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Pubblicato il 17/06/2015 18:06

In Italia, 1 bambino su 7 nasce e cresce in povertà

osservatorio

 "Nel Belpaese, 1 bambino su 7 nasce e cresce in condizioni di poverta' assoluta, 1 su 20 assiste a violenza domestica e 1 su 100 e' vittima di maltrattamenti. Uno su 20 vive in aree inquinate e a rischio di mortalita'. Uno su 50 soffre di una condizione che comportera' una disabilita' significativa all'eta' dell'ingresso nella scuola primaria, 1 su 500 vive in strutture di accoglienza. Piu' di 8 bambini su 10 non possono usufruire di servizi socio-educativi nei primi tre anni di vita e 1 su 10 nell'eta' compresa tra i 3 e i 5 anni. Nel 2013 in Italia sono andati al nido solo 218.412 bambini, pari al 13,5% della popolazione sotto i tre anni. E la situazione nel Mezzogiorno e' ancora piu' grave, se si considera che tutte le regioni del Sud si collocano sotto la media nazionale, come la Sicilia con appena il 5,6% dei bambini che ha avuto accesso al nido; la Puglia con il 4,4%; la Campania con il 2,7% e la Calabria con il 2,1"%. Questi i principali dati che emergono dal Rapporto di monitoraggio sull'attuazione della Convenzione sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza nel nostro Paese, giunto alla sua ottava edizione, alla cui redazione hanno contribuito 124 operatori delle 90 associazioni del Gruppo CRC, e presentato stamane alla presenza del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti

Il rapporto, evidenzia che, a vent'anni esatti dal primo Rapporto sullo stato di attuazione della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (CRC), inviato dall'Italia al Comitato ONU per la CRC, "il sistema organico di politiche per l'infanzia" su cui il nostro paese si era impegnato con la ratifica della Convenzione non e' stato realizzato. Le associazioni auspicano che l'adozione del nuovo Piano Infanzia, con priorita' e azioni ben definite e supportate da un adeguato impegno economico, possa essere il primo passo per rimettere al centro dell'agenda politica le misure per la tutela per l'infanzia. "Ci sono bambini che fin dalla nascita soffrono di carenze che ne compromettono lo sviluppo fisico, mentale scolastico, relazionale - sottolinea Arianna Saulini, di Save the Children e coordinatrice del Gruppo CRC. Tra questi eventi, indicati come fattori di rischio, figurano condizioni sfavorevoli durante la gravidanza, cure genitoriali inadeguate, violenza domestica ed esclusione sociale. Per questo chiediamo - aggiunge Saulini - che il prossimo Piano Nazionale Infanzia dedichi speciale attenzione ai primi anni di vita del bambino, che vengano realizzate politiche adeguate per superare il divario territoriale nell'offerta educativa e di costruire un qualificato sistema integrato per l'infanzia e l'adolescenza, impegnando adeguati e stabili investimenti finanziari e introducendo un meccanismo permanente di monitoraggio della spesa". A proposito di risorse dedicate all'infanzia e l'adolescenza, il Rapporto denuncia che a distanza di anni non esiste ancora un monitoraggio a livello istituzionale, manca una strategia nazionale e una visione di lungo periodo nell'allocazione delle risorse. Le carenze, tuttavia, non sono solo di tipo economico, ma anche di raccolta e coordinamento delle informazioni. Cosi', ad esempio, se si considera il problema dei minori privi di un ambiente familiare, gli stessi dati forniti dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali presentano lacune e incongruenze. Sappiamo infatti che al 31 dicembre 2012 i minorenni affidati a parenti erano 6.750, quelli affidati a terzi 7.444, per un totale complessivo di 14.191 affidamenti familiari, e che i minori inseriti in comunita' erano 14.255. Poco o nulla sappiamo pero' sulle cause dell'allontanamento dalla famiglia e sui motivi che hanno portato a scegliere l'accoglienza in comunita' o l'affido, il tipo di struttura di accoglienza e i tempi di permanenza. Informazioni che mancano soprattutto per i minorenni tra 0 e 5 anni. A cio' si aggiunge che molte Regioni non forniscono i dati richiesti, come la Calabria che non ha aderito alla rilevazione, la Liguria e la Sardegna che hanno fornito dati discordanti rispetto ai criteri della rilevazione, l'Abruzzo che non ha inviato i dati sull'affidamento familiare. Ed e' incomprensibile il divario tra i dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e quelli del Dipartimento per la Giustizia Minorile sugli affidamenti familiari consensuali o giudiziari. Sempre in merito al sistema di raccolta dati, la Banca Dati Nazionale dei minori adottabili e delle coppie disponibili all'adozione e' operativa soltanto in 11 Tribunali per i Minorenni sui 29 esistenti e cio' rende difficile garantire a ogni bambino la scelta della miglior famiglia, quantificare e monitorare la situazione dei piccoli che non vengono adottati nonostante le tante famiglie disponibili. Riguardo alle difficolta' economiche di molte famiglie con minori, pur riconoscendo l'impegno del Governo con la sperimentazione della nuova social card, Arianna Saulini ricorda che la poverta' minorile in Italia e' in continuo aumento - dal 2012 al 2013 i minori in condizioni di poverta' assoluta sono passati da 1.058.000 (10,3%) a 1.434.000 (13,8%) - e ribadisce l'urgenza di un Piano nazionale di contrasto alla poverta', che tenga in debita considerazione le famiglie con figli minorenni e che sia in grado di mettere a sistema in maniera organica le varie e frammentate misure messe in campo in questi anni.

Il rapporto dedica poi un paragrafo ai minori stranieri non accompagnati (MSNA), tema di grande attualita' considerati i numerosi sbarchi di questo periodo, rilevando la necessita' rendere subito operativo il nuovo sistema di accoglienza. Dal primo gennaio al 31 marzo 2015 sono sbarcati in Italia 10.165 migranti, di cui 902 minori (289 accompagnati e 613 non accompagnati), dato che a giugno e' balzato a quasi 5.000 minori. Nel 2014, 26.122 minori hanno raggiunto le coste italiane e di questi 13.026 sono risultati essere non accompagnati, ovvero un numero pari a due volte e mezzo quello registrato nel 2013. Si tratta per la maggior parte di ragazzi tra i 15 ed i 17 anni, originari dell'Eritrea (3.394), dell'Egitto (2.007) e della Somalia (1.481). Va menzionato anche l'elevato flusso migratorio via mare dalla Siria: nel 2014 sono sbarcati 10.965 minori (10.020 accompagnati e 945 non accompagnati). Alla data di stesura del Rapporto erano oltre 500 i minori ancora in attesa del collocamento in comunita', che si trovano, da mesi, in strutture temporaneamente adibite alla loro accoglienza, attivate "in emergenza" a livello locale, in Sicilia, Puglia e Calabria.

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