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Pubblicato il 20/11/2012 10:10

Economia, il rilancio passa dal riciclo

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Le conclusioni della ricerca presentata al convegno "Plastica e riciclo di materiali: un'altra via e' possibile", promosso da Eurispes e Federazione Green Economy

 Il riciclo e' la via maestra per rilanciare l'economia, ma per avviare 'l'economia circolare' che parte dal rifiuto serve una nuova normativa. A questa conclusione giunge la ricerca presentata al convegno "Plastica e riciclo di materiali: un'altra via e' possibile", promosso da Eurispes e Federazione Green Economy, in collaborazione con il Consorzio PolieCo. Secondo la Commissione europea se i 27 paesi dell'Unione si adeguassero alle normative comunitarie su riutilizzo e ricicalggio si potrebbero risparmiare 72 mld l'anno e creare 400mila posti di lavoro entro il 2020.

L'Italia invece, seguendo la politica delle discariche e dell'incenerimento, rischia di essere invasa di immondizia e di perdere i finanziamenti europei, mentre spende enormemente per far smaltire i rifiuti altrove cedendo alla Cina quella che e' ormai considerata una risorsa. "Non attuando una corretta gestione del ciclo, l'Italia esporta ricchezza - ha fatto notare il presidente dell'Eurispes Gian Maria Fara - invia in Cina masse di materiale da riciclo con costi enormi e poi riacquista dalla stessa Cina oggetti prodotti con quello stesso materiale senza alcuna garanzia di qualita'. Il riciclo in casa nostra e' la via maestra per rilanciare l'economia, prevenire lo spreco di materiali, ridurre il consumo di materie prime e di energia".

"Recuperare i materiali - ha sottolineato Enrico Bobbio, presidente del Consorzio PolieCo - consente una crescita occupazionale superiore di quasi 10 volte a quella prodotta dalle discariche od all'incenerimento". Invece, ogni anno in Italia una quantita' enorme di rifuti, circa 26 milioni di tonnellate, viene diretta al mercato dell'esportazione clandestina. Nello stesso tempo gli impianti di riciclaggio italiani sono sottoutilizzati: per lavorare a regime avrebbero bisogno di almeno il 25% di materiale plastico in piu'.

Il riciclo - sostiene l'Eurispes - è il migliore strumento di separazione e recupero dei materiali. Ma i rifuti devono essere progettati per il riuso, in modo da tornare allo status di fine vita risorse, rientrare nel ciclo produttivo per la realizzazione di nuovi prodotti. Alla base di questa logica c'e' quindi una concezione di "economia circolare" in grado di minimizzare gli sprechi ed ottimizzare i rifuti all'interno di un unico flusso continuo: quello delle risorse. Bisogna quindi invertire il sistema: fino a oggi i profitti sono finiti nelle tasche di riciclatori e trasformatori, soprattutto dei paesi orientali, mentre i produttori europei hanno speso di piu' attingendo a materie prime vergini. Inoltre, l'Europa e l'Italia hanno subito un danno ambientale originato dal depauperamento delle risorse. Occorre cambiare filosofia e avviare una 'rivoluzione' con un approccio a km0. La strada tracciata dall'Eurispes parte con la raccolta e la separazione dei materiali plastici, prosegue con la predilizione della raccolta monomateriale; prevede la garanzia di standard di qualita' uniformi e la creazione di sinergie industriali e di joint venture tra operatori ed istituzioni scientifiche; infine, contempla una politica di investimenti e misure economiche per favorire i prodotti riciclati. 

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