Corre sempre piu' veloce il debito pubblico italiano. Nel corso del 2014, tra gennaio e agosto, il "buco" nelle finanze statali e' cresciuto di 58,2 miliardi di euro, pari a una media di 7,2 miliardi al mese. Un ritmo che lo ha portato a superare la quota di 2.148 miliardi. Tale media e' piu' alta del 90,26% rispetto all'andamento del 2013, quando il debito si allargava di 3,8 miliardi al mese. Questi i dati piu' rilevanti che emergono dal rapporto flash del Centro studi Unimpresa "L'andamento del debito pubblico italiano".
Secondo l'analisi dell'associazione, basata su dati della Banca d'Italia, a partire da gennaio 2012 il "buco" nei conti della pubblica amministrazione e' cresciuto complessivamente di 204,1 miliardi di euro; oltre un terzo dello stock del periodo 2012-2014 e' stato accumulato tra gennaio e agosto di quest'anno, arco di tempo nel quale il debito e' salito di 58,2 miliardi. Nel 2013 la fetta di debito in piu' e' stata pari a 45,9 miliardi. In tutto il 2012 l'incremento e' stato di 45,7 miliardi, cifra che porto' l'ammontare a 1.989,9 miliardi. Alla fine del 2013, il debito era a quota 2.069,8 miliardi. Nel corso del 2012 l'incremento medio mensile dell'aumento del debito pubblico e' stato di 3,8 miliardi, cifra cresciuta lievemente nel corso del 2013 (la media mensile e' stata pari a 3,82 miliardi) con una salita dello 0,26%. La corsa e' dunque cominciata quest'anno: nell'arco di tempo che va da gennaio ad agosto il debito e' salito al ritmo di 7,2 miliardi al mese, vale a dire il 90,26% in piu' rispetto al trend mensile del 2013.
"Questi dati - commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi - dimostrano che negli ultimi anni e' stato sbagliato tutto, prima con i governi tecnici, poi con quelli delle larghe intese". Secondo Longobardi "la legge di stabilita' appena approvata dal consiglio dei ministri e' un oggetto misterioso, visto che giorno dopo giorno scoviamo misure che, invece di dare impulso alla crescita, come promesso dal governo di Matteo Renzi, si rivelano inconsistenti se non addirittura controproducenti andando ad aumentare il peso delle tasse. Circolano bozze e non testi ufficiali, nonostante il via libera dell'esecutivo: fatichiamo a capire quali interventi saranno messi effettivamente sul tavolo e siamo costretti a barcamenarci tra slide e documenti non definitivi. In ogni caso, non abbiamo dubbi: per salvare le micro, piccole e medie imprese deve essere abbattuta la pressione fiscale con interventi seri e rigorosi".
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