Magari sono scarsi in matematica o lettere, ma gli studenti italiani sono tra i migliori al mondo quando si tratta di risolvere problemi. Come emerge da uno studio Ocse, nel 'problem solving' - nel senso di situazione problematica legata alla vita reale - i 15enni italiani conquistano il decimo posto tra i 34 Paesi industrializzati (Corea prima con 561 punti) e il 15esimo se si allarga l'orizzonte a 44 Paesi, inclusi i soliti fuoriclasse di Singapore (562 punti), Cina e Hong Kong (540). Con 510 punti, per una volta la media italiana e' superiore a quella Ocse (500) e la Penisola supera pure la Germania (509), gli Stati Uniti (508) ed e' poco distante dalla Francia (511). Nei test Pisa-Invalsi sulle competenze scolastiche in matematica, scienze e lettura pubblicati a dicembre, invece, il punteggio medio degli studenti italiani e' sotto la mediaOcse, sia pure come somma di grandi disparita' regionali. Anche in questo caso, per altro, emergono nette differenze tra le aree geografiche. I ragazzi del Nord-Ovest sono all'ottavo posto mondiale e terzo nell'Ocse per 'problem solving' con 533 punti, tallonati dagli studenti del Nord Est, con la decima piazza globale e la quarta Ocse con 527 punti. Il Centro-Italia si mantiene nella parte alta della classifica con 514, mentre il Sud scivola nel plotone di coda con 486 punti a poca distanza dalla Slovenia, ultima con 476 punti. Nel test, i ragazzi sono stati messi di fronte via computer a una serie di problemi pratici quali l'acquisto di un biglietto del treno da un distributore automatico o il far funzionare un Mp3 o un condizionatore senza avere le istruzioni oppure trovare il percorso piu' breve tra due destinazioni in una mappa in base al traffico. Come spiega l'Ocse, si tratta di valutare la "capacita' di avviare un processo cognitivo per capire e risolvere una situazione problematica dove la soluzione non e' immediatamente ovvia". Il test, quindi, valuta la capacita' generale di ragionamento degli studenti e la loro voglia di utilizzarla, di mettersi in gioco per trovare la soluzione. E gli studenti italiani hanno mostrato di sapersela cavare bene, anche i meno bravi a scuola. Come spiega Francesca Borgonovi, economista dell'Ocse, specializzata nel settore dell'istruzione, "i ragazzi italiani sono andati molto meglio in questi test che in quelli sulla competenze scolastiche e per la prima volta fanno meglio della media Ocse". In particolare "i ragazzi con competenze scolastiche basse sono stati determinanti nel spingere l'Italia nella parte alta della classifica, perche' hanno fatto meglio del previsto". In altre parole anche in presenza di voti bassi nelle materie curriculari, la capacita' di ragionamento e la voglia di mettersi in gioco dei 15enni italiani sono ben sviluppate. "Ci sono ragazzi che a scuola possono fare molto meglio. Al momento non hanno le competenze nozionistiche per avere risultati accademici elevati, ma sarebbero in grado di approcciare l'apprendimento in maniera diversa e molto positiva", nota Borgonovi. Il nuovo studio Ocse mostra quindi che "gli studenti italiani avrebbero solo bisogno di essere piu' stimolati ad apprendere in modo piu' approfondito" e al tempo stesso evidenzia i benefici che derivano in termini di capacita' generali dalla molteplicita' delle materie di insegnamento della scuola italiana, un aspetto che non trova espressione nei test internazionali tradizionali. Di rilievo la performance degli istituti professionali e tecnici che hanno un punteggio di 11 punti superiore alle attese. Tra le altre particolarita' dell'Italia, la differenza di genere: 18 punti separano i ragazzi dalle ragazze a svantaggio di queste ultime, un gap superiore alla media Ocse che si ferma a 7. Ancora negativa invece la performance degli studenti con un background di immigrazione e quello italiano e' uno dei divari piu' ampi. Le capacita' di affrontare e risolvere i problemi sono essenziali per il proseguimento degli studi, per l'accesso al mercato del lavoro e - come rileva l'Ocse - "nelle societa' moderne, tutta la vita e' un 'problem solving'". E' importante che i ragazzi abbiano livelli di competenze specifiche elevate, "ma in un mondo sempre piu' variabile la capacita' degli studenti di vivere il dubbio e l'incertezza in maniera positiva e' essenziale", tira le somme Borgonovi.
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