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Pubblicato il 14/04/2015 08:08

La green economy come volano per la ripresa

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La green economy come volano per la ripresa. Insieme all'abbattimento delle emissioni di carbonio, puo' assicurare nuovo sviluppo, un miglior benessere, nuova occupazione, tutela del capitale naturale e dei servizi eco-sistemici, ma sono necessari i fondi europei e una nuova fiscalita' ambientale per alimentare gli investimenti. Queste alcune delle proposte esaminate in occasione del 'Meeting di Primavera', l'evento annuale organizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, che quest'anno ha come tema 'Il contributo della green economy per la ripresa dell'Italia' e che vede la partecipazione, tra gli altri, del ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti e del presidente della Fondazione, Edo Ronchi. "L'economia del futuro e' eco-sostenibile- sottolinea Galletti- e la ripresa dalla crisi parte dagli obiettivi ambientali. Non dimentichiamoci di quello fatto negli anni precedenti e che adesso dobbiamo mettere a posto, dal dissesto idrogeologico alla tutela della biodiversita'. Puntiamo, invece, su un'economia circolare che consumi meno materie prime e produca meno rifiuti. Con il Green act inseriamo proprio il discorso della fiscalita' ambientale e diciamo su quali filiere puntare per raggiungere gli obiettivi che anche l'Europa ci chiede". Proprio in Italia "e' necessario saper avvalersi degli strumenti economici a disposizione, come i fondi europei e prendere la strada di una fiscalita' ecologica che sappia orientare il mercato, le produzioni e i consumi verso la green economy", spiega Ronchi. Con un'eco-fiscalita' "si potrebbe consentire, con le maggiori entrate , di compensare una consistente riduzione del cuneo fiscale a favore di lavoro e imprese e disporre di entrate aggiuntive , formate anche solo da una quota minoritaria delle nuove entrate, per alimentare investimenti green in ricerca e eco-innovazione".

I fondi europei per orientare il mercato in direzione green sono consistenti. "La politica europea di coesione, la principale politica di investimento della Ue, prevede nella programmazione 2014-2020 50 miliardi di euro l'anno e guarda all'avvio e al rafforzamento delle filiere produttive dedicate alla green economy. Consistenti le risorse dei cinque Fondi Sie (fondi strutturali e di investimento) per l' Italia. Ad esempio- spiega la Fondazione per lo Sviluppo sostenibile- dei Fondi FESR (Fondo europeo sviluppo regionale) e FSE (Fondo Sociale europeo) ci sono 22,2 miliardi per le regioni meno sviluppate (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia), 1,35 mld per le regioni in transizione (Abruzzo, Molise e Sardegna) e 7,56 mld per le regioni piu' sviluppate (tutte le altre del centro nord). E gli obiettivi tematici di green economy del FESR (economia a basse emissioni, adattamento climatico e protezione rischi, utilizzo razionale delle risorse, trasporto sostenibile) dispongono di un plafond di risorse pari a 8,6 mld, il 41% del totale". Per disporre di nuove entrate per alimentare gli investimenti green, sono necessarie anche misure di fiscalita' ambientale. "Il modo piu' efficace e immediato di avviare un percorso di riforma della fiscalita' in chiave ecologica- osserva Edo Ronchi-e' quello di introdurre una carbon tax, in prima istanza, su gasolio e benzina per autotrasporto". Si tratterebbe di un importo "di 20 euro a tonnellata di CO2 che si tradurrebbero in un aumento di soli 3,8 centesimi al litro e darebbe un gettito di 1,6 miliardi. La fiscalita' green dovrebbe anche essere estesa e correlata alle emissioni di carbonio indotte dalla produzione di beni e servizi anche importati". 

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