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Pubblicato il 07/04/2015 08:08

Governo vara il Def, Pil +0,7%

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Crescita appena piu' sostenuta del previsto, a +0,7% invece di +0,6%, deficit che resta comunque al 2,6% del Pil quest'anno e leggermente sopra l'1,8% nel 2016 per avere piu' margini di manovra, e almeno 10 miliardi di nuovi tagli alla spesa pubblica per sterilizzare clausole di salvaguardia che valgono 16,8 miliardi di euro solo il prossimo anno e che rischierebbero di ammazzare i primi spiragli della ripresa. Dovrebbero essere queste le linee della politica economica che il governo traccera' con il primo giro di tavolo sul Def, il documento di economia e finanza: la riunione del Consiglio dei ministri di domani dara' intanto il via libera al nuovo quadro macroeconomico, lasciandosi invece qualche giorno in piu', fino a venerdi', per definire il piano nazionale di riforme, allegato al documento. Il 'piatto forte' sara' appunto il piano per evitare l'aumento di Iva e accise che rappresenterebbe, secondo Confcommercio, 54 miliardi di tasse in piu' in 3 anni, 13 nel solo 2016, e costerebbe, secondo i consumatori, fino a 842 euro a regime a famiglia. Un 'salasso', che stroncherebbe gli sforzi di rilancio dell'economia, con un impatto depressivo calcolato dal Mef in una perdita di Pil a fine periodo (2016-2018) pari a 0,7 punti percentuali. Nuove tasse, ha assicurato Matteo Renzi, non ce ne saranno, l'Iva non aumentera' e, anzi, "se ci saranno ulteriori risorse la priorita' sara' per le famiglie e per rendere stabili gli incentivi alle imprese per assumere". Il premier, secondo i bene informati, starebbe accarezzando l'idea di destinare fondi freschi in particolare in favore delle fasce piu' povere, quegli 'incapienti' che sono rimasti esclusi dal bonus degli 80 euro. Di sicuro, avverte intanto anche Francesco Boccia, minoranza Pd e presidente della commissione Bilancio, bisogna evitare operazioni di 'maquillage' che spostano in la' il problema, come ad esempio limitarsi a rinviare gli aumenti al 2017, senza fare tagli veri, a partire da municipalizzate e spese di grandi ministeri "che non hanno fatto cura dimagrante". E il contributo principale dovrebbe arrivare appunto dalla spending review che si concentrera', ha annunciato il nuovo responsabile Yoram Gutgeld, sulla riduzione dei costi della macchina pubblica. Il Codacons suggerisce di partire dai 500 enti inutili che da soli costano come una manovra, 10 miliardi l'anno. Le forbici dei nuovi commissari (con Gutgeld anche Roberto Perotti) dovrebbero puntare a sforbiciare uffici territoriali (tutti in un unico palazzo), corpi di polizia (a partire dall'accorpamento della Forestale), centrali uniche di acquisto e partecipate locali, tutte misure gia' previste dalla legge di stabilita' e dalla delega P.a. che vanno implementate. Ma ci saranno anche controlli piu' stringenti sulle prestazioni sociali a partire dagli assegni di invalidita' e accelerazione dei costi standard, con le spese dei Comuni che dovranno essere tutte messe online. Proprio i sindaci, gia' alle prese con la gestione dei 2,2 miliardi di minori risorse previste per quest'anno, sono i primi a lanciare l'allarme sulla impossibilita' di reggere altri tagli. Intanto giovedi' ci sara', ha ricordato Piero Fassino, una riunione delle citta' metropolitane per valutare il da farsi, mentre un altola' arriva anche sulla local tax, che il governo dovrebbe inserire nel Programma nazionale di riforma, e che non deve essere penalizzante per i Comuni. Il Piano dovrebbe arrivare solo a fine settimana, dopo un approfondimento con i vari dicasteri, insieme all'allegato Infrastrutture che indichera' 49 opere davvero prioritarie, tra cui dovrebbe rimanere, ha precisato il viceministro Riccardo Nencini, anche la Tirrenica, che colleghera' Livorno a Civitavecchia

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