Il tasso di corruzione e frode nella sanita' italiana si attesta al 5,59%. Un dato che, in termini monetari, si traduce in 6 miliardi di euro l'anno sottratti alle cure dei malati. E' quanto emerge dal Libro bianco 2014, realizzato da Ispe-Sanita' (Istituto per la promozione dell'etica in sanita'), i cui dati salienti sono stati illustrati oggi nel corso del convegno "Corruzione e sprechi in sanita'. Nuoce gravemente alla salute", in corso presso la Camera di commercio di Roma. Se, al valore della corruzione strettamente intesa, si aggiungono sprechi e inefficenze, il conto sale a 23 miliardi di euro. Secondo il Global corruption barometer del 2013, inoltre, un'ampia fetta di cittadini italiani considera quello sanitario un settore corrotto (40%) e il 4% ha riferito di aver pagato, nel corso del 2012, una tangente per accedere al servizio sanitario
Il 61% degli intervistati, tuttavia, ritiene che la gente comune possa fare la differenza nella lotta alla corruzione. Un tema, quello del cambiamento culturale, ripreso anche da Nicoletta Parisi, commissario dell'Autorita' nazionale anticorruzione, secondo la quale "e' proprio di un cambiamento culturale che c'e' bisogno se pensiamo che, nel nostro Paese, chi denuncia episodi di corruzione viene considerato un delatore". Parisi ha sottolineato, poi, come sprechi e corruzione vadano quasi sempre di pari passo, "perche', il piu' delle volte, del denaro che viene mal speso beneficia qualcuno che opera in sanita'. Lo spreco - ha aggiunto - e' anche la causa dei ritardi nei pagamenti perche' causa una riduzione delle risorse a cui attingere". Considerando anche che l'Italia e' maglia nera in Europa per quanto riguarda la lotta alla corruzione, Francesco Macchia, presidente di Ispe-Sanita', ha elencato quattro punti sui quali, secondo le analisi del suo istituto, sarebbe necessario intervenire per invertire la rotta. Analizzare il fenomeno, quantificando con esattezza (e non con stime) il valore della corruzione; attivare una rete di controllo e strumenti di allerta per individuare e monitorare le situazioni a rischio; agire sulla normativa e ricostruire una cultura dell'integrita'. Quanto al terzo punto, la normativa, tre dovrebbero essere le azioni da intraprendere: escludere a vita da ogni ruolo pubblico in sanita' chi sia stato condannato in via definitiva per corruzione; confiscare al condannato per corruzione il valore equivalente alla somma oggetto della corruzione e far confluire la cifra in un fondo di tutela per coloro che denunciano la corruzione; introdurre la figura degli "agenti provocatori", finanzieri in borghese che dovrebbero testare l'integrita' del management della pubblica amministrazione in sanita' e, senza conseguenze penali o professionali dirette, tengano sotto controllo eventuali soggetti risultati "deboli"
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