su Imu e Iva ma anche la legge di stabilita' per poi andare alle elezioni anticipate. Poi pero' e' stato tranchant e ha chiuso a doppia mandata tutte le porte: ''la nostra esperienza di governo e' finita''. Il fatto e' che il Cav si e' trovato nella difficile condizione di conciliare l'inconciliabile sia a proposito del governo (tirando il freno dopo che la frittata era fatta), sia con i suoi, che alla fine si sono ritrovati intruppati da un capo poco democratico.

Ribolle dunque il Pdl, al di la' delle rassicurazioni berlusconiane, come dimostra peraltro lo scontro epico tra i ministri piediellini e il direttore del Giornale Alessandro Sallusti che ha dedicato loro un editoriale di fuoco. ''Sallusti sappia che noi non abbiamo paura, con noi il metodo Boffo non funzionera'''

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