Berlusconi? Con la scissione del Nuovo Centrodestra "non e' piu' un pericolo". Renzi? "Siamo amici e collaboreremo" anche perche' il Pd "ha imparato la lezione" e ha capito che non puo' piu' permettersi di "collassare" per gli scontri interni. Enrico Letta ostenta sicurezza davanti alla platea del forum economico organizzato dal quotidiano Sueddeutsche Zeitung a Berlino, assicurando di sentirsi ben "piu' forte" senza il Cavaliere. Ma allo stesso tempo, ai tedeschi, recapita un messaggio molto chiaro: l'Italia ha fatto tutti i "compiti a casa" e puo' finalmente dire la sua in Europa. E quello che dice e' molto semplice: basta con "tasse e tagli", altrimenti i populisti alla Beppe Grillo avranno la maggioranza non solo in Italia, ma anche in altri Paesi europei. A cominciare dalla Francia. Le grane italiane lo 'seguono' anche nella capitale tedesca. Il direttore del quotidiano, Kurt Kister, gli chiede dei rapporti nella maggioranza. Si parte dall'ex premier, ovviamente. "Berlusconi non e' piu' un pericolo per un semplice motivo", argomenta in inglese il capo del governo. La scissione di Angelino Alfano garantisce una "chiara maggioranza" e oggi, aggiunge, "sono piu' forte" e "la situazione e' piu' stabile". Un modo per sottolineare che non ci sono distanze con il vicepremier, nel giorno in cui Alfano ha sostenuto che la fiducia sulla legge di stabilita' non serve.
Enrico Letta dopo sette mesi di "grande instabilità" vede ora un governo piu' "stabile" e lui e' intenzionato a "resistere". L'intervistatore gli chiede di Matteo Renzi. "Siamo amici e lavoreremo insieme", risponde il premier, che aggiunge: "Abbiamo certamente differenti attitudini e comportamenti", ma credo che il centrosinistra, dopo i "collassi" e le "divisioni" del passato abbia "imparato la lezione". Un monito al sindaco di Firenze che puo' essere letto cosi': farsi la guerra nuocerebbe a me, ma anche a te. Ma Letta non e' volato a Berlino per parlare di questioni interne. La ragione del suo viaggio la spiega subito. Sull'Italia - dice - ci sono tre convinzioni sbagliate: la prima che sia stata aiutata per uscire dalla crisi; la seconda che le banche abbiano il sostegno dello Stato; la terza che solo la Germania stia pagando un prezzo per salvare l'Europa. E' vero il contrario, sostiene, l'Italia e' l'unico Paese Ue insieme alla Germania ad avere un disavanzo in linea con i parametri Ue e cioe' sotto il 3%. "Abbiamo fatto i compiti a casa" e li abbiamo fatti bene, rimarca Letta, e ora possiamo dire la nostra in Europa. Cosa che il premier non manca di fare. Anche con una certa ruvidezza: "Se si continua con tasse e tagli Grillo arrivera' al 51%". Insomma: basta rigore o l'Ue, alle prossime europee, sara' spazzata via dall'antieuropeismo. Per evitare questo, oltre a misure per sostenere la crescita, servono riforme istituzionali e soprattutto nuovi obiettivi perche' da troppo tempo i cittadini non hanno piu' un "sogno" europeo. Aiuterebbe l'elezione diretta del presidente dell'Unione, sul modello degli Usa. Cosi' come una maggiore integrazione fra i 18 paesi dell'Eurozona. Letta non risparmia qualche 'punzecchiatura' all'indirizzo di quei tedeschi sempre pronti a dare lezioni. "Quando tre mesi fa ho accettato l'invito ero convinto di trovare un nuovo governo...", ironizza sulle lentezze con cui Angela Merkel sta formando la coalizione con la Spd
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