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Pubblicato il 22/08/2014 07:07

Dati Unioncamere sulle imprese femminili, i dati dell'Abruzzo

osservatorio

Ancora a meta' del 2014, le donne rappresentano solo il 21,4% dell'universo delle imprese che operano in Italia (circa 1,3 milioni su poco piu' di 6) e il 45,23% degli occupati dipendenti (7,6 milioni sul totale di 16,6). Tuttavia, stanno facendo fronte alla crisi con risolutezza e creativita'. Anzitutto creando nuove imprese a un ritmo superiore alla media: +0,73% l'incremento dello stock di imprese femminili registrato tra aprile e giugno di quest'anno, contro una variazione media complessiva dello 0,42%. E poi approfittando degli spazi che la crisi ha aperto rispetto alla ricerca di un posto di lavoro: nel 2014 si e' ulteriormente ampliata la quota di assunzioni per le quali i datori di lavoro considerano irrilevante il genere del candidato (52,8% rispetto al 48,5 del 2010), con la conseguenza - pur in un quadro che resta negativo - di poter concorrere piu' spesso ad armi pari rispetto agli uomini. Questo, in sintesi, il ritratto che emerge dai dati dell'Osservatorio dell'Imprenditoria femminile diUnioncamere-InfoCamere - aggiornati a fine giugno 2014 - e dalle indicazioni del Sistema informativo Excelsior, di Unioncamere e ministero del Lavoro. 

"L'impresa femminile - ha detto il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello - si conferma meno strutturata e piu' sottodimensionata rispetto alla media, e per questo ha ampi margini di sviluppo che vanno colti per ridare slancio all'occupazione e alla crescita. Va sostenuto e promosso il desiderio di tante donne, capaci e qualificate, che guardano all'impresa e al mercato come un'opportunita' per essere protagoniste del proprio progetto di vita. Il sistema camerale mette a disposizione strumenti mirati allo sviluppo di questi progetti con iniziative per la formazione, l'accesso al credito, l'internazionalizzazione". Secondo lo studio, a pesare maggiormente sulle prospettive delle donne che decidono di fare impresa, restano le difficolta' legate alla solitudine decisionale in cui spesso le imprenditrici si trovano a operare, unite alla frequente insostituibilita' - per via della struttura organizzativa adottata dall'impresa - della figura dell'imprenditrice nei processi di lavoro e nei rapporti con il mercato. Una condizione, questa, che espone l'impresa "rosa" agli imprevisti legati alla vita personale e famigliare della titolare che spesso finiscono per ricadere sull'azienda, rendendola cosi' piu' fragile.

Rispetto alla media, le donne che fanno impresa pagano un'esperienza relativamente piu' "breve" del mercato. Il 65,7% delle imprese femminili e' nata dopo il 2000, dunque ha meno di 14 anni di vita (contro il 60,3% della media complessiva), e solo il 12,4% puo' vantare una data di nascita anteriore al 1990 (contro il 16,6% della media). A questo si associa una marcata fragilita' della struttura organizzativa: il 65,5% delle attivita', infatti, e' costituito nella forma di impresa individuale, contro una media del 54%. Si spiega anche cosi' la piu' marcata prevalenza della taglia "extra-small" tra le imprese femminili: il 69,5% conta unicamente sulla titolare o al massimo un addetto (a fronte di una media del 67,5), mentre il 94,2% non supera la soglia dei 5 addetti (91,6 la media). Un'ulteriore conferma che, per le donne, "impresa" fa piu' spesso rima con "autoimpiego". Con l'aumentare della dimensione d'impresa, la quota "rosa" si assottiglia progressivamente fino a diventare davvero esigua nell'e'lite delle grandi imprese. Su 4.276 aziende con piu' di 250 addetti, quelle guidate da donne sono appena 230 (il 5,4%), e se si restringe l'osservazione a quelle con oltre i 500 addetti, su 1.734 aziende sono solo 80 "al femminile" (il 4,6%).

Il 70,5% di tutte le imprese "rosa" (912.664 su 1.294.880 unita') si concentra nei settori dei servizi alla persona, sanita', istruzione, agricoltura, commercio e turismo, intrattenimento, contraddistinti da valori del tasso di femminilizzazione superiori alla media complessiva del 21,4%, con punte del 46,2% nei servizi alla persona e del 38,5 nella sanita' e assistenza sociale. Costruzioni, fornitura di energia elettrica, trasporti ed estrazione di minerali sono invece i settori meno praticati dalle donne, con tassi di femminilizzazioni inferiori al 10%. L'impresa femminile si conferma complessivamente un fenomeno piu' concentrato nelle regioni meridionali: Molise, Basilicata e Abruzzo presentano un tasso di femminilizzazione superiore al 25%, mentre i valori piu' bassi si registrano in quattro regioni del Centro-Nord, dove le imprese guidate da donne non arrivano al 20% del totale. A livello provinciale, la palma della piu' "rosa" d'Italia va a Benevento, dove il 30,52% delle imprese e' guidato da donne, mentre e' Milano (con il 16,3% ) a chiudere l'estremo opposto della graduatoria.

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